Il commento di don Fabio Rosini al Vangelo di Domenica 29 Settembre 2019

Il biblista don Fabio Rosini commenta il Vangelo di domenica 29 Settembre 2019 – XXVI domenica del Tempo Ordinario, dai microfoni di Radio Vaticana e dalle pagine di Famiglia Cristiana.

La nostra epoca è segnata dall’evoluzione tecnologica, con indubbie conseguenze positive, ma anche con gravi ripercussioni antropologiche. I bambini che crescono attaccati agli schermi dei tablet o degli smartphone subiscono, dicono gli studi, la repressione della funzione simbolica. In parole povere: avendo una massiccia fruizione di immagini – come mai è successo nella storia umana – non immaginano “in proprio” ma vengono asfaltati dalle immagini che ricevono. È un esempio, fra molti, di atrofizzazione.

Questo grave tema vien fatto presente nel Vangelo di questa domenica, dove c’è un uomo, il ricco epulone, «che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti» senza rendersi conto di dove questa serie di soddisfazioni lo stiano portando. Anche noi, se iperalimentati di appagamenti, perdiamo consapevolezza delle conseguenze: il comfort, il piacere e l’estetica, ci possono rendere ciechi e sordi. La storia del povero Lazzaro è quella di qualcuno che vive circondato di persone che non lo vedono, i cui sensi non funzionano.

È notevole il particolare, solo apparentemente insulso, dei cani che vanno a leccare le ferite: è l’atto della cura, che gli animali hanno intrapreso per questo povero ammasso di carne dolorante ignorata dagli uomini, ai quali i banchetti e la porpora hanno tolto l’umanità, i cani li superano in sensibilità… La prima lettura della liturgia di questa domenica è un brano di Amos che parla di “spensierati” – in ebraico il termine vuol dire “privi di problemi” – la cui orgia finisce male. Un tempo c’era l’infelice definizione di “scemi di guerra” – persone in condizione menomata a conseguenza dei traumi bellici. Oggi abbiamo gli “scemi di pace”, un esercito di persone, principalmente giovani e giovanissimi, privi di solidità per atrofizzazione da intontimento conseguente a benessere. È interessante la parola “imbecille”, che in sé deriva dal termine “imbelle”, ossia colui che non sa combattere.

L’ARTE DEL DISCERNIMENTO

Non si tratta di riproporre un assurdo machismo, ma di capire dove portano le cose. Fra i primi rudimenti dell’arte del discernimento c’è la domanda: se faccio, penso, scelgo questo o quello, dove mi porterà? «Ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento » dice il ricco, dal suo esito infernale, al padre Abramo, per i suoi fratelli che camminano anch’essi per la strada dell’appagamento che porta all’autodistruzione.

Abramo risponde: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti». È una risposta tragica: se i sensi non funzionano, non funzionano e basta. Neanche se appare Cristo risorto. Perché i sensi riprendano a funzionare bisogna usarli, de-atrofizzarli. La croce, il dolore e le scomodità spesso Dio ce li manda proprio perché apriamo gli occhi, riprendiamo ad ascoltare e torniamo in noi stessi. Così capiamo dove stiamo andando a finire, e cambiamo strada.

Qui tutti i commenti al Vangelo della domenica
di don Fabio Rosini

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Letture della
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Ora cesserà l’orgia dei dissoluti.

Dal libro del profeta Amos
Am 6,1a.4-7

 
Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa,
come Davide improvvisano su strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l’orgia dei dissoluti.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 145 (146)

R. Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.
 
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.
 
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.

Seconda Lettura

Conserva il comandamento fino alla manifestazione del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 6,11-16

 
Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
 
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

Parola di Dio

Vangelo

Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,19-31

 
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
 
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
 
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
 
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
 
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore

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