Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 14 Settembre 2019

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Oggi, nella solennitร  dellโ€™Esaltazione della croce, ripercorriamo gli ultimi momenti della vita di Gesรน.

La sua รจ stata una morte scandalosa, un epilogo a cui aveva cercato di preparare i discepoli che ora si trovano smarriti di fronte a un segno troppo grande per essere compreso subito. Accanto alla croce troviamo poche donne e il discepolo amato, testimoni silenziosi ora e testimoni sconcertati di fronte alla tomba vuota tre giorni dopo.

Appeso al legno un uomo che arriva a comprendere come la sua vita, il significato del suo insegnamento, proprio sulla croce e non altrimenti trova compimento. In quellโ€™invito che fa alla madre e al discepolo amato di custodirsi a vicenda instaurando nuovi legami allโ€™ombra della croce. Unโ€™immagine di quella che sarร  la continuitร  nella storia di una trasmissione, di generazione in generazione, degli insegnamenti ricevuti, della strada percorsa, della Via che Gesรน ha mostrato con la sua vita.

La Scrittura che aveva permeato la sua vita trova la sua definitiva interpretazione. โ€œTutto รจ compiutoโ€ (v. 30), di fronte a questa consapevolezza non resta che lasciare che la vita prosegua altrimenti. Gesรน china il capo e consegna lo Spirito, il Paraclito, il Consolatore che รจ la presenza di Dio oggi nella storia, nelle nostre storie.

La croce diviene la strettoia, il passaggio obbligato attraverso cui la vita vince la morte. E la vita vince quando sembra sconfitta, solo allora, nelle tenebre di un sepolcro, si insinua una luce che non รจ piรน possibile oscurare e insieme a essa sorge la comprensione di quanto era realmente accaduto. Proprio nel dubbio, nello sperimentare lโ€™abbandono da parte di Dio, nel disprezzo da parte dei potenti, nellโ€™incredulitร  e nella paura dei discepoli, nel fraintendimento della bellezza del messaggio per cui Gesรน ha donato la vita, la vita vince la morte.

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Gesรน accetta fino in fondo le conseguenze della sua coerenza, non cerca scorciatoie, e cosรฌ esprime con lโ€™ultimo gesto unโ€™eloquenza che squarcia le ambiguitร . Non รจ quel Messia vittorioso a lungo atteso, non รจ un mago operatore di prodigi, ma un umiliato, โ€œun uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non avevamo alcuna stima. Eppure egli si รจ caricato delle nostre sofferenze, si รจ addossato i nostri dolori โ€ฆ per le sue piaghe noi siamo stati guaritiโ€ (Is 53,3-5).

Questo il volto dellโ€™Emmanuele, del Dio con noi, che non ha cercato la sofferenza, ma ha saputo abitarla e insegnarci che in ogni situazione, sempre, si puรฒ tentare di amare, fino alla fine. Si trova condannato come โ€œIl re dei Giudeiโ€, una menzogna costruita per screditarlo e additarlo come pericoloso per le autoritร  politiche del tempo, oppure una rivelazione di un significato che apre un universo concettuale diverso, in cui la logica del potere si trova ribaltata e sconfitta? Come la morte viene vinta dalla e grazie alla croce anche la menzogna e lโ€™ipocrisia esauriscono la loro portata di fronte a lui che รจ veritร  (cf. Gv 14,6). A noi resta la via che lui ha tracciato, alle spalle la croce, davanti la resurrezione.

sorella Elisabetta

Fonte

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