Commento al Vangelo del 17 Febbraio 2019 – p. Roberto Mela scj

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Forti e indeboliti

Il profeta Geremia, gigante bambino della profezia biblica, propone una perla sapienziale che scavalca i tempi e giunge fresca anche nel terzo millennio, intriso di delirio di onnipotenza nella parte โ€œforteโ€ del pianeta, contrapposto al volto dolente degli schiacciati e degli impoveriti che abitano sullโ€™altra parte della sfera, che non hanno neppure la forza fisica per alzare il volto e far sentire la loro voce.

Falsa onnipotenza e debolezza che inclina alla disperazione, poichรฉ inascoltata da secoli e ridotta al silenzio dal filtro micidiale delle cinque grandi agenzie di informazione planetarie (attenuato, ma non eliminato, dalla potenza di internet e dei social ben usati dalle persone immerse nelle realtร  piรน dimenticate del mondo).

Stoltezza e sapienza. I due volti dellโ€™umanitร  di sempre.

Lโ€™alternativa

Due vie si aprono dinanzi allโ€™uomo di ogni tempo e allโ€™umanitร  intera. Lโ€™aveva giร  prospettato il Deuteronomio, mettendo davanti a Israele unโ€™alternativa ben precisa. Due vie, fra cui scegliere. La via della vita e la via della morte. Stendi la mano dove vuoi, ma valuta bene le conseguenze della tua scelta. รˆ un tema caro delle โ€œomelieโ€ deuteronomistiche (cf. Dt 11,26-29 e Ger 18,7-10; 42,10-22) e dellโ€™esortazione sapienziale presente in vari libri biblici: cf. Dt 30,15-20; Sal 1; Pr 4,18-19; Sir 15,17; 33,14.

Geremia propone una riflessione sapienziale fondata su una forte contrapposizione fra โ€œmaledizioneโ€ (vv. 5-6) e โ€œ benedizioneโ€ (vv. 7-8) che possono toccare lโ€™uomo a seconda delle scelte che farร  liberamente.

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Geremia parla di un geber, in entrambi i corni della sua alternativa. Esso puรฒ significare lโ€™โ€œuomo forteโ€, il โ€œguerrieroโ€, ma puรฒ anche indicare lโ€™โ€œuomoโ€ in genere, lโ€™umanitร . Se รจ questo il caso, ci si puรฒ domandare se Geremia si rivolga allโ€™umanitร  intesa come popolo sic et simpliciter o a una comunitร  segnata dal patto dellโ€™allenza con il quale YHWH lโ€™ha stretta a sรฉ per una vita piena, nella custodia dellโ€™Alleato per eccellenza. Una scelta non esclude lโ€™altra. Non sempre in esegesi si รจ chiamati a scegliere, suggerisce il grande esegeta J.-N. Aletti.

โ€œBraccio di carneโ€. Maledizione sul โ€œself made manโ€

Geremia parla a nome di YHWH e annuncia una maledizione, senza perรฒ arrivare a dire che essa proviene direttamente da lui: โ€œMaledetto lโ€™uomo cheโ€ฆ/โ€™ฤrรปr haggeber โ€˜ฤƒลกerโ€ฆโ€. Il caso contemplato prevede una maledizione non proveniente direttamente da YHWH (come avverrebbe se ci fosse la specificazione esplicita โ€œda meโ€). Il porsi nel campo di forze opposto a quello retto dal bene-dire รจ frutto solamente della scelta libera del geber, unโ€™automaledizione!

Lโ€™โ€œuomo/geberโ€ che โ€œconfida/bฤแนญฤแธฅโ€ in modo continuativo (participio della coniugazione qal) appoggiandosi fiducioso โ€“ solamente, รจ implicito! โ€“ sullโ€™โ€œuomo/โ€™ฤdฤmโ€ che proviene dalla polvere del suolo (โ€˜ฤƒdฤmฤh) si espone da solo alla male-dizione, al campo di forze governato dal male. La fiducia malriposta nel (solo) uomo fragile e terreno/terroso viene specificata come tipica di colui che โ€œpone (nella) carne il suo braccio/ล›ฤm bฤล›ฤr zarโ€™รดโ€.

Il braccio dellโ€™uomo (specialmente la [mano] destra) รจ sinonimo della sua forza, della sua potenza operativa ed รจ riferita tanto allโ€™uomo che a YHWH: cf. Dt 5,15; 9,29; Ger 21,5; Sal 89,2. In 2Cr 32,8 si ricorda la contrapposizione tra il โ€œbraccio di carneโ€ e lโ€™aiuto divino: ยซโ€œSiate forti e coraggiosi! โ€“ dice il re Ezechia agli abitanti di Gerusalemme impauriti dalle minacce del re assiro Sennร cherib che, nel 701, assedia Gerusalemme โ€“. Non temete e non abbattetevi davanti al re dโ€™Assiria e davanti a tutta la moltitudine che lโ€™accompagna, perchรฉ con noi cโ€™รจ uno piรน grande di quello che รจ con lui. Con lui cโ€™รจ un braccio di carne, con noi cโ€™รจ il Signore, nostro Dio, per aiutarci e per combattere le nostre battaglieโ€. Il popolo rimase rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giudaยป.

รˆ evidente che non si tratta di demonizzare la sana dose di autostima che ognuno deve avere, pena di incorrere una vita perennemente infelice. Lo spiega subito Geremia nella terza parte del v. 5.

La fiducia malriposta e fuoriposto coltivata dal self made man รจ messa in parallelo con lโ€™ateismo pratico, lโ€™โ€œallontanare il cuore da YHWHโ€. Il โ€œcuore/lฤ“bโ€ biblico corrisponde a ciรฒ che noi occidentali moderni denominiamo come la โ€œmenteโ€, nella quale coltiviamo lโ€™intelligenza, la volontร , la capacitร  decisionale che segue il discernimento compiuto seguendo lโ€™input della coscienza.

Per lโ€™uomo biblico il โ€œcuore/lฤ“bโ€ รจ lโ€™intelligenza aperta e obbediente alla luce di Dio e non volutamente tetragona nei suoi confronti.

โ€œAllontanare il cuore da YHWHโ€ equivale a confidare solamente nella propria umanitร  fragile e caduca, non onnipotente, incapace di tener presenti tutte le variabili importanti e decisive per una vita veramente โ€œrealizzataโ€ e felice, โ€œbuonaโ€.

Mele di Sodoma

Un uomo dal โ€œcuoreโ€ lontano di YHWH non vive, sopravvive. Sembra avere un vita normale, ma se lo โ€œapriโ€ e lo guardi dentro, provi una delusione enorme, un inganno. Geremia lo paragona a un โ€˜aโ€™ar che vive a stento nellโ€™Arabah, un tratto della depressione della Rift Valley o Great Rift Valley o anche Grande fossa tettonica, una vasta formazione geografica e geologica che si estende per circa 3.500 km in direzione nord-sud, dal sud-ovest dellโ€™Asia nellโ€™attuale Siria allโ€™est dellโ€™Africa in Mozambico.

Lโ€™Arabah si stende dallโ€™estremitร  del Mar Morto, posto a 415 m. sotto il livello del mare, fino al Golfo di Aqaba o di Eilat, sul Mar Rosso. รˆ veramente un posto infuocato (แธฅฤrฤ“d) nel deserto, una โ€œterra salata/โ€™ereแนฃ melฤ“แธฅฤhโ€ inospitale, come dice Geremia, inabitabile (โ€œlลโ€™ tฤ“ลกฤ“b = non [vi] potrai abitareโ€. Proprio lโ€™opposto della โ€œterra dove scorre latte e mieleโ€ nella quale YHWH ha introdotto Israele perchรฉ vi โ€œabitasse/yฤลกabโ€ (cf. Es 3,8; Lv 20,24; Nm 13,27; Sir 46,8; Ger 11,5; Ez 20,15). Una โ€œterra salataโ€ come quella che si diparte dal Mar Morto o โ€œMare del saleโ€, come viene chiamato oggi in ebraico (Yam Hammelaแธฅ), fino ad arrivare a Eilat sul Mar Rosso.

Lโ€™uomo dal cuore lontano da Dio vivrร  in luoghi come lโ€™Arabah, sopravvivendo in unโ€™esistenza grama, simile a quella dellโ€™โ€™aโ€™ar. Chi lo traduce con ยซgineproยป (Lopasso), chi con ยซtameriscoยป (CEI 2008, che perรฒ in ebraico รจ โ€˜ฤ“ลกel), chi con ยซcardoยป (Alonso Schรถkel) .

Circa โ€˜aโ€™ar, mi รจ piaciuta molto lโ€™identificazione proposta nel dicembre 2004 a un gruppo di pellegrini a En Ghedi, sulla riva occidentale del Mar Morto, da parte della nostra guida biblica, Gabriella Carfagna. Ci mostrava una โ€œmela di Sodomaโ€, invitandoci ad aprirla. Mentre ci si aspettava non chissร  che cosa, ma almeno un contenuto liquido, piรน o meno commestibile che fosse, il contenuto si rivelรฒ essere un batuffolo di cotone sfilacciato, immangiabile e totalmente inaspettato, ingannevole.

Ti avvicini a un โ€œuomo dal cuore lontano da YHWHโ€, lo โ€œapriโ€ per vedere la ricchezza interiore e vi trovi solamente un batuffolo di cotone, insipido, innaturale, โ€œinutileโ€, ingannevole e contraddittorio con quello che mostrava allโ€™esterno.

Verrร  il โ€œbene/botโ€, forse la pioggia. Si veda Ger 5,25 ma soprattutto Dt 28,12 che la identifica con la benedizione di YHWH: ยซIl Signore aprirร  per te il suo benefico tesoro (โ€˜et-โ€™รดแนฃฤƒrรด haแนญแนญรดb), il cielo, per dare alla tua terra la pioggia (meแนญar-โ€™arแนฃekฤ) a suo tempo e per benedire (รปlebฤrฤ“k) tutto il lavoro delle tue mani: presterai a molte nazioni, mentre tu non domanderai prestitiยป; Sal 85,13. Dalla pioggia proviene la fertilitร  del suolo e quindi il benessere del paese.

Quando verrร  โ€œil beneโ€, lโ€™โ€™aโ€™ar neppure lo vedrร . Chiuso in se stesso, con tutte le forze tese in moto centripeto a conservare il minimo vitale che scorre nelle vene, per non disperderlo nella terribile evaporazione della vita quotidiana, lโ€™โ€™aโ€™ar non riuscirร  nemmeno a individuare la pioggia, a riconoscerla, a percepirla come โ€œil beneโ€, a gustarla, ad assimilarla per crescere e non rimanere perennemente in una vita asfittica e condannata a un livello minimale di pura sopravvivenza.

Chi vedrร  lโ€™uomo โ€œdal cuore lontano da YHWHโ€ penserร  di poter ricevere vita, protezione, frutto, gocce di umiditร  nutrienti, ombra.

Sarร  deluso come uno che apre una โ€œmela di Sodomaโ€.

La apri e dentro non cโ€™รจ niente. Fili di cotone immangiabili, che fanno quasi schifo.

E ti fanno venir ancora piรน sete di quella che giร  ti attanaglia la gola.

Albero con radici in acqua

Allโ€™opposto dellโ€™โ€œuomo dal cuore lontano da YHWHโ€, lโ€™uomo che si automaledice e si autocondanna a una vita asfittica e risicata, a nome di YHWH Geremia rivela che รจ โ€œbene-detto lโ€™uomo/bฤrรปk haggeberโ€ che (si) รจ situato nel campo di forze dominato dal bene e dalla vita di YHWH.

Con immagini pregnanti, immediatamente comprensibili, โ€œassaporabiliโ€, โ€œbevibiliโ€ โ€“ specie per chi vive o conosce la vita del deserto infuocato dellโ€™Arabah โ€“ e che illustrano vividamente la bene-dizione di cui sta parlando (e anche le beatitudini lucane del Vangelo), Geremia paragona lโ€™uomo โ€œche confida in YHWH/yibแนญaแธฅ baYHWHโ€, colui โ€œla cui sicurezza sarร  YHWH/wehฤyฤh YHWH mibแนญaแธฅรดโ€ e non nellโ€™uomo fragile e terroso, a un albero trapiantato presso lโ€™acqua, presso un โ€œcanale/yรปbalโ€ verso cui stende le radici.

โ€œYรปbal/corrente, corso dโ€™acquaโ€ ricorre solo qui in tutta la Bibbia (in Gen 4,21 รจ il figlio del terribile Lamek e della sua prima moglie, Ada: egli fu il padre di tuti i suonatori di cetra e di flauto).

Lโ€™immagine dellโ€™albero con le radici che affondano in โ€œcorsi dโ€™acqua/palgรช mayimโ€, in questo caso, apre lโ€™intero Salterio (Sal 1,3). Essa simboleggia il corno dellโ€™alternativa che viene proposto quale vera vita spirituale di chi vuol essere felice con YHWH grazie alla preghiera, allโ€™invocazione, al riconoscimento onesto delle proprie colpe, alla lode per la sua grandezza, al ringraziamento per i suoi doni.

Lโ€™albero che vuole crescere nella vita potrร  (e dovrร ) attingere alle fresche acque dei 150 salmi del Salterioโ€ฆ

Rami verdi e frutti buoni

Chi attinge con continuitร  allโ€™acqua della vita non avrร  da temere nรฉ il caldo terribile e soffocante della vita spesso impossibile con gli altri esseri umani e il male del mondo, con la siccitร  di periodi bui della depressione, della mancanza di lavoro o di salute, della pace e della prospettiva di bene.

Lโ€™โ€œuomo-mela di Sodoma/โ€™arโ€™arโ€ โ€œnon vedrร /lลโ€™ yirehโ€ il bene quando verrร .

Chi confida in YHWH, invece, โ€œnon dovrร  temere/non temerร /lลโ€™ yirฤโ€™ quando arriverร  il caldo (da vocalizzare cosรฌ il โ€œkatub/scrittoโ€ TM yirโ€™e, senza necessariamente correggere in โ€œyireh/vedrร โ€ come โ€œcomanda di leggere/qereโ€ la correzione della Masora, seguita dalle traduzioni della LXX e del Targum).

I rami pieni di vita di colui che attinge da YHWH, acqua della Vita che sgorga dal lato destro del tempio (cf. Ez 47,1) e dal fianco trafitto di Gesรน in croce (Gv 7,37-39; 19,33-34), saranno sempre โ€œverdi/raโ€™ฤƒnanโ€ e non smetteranno mai di produrre frutti (buoni stavolta, senza inganni e senza data di scadenza).

Lโ€™uomo che confida in YHWH partecipa della sua vita, anche nelle condizioni piรน estreme di pressione che la vita gli puรฒ presentare, fino a togliergli il fiato dallโ€™arsura.

Vivrร , e darร  vita, bellezza verde su sfondo marron scuro del deserto, frescura che allarga i polmoni nellโ€™asfissia della vita senza Dio.

Secondoย unย anticoย detto, ilย Nuovoย Testamentoย รจย nascostoย nellโ€™Antico, mentre lโ€™Anticoย รจย svelatoย nelย Nuovo: ยซNovumย inย Vetereย latetย et inย Novoย Vetusย patetยป [Santโ€™Agostino,ย Quaestionesย inย Heptateucum, 2, 73:ย PLย 34,ย 623;ย cf.ย Conc.ย Ecum.ย Vat. II, Deiย Verbum, 16] ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica al n. 129.

Il brano delle Beatitudini riportato nel Vangelo di Luca ne รจ un esempio lampante.

Le Beatitudini โ€œpianeggiantiโ€

Dopo aver pregato una notte intera sul monte e aver scelto i Dodici (Lc 6,12-16), Gesรน scende e si ferma in un luogo pianeggiante (epi topou pedinou) (Lc 6,17a). Qui egli rivolge alla gran folla dei suoi discepoli e alla grande moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie. Gesรน guarisce anche i tormentati dagli spiriti impuri e una forza che usciva da lui guariva tutti, annota Luca (cf. Lc 6,17b-19).

Gesรน, perรฒ, vuol guarire in profonditร  tutti gli uomini, di tutti i tempi, non solo quei pochi che erano presenti, modesti anticipi della gloria del Regno. Egli intende guarire gli uomini con la Parola di Dio, con la parola che descrive lo statuto dei credenti in lui. Essi potranno viverla con la potenza dello Spirito che effonderร  su di loro (cf. At 2,1ss, la Pentecoste, primavera della Chiesa che apre la seconda parte dellโ€™opera lucana Lc-At).

Ad essi rivolge ora il destabilizzante โ€œDiscorso della pianuraโ€ (Lc 6,20-49).

Trasfigurare il mondo

Anche lโ€™evangelista Luca colloca le Beatitudini come grande portale del suo โ€œDiscorso della pianuraโ€ (โ€œDiscorso inauguraleโ€, BJ). Come nel Vangelo di Luca, anche in quello di Matteo le folle circondano come un secondo anello Gesรน, che perรฒ parla innanzitutto ai discepoli che si avvicinano a lui, il primo anello (cf. Mt 5,1). Matteo noterร , perรฒ, che, alla fine di tutti questi discorsi, le folle furono stupite (cf. Mt 7,28). Se il Discorso della montagna di Matteo (Mt 5,1โ€“7,27) รจ rivolto innanzitutto ai discepoli, esso deve raggiungere perรฒ tendenzialmente tutte le genti del mondo, per rinnovare la faccia della terra con lo spirito delle beatitudini.

La Lumen gentium vede questo come lo splendido compito precipuo dei religiosi: ยซIl carattere secolare รจ proprio e peculiare dei laici. Infatti, i membri dellโ€™ordine sacro, sebbene talora possano essere impegnati nelle cose del secolo, anche esercitando una professione secolare, tuttavia, per la loro speciale vocazione, sono destinati principalmente e propriamente al sacro ministero, mentre i religiosi col loro stato testimoniano in modo splendido ed esimio che il mondo non puรฒ essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudiniยป (religiosi suo statu praeclarum et eximium testimonium reddunt, mundum tranfigurari Deoque offerre non posse sine spiritu beatitudinum) (LG 31/363).

Luca riporta quelle che probabilmente sono state le beatitudini e anche i forti โ€œguaiโ€ profetici pronunciati da Gesรน un forma breve, icastica, concreta. Luca ha organizzato i detti in una struttura compatta, in cui alle quattro menzioni di โ€œbeatiโ€ si contrappone la dura ammonizione dei quattro โ€œguai a voiโ€ di accorato dolore profetico.

Beati voiโ€ฆ

Matteo menziona nove promesse di bene accompagnate da una motivazione. Hanno tutto un tono generale: Beati coloro cheโ€ฆโ€.

Rispecchiando probabilmente in modo piรน fedele il tono del discorso di Gesรน, Luca riporta quattro beatitudini accompagnate da una motivazione, rivolte alle persone presenti in quel momento. Esse hanno infatti tutte un tono diretto e concreto: โ€œBeati voi, cheโ€ฆโ€.

Matteo menziona nove promesse di bene accompagnate da una motivazione assicurate. Hanno tutto un tono generale dal tono generale: ยซBeati coloro cheโ€ฆยป.

Rispecchiando probabilmente in modo piรน fedele il tono del discorso di Gesรน, Luca riporta quattro beatitudini assicurate in modo concreto fin dโ€™ora alle persone presenti in quel momento e accompagnate dalla loro relativa assicurazione. Esse hanno tutte un tono diretto e concreto: ยซBeati voi, cheโ€ฆยป.

Il Gesรน di Luca ha presente situazioni concrete di povertร , di fame, di pianto e di persecuzione provocate e attuate con la forza o con lโ€™insulto, con lโ€™infamia e la calunnia. Il Gesรน di Luca รจ molto concreto e non spiritualizza le situazioni degli astanti. Tuttavia, neanche il Vangelo di Luca โ€œbeatificaโ€ le situazioni umane di povertร , di fame, di pianto o di persecuzione.

La beatitudine non si riferisce a una situazione materiale o spirituale in sรฉ. Le persone concrete vengono dichiarate beate perchรฉ Gesรน รจ venuto con il suo Regno, con la sua presenza, la sua parola di salvezza, la sua prassi di guarigione fisica e spirituale. Le persone possono godere e rallegrarsi di una gioia spirituale, intima e intensa perchรฉ, venendo, Gesรน ha scelto la parte dei poveri, dei deboli, degli afflitti e dei peccatori. Si รจ schierato con loro, ha espresso la sua scelta preferenziale, che metterร  in pratica in tutta la sua vita pubblica.

Gesรน non dichiara beato il potere, il predominio esercitato con il potere economico, politico, giuridico o sociale. Gesรน prende invece su di sรฉ coloro che, nel momento presente, portano il peso soffocante della vita, reso ancor piรน duro dallโ€™oppressione sadica e insensibile da parte dei potenti.

La gioia รจ quella del Regno. La gioia della beatitudine viene con Gesรน. La gioia viene promessa prima di tutto a coloro che in questo momento non godono giร  delle sicurezze della vita derivanti dallโ€™abbondanza dei beni materiali e immateriali a disposizioni.

Gesรน assicura ai presenti che non godono ancora del bene di una vita materiale e spirituale serena e pacifica la sua presenza solidale e redentrice, in quanto Figlio di Dio. Nessuna spiritualizzazione delle beatitudini in Luca, di modo che divengano dono e compito insieme, dono e atteggiamento spirituale da coltivare, come avviene (legittimamente, secondo il proprio piano teologico-spirituale proprio) nel vangelo pastorale di Matteo. La beatitudine deriva ai poveri di ogni tipo anche dal fatto di essere sulla stessa linea dโ€™onda con i profeti che prima di loro hanno trovato il rigetto e il disprezzo dei loro correligionari.

La โ€œricompensa/misthosโ€ assicurata ai poveri esprime con linguaggio commerciale e ragionieristico la pienezza della vita di fede e di amore quali discepoli di Gesรน che, iniziata nel presente, troverร  la sua pienezza in Dio (= cielo). La proposizione manca del verbo essere, e si presenta quindi come una frase nominale che esprime una costatazione della situazione presente di beatitudine e di โ€œricompensaโ€ che inizia fin dโ€™ora per i poveri.

Guai a voi, che oraโ€ฆ

Veemente esce dalla bocca di Gesรน non una maledizione (!), che pur ci si poteva aspettare quale contrappunto alle quattro beatitudini (cf. Sal 1; Ger 17,7), ma un quadruplice โ€œguai/hรดyโ€ che pronuncia come un grido accorato, un grido non solo di dolore o di compassione come quello che si udiva nelle elegie funebri innalzate dalle prefiche (cf. 1Re 13,30; Ger 22,18), ma anche accorato dolente, misto di compassione e di minaccia, come quello tipico degli gli oracoli profetici (cf. Ab 2,6.9.15.19; Sof 2,5; Am 6,1; Ger 30,7; 48,1 ; Ez 13,3.18).

Il โ€œguaiโ€ accorato e duro allo stesso tempo, compassionevole ma destabilizzante, gridato da Gesรน, non tradisce un atteggiamento sadico e punitivo. Ha una tonalitร  partecipe, esprime il dolore profetico dellโ€™uomo di Dio che intravede una vita rattrappita in se stessa, โ€œcastrataโ€ e appiattita sul presente, giร  sazia e paga dei beni procurati autonomamente sulla terra, ma priva dei beni immateriali che derivano dai rapporti, dalle relazioni, dagli affetti condivisi, dalla compartecipazione alla sorte degli altri uomini.

I ricchi, i sazi e i gaudenti sono paghi della loro situazione attuale, pensano di non dover dipendere da nessuno per la loro vita o di non aver alcunchรฉ da compartecipare con altri esseri umani che si trovano in difficoltร  e in situazioni ben piรน misere della loro.

La contrapposizione si basa sul contrasto fra un โ€œoraโ€ e un futuro che ribalterร  radicalmente la situazione. รˆ uno schema argomentativo tratto dallโ€™apocalittica, che vede il termine della vita di ogni uomo e del cosmo con un giudizio tremendo che rovescerร  le situazioni attuali, per dimostrare chiaramente chi nella vita passata era nel giusto, chi aveva veramente ragione e chi era nel torto, chi aveva davvero vissuto la vita piena proposta da YHWH e chi si era accontentato di quello che vedeva e toccava, accumulandolo senza fine.

Vita da โ€œinguaiatoโ€

Come lo stato di felicitร /beatitudine inizia sulla terra e si realizza in pienezza in Dio (= il cielo), cosรฌ anche il โ€œguaiโ€ ha una valenza di presenzialitร , รจ riferito a una vita sciatta, rinsecchita, sazia e disperata, drogata da disvalori stimati come quelli che soli realizzano la vita dellโ€™uomo, facendola emergere โ€œsopraโ€ gli altri, se non โ€œcontroโ€ gli altri.

La vita dellโ€™โ€œinguaiatoโ€ comincia giร  fin dal presente ad essere quella di una โ€œmela di Sodomaโ€: insipida, insignificante, deludente e ingannevole nei confronti di chi le si avvicina attendendo positivitร , freschezza e grazia.

La sopravvivenza rinsecchita dellโ€™uomo-โ€œmela di Sodoma in terra salmastraโ€, avrร  il suo culmine negativo nella mancanza di frutti, nella delusione progressiva, nella depressione drogata con barbiturici, nel non-senso del perchรฉ si debba scegliere una cosa invece di unโ€™altra, dal momento che non esisterebbe niente di assoluto nรฉ una scala valoriale che dia senso ad un impegno anche faticoso piuttosto che al disimpegno scafato e allโ€™egoismo strafottente e desolato.

La vita non รจ la ricerca dellโ€™essere benvoluti e accettati da tutti e a tutti i costi. Significherebbe essere nรฉ caldi nรฉ freddi, ma tiepidi e vomitevoli (cf. Ap 3,16). Uomini per tutte le stagioni, uomini senza qualitร , uno, nessuno, centomila.

Lโ€™uomo beato cerca la veritร  di se stesso, una vita ritenuta come un dono ricevuto di cui rendere partecipe il volto di ogni uomo da custodire come tesoro prezioso. Lโ€™uomo evangelico non cerca la popolaritร  unanimista, il voto bulgaro, la โ€œdevozioneโ€ delirante dei beneficiati a busta paga.

Lโ€™uomo benedetto ha la grazia di accogliere lโ€™invito a stendere le radici verso la vita e a non ritrarle in unโ€™entropia progressiva e asfissiante.

Gesรน vuole gli uomini beati fin dโ€™ora, alberi da frutto felici di sรฉ perchรฉ hanno qualcosa da dare agli altri e persone da accogliere in gioia di compartecipazione.

Uomo, donna, abbi cura di me.

[โ€ฆ] Il tempo ti cambia fuori, lโ€™amore ti cambia dentroย 
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
Lโ€™amore รจ lโ€™unica strada, รจ lโ€™unico motore
รˆ la scintilla divina che custodisci nel cuore
Tu non cercare la felicitร  semmai proteggila
รˆ solo luce che brilla sullโ€™altra faccia di una lacrima

รˆ una manciata di semi che lasci alle spalleย 
Come crisalidi che diventeranno farfalle.

ย Ognuno combatte la propria battaglia
Tu arrenditi a tutto, non giudicare chi sbaglia
Perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso
Perchรฉ lโ€™impresa piรน grande รจ perdonare se stesso
Attraversa il tuo dolore arrivaci fino in fondo
Anche se sarร  pesante come sollevare il mondo
E ti accorgerai che il tunnel รจ soltanto un ponte
E ti basta solo un passo per andare oltre
Ti immagini se cominciassimo a volare
Tra le montagne e il mare
Dimmi dove vorresti andare
Abbracciami se avrai paura di cadere
Che nonostante tutto
Noi siamo ancora insieme
Abbi cura di me qualunque strada sceglierai, amore
Abbi cura di me
Abbi cura di me
Che tutto รจ cosรฌ fragile
Adesso apri lentamente gli occhi e stammi vicino
Perchรฉ mi trema la voce come se fossi un bambino
Ma fino allโ€™ultimo giorno in cui potrรฒ respirare
Tu stringimi forte e non lasciarmi andare.
Abbi cura di me.

(Simone Cristicchi)

O Dio, Padre mio, abbi cura di me.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj
Fonte del commento: Settimana News

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

SESTA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 17 Febbraio 2019 anche qui.

Lc 6, 17. 20-26 Dal Vangelo secondoย Luca

In quel tempo, Gesรน, disceso con i Dodici, si fermรฒ in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidรฒne. Ed egli, alzร ti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: ยซBeati voi, poveri, perchรฉ vostro รจ il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perchรฉ sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perchรฉ riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perchรฉ, ecco, la vostra ricompensa รจ grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perchรฉ avete giร  ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perchรฉ avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perchรฉ sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profetiยป. C: Parola del Signore. A: Lode a Te o Cristo.

Fonte: La Sacra Bibbia

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