Lo spirito del mutismo forse ci sembra lontano da noi. Probabilmente siamo più avvezzi a usare troppo la lingua o la tastiera per sparlare. Possiamo allora pensare a cosa ci impedisce di comunicare realmente con gli altri. Non c’è solo la timidezza.
Anche una lingua usata a sproposito è muta: non dice nulla che sia segnato dall’amore. Nulla di ciò che veramente resta, nulla di significativo, quindi non dice proprio nulla.
Gesù, che è Parola di Dio, risana tutto ciò esemplarmente in una vittima del mutismo, incapace di relazioni. Come in tutti i racconti di guarigione, il risanamento riguarda sia la relazione con Dio sia quella con la nostra identità , corporeità , interiorità profonda.
Lì c’è chi attende di essere chiamato da noi con il proprio nome. Gesù è la Parola che dona la Parola a chi non ha diritto di parola. Questa è del resto la fede trinitaria: Dio che è relazione di amore perché, in relazione di amore anche noi con Lui, possiamo vivere di relazioni di amore. Ma se questo lascia qualcuno senza parole, chi pensa male continuerà a non fidarsi dell’amore che dà voce alla tua esperienza.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.