don Franco Scarmoncin – Commento al Vangelo di domenica 31 Maggio 2020

       1° Lettura

 

– Come mai Dio aspetta 50 giorni

per mandare lo Spirito Santo?

 

E’ un linguaggio teologico e simbolico.

 

In realtà

il mistero pasquale:

morte, Risurrezione, Ascensione e Pentecoste

sono e avvengono in un unico momento.

 

– Luca presenta questi misteri della vita

di Gesù

in tre tempi successivi,

per aiutarci a comprendere meglio

i grandi momenti della salvezza.

E’ per un motivo didattico.

 

– La Festa di Pentecoste era celebrata dagli ebrei

fin dal tempo di Mosè 1400 anni prima di Gesù;

ricordava l’arrivo del popolo ebreo

ai piedi del Sinai,

dove Dio chiama Mosè sul monte

e gli offre la Legge per il popolo.

Quindi la Pentecoste è il ricordo

del grande dono della Legge.

 

Ora Luca vuol farci intendere

che la nuova Pentecoste

non ricorda più la vecchia Legge, la Torà,

ma lo Spirito Santo;

è questa la Nuova Legge per il cristiano:

l’Amore.

 

E come ai piedi del Sinai

Dio aveva dato la Legge

tra lampi, tuoni, terremoto, vento

e altre fenomeni ambientali e atmosferici;

così la nuova Legge dell’Amore

Luca la presenta in mezzo al terremoto,

al vento gagliardo,

al rumore come di tuono,

per sottolineare il nuovo grande dono

che è lo Spirito di Dio.

 

– Ora se prima la Legge portava al peccato,

ora Lo Spirito di Dio

porta la vita e la salvezza;

l’uomo è cambiato dentro,

profondamente rinnovato in Cristo…

ora l’albero (l’uomo) è risanato dentro

e non può più peccare.

 

– Le molte lingue parlate dagli uomini,

come si spiegano?

 

Probabilmente Luca fa riferimento

a quel fenomeno strano e momentaneo

presente nelle prime comunità cristiane:

i battezzati

dopo aver ricevuto il Battesimo e lo Spirito,

come in uno stato di esaltazione

e di entusiasmo

pronunciavano alcune parole strane,

di cui non capivano il significato,

ma era un segno della presenza dello Spirito;

il segno per la comunità

che lo Spirito di Dio era sceso su di loro.

Le parole che lo Spirito mette in bocca

ai nuovi cristiani

è il segno della presenza dello Spirito;

come altrimenti avrebbero capito

che lo Spirito era veramente su di loro?

 

– Nella Pentecoste

avviene anche un altro atto strano e significativo:

mentre i primi uomini

che pure abitavano in una medesima regione

con una sola lingua

a un certo punto non si capiscono più

e devono allontanarsi gli uni dagli altri,

perché avevano perso lo spirito,

l’anima che creava unità;

ora invece sta succedendo il contrario:

tante persone di origine diverse,

con lingue diverse,

di provenienza diversa,

si capiscono perfettamente,

perché lo Spirito di Dio li unisce

e crea in loro un medesimo sentimento.

 

-Come si esprime oggi lo Spirito nella comunità?

 

 

        VANGELO

seguendo lo schema dei segni della risurrezione,

ora tocca accennare alla Sindone.

 

La SINDONE segno della Risurrezione

 

Marco 15, 46 “

 Allora Giuseppe di Arimatea, comprò un lenzuolo,

tolse Gesù dalla croce,

lo avvolse nel lenzuolo (sindone)

e lo mise in una tomba scavata nella roccia.”

 

La Sindone è un lenzuolo di lino, tessuto a spina di pesce, lungo 436 cm e largo 110 usato per avvolgere il corpo di Gesù.

 

         IL NEGATIVO FOTOGRAFICO

 

– Determinante per la conoscenza della Sindone e dei suoi segreti è stato l’avvento della fotografia.

Le prime foto in bianco e nero risalgono al 1898 per opera di Secondo Pia.

Nel 1930 fu incaricato Giuseppe Enrie a eseguire nuove foto che rimangono tutt’ora le migliori mai espresse.

 

– La novità sconcertante è che la figura umana impressa sulla Sindone è un negativo fotografico naturale.

Quindi per osservare meglio e nei particolari l’immagine è necessario guardare il negativo fotografico, che ci dà l’immagine esatta della persona, cioè non rovesciata.

 

         L’UOMO DELLA SINDONE

         il calcolo delle probabilità

 

– fu flagellato alla maniera ebraica         Gv. 19, 1

– fu coronato di spine                             Gv. 19, 2

– portò sulle spalle il “patibolo”               Gv. 19, 17

– fu inchiodato polsi e piedi alla croce     Mt. 27, 35

– fu trafitto al petto                                  Gv. 19. 34

– fu avvolto in un lenzuolo                      Lc.  23. 52

– venne deposto in una tomba per circa 36 ore.                                                                              Lc.  23. 53

E’ possibile identificare l’uomo della Sindone

con Gesù?

Potrebbe essere un’altra persona?

 

Il calcolo delle probabilità ci dice:

1° Sia Gesù, sia l’uomo della Sindone sono stati crocifissi, avvolti in un lenzuolo e deposti in un sepolcro.

Erano rarissimi i condannati a morte che ricevevano una sepoltura: 1 su 100.

 

2° Sia Gesù, sia  l’uomo della Sindone hanno sulla testa una corona, una calotta di spine.

Nessuno documento o ricordo umano testimonia un fatto simile per condannati a morte: 1 su 5000.

 

3° Sulle spalle di Gesù si notano i segni del “patibolo” portato fin sul luogo della crocifissione.

Solo raramente il condannato si portava il palo orizzontale sulle spalle:

comunque 1 probabilità su 2

 

4° Non sempre i condannati venivano inchiodati alla croce, altre volte venivano legati con funi.

Probabilità 1 su 2.

 

5° La sindone rivela una ferita sul lato destro del petto provocata da una lancia entrata in profondità nel torace.

1 probabilità su 10  crocefissi.

 

6° La Sindone rivela tracce di un uomo ma non tracce di putrefazione. Dunque essa ha avvolto il corpo di un uomo per un periodo breve, tanto che non è iniziata la putrefazione, ma abbastanza lungo da imprimere un’orma.

Il corpo di Gesù riposò nella Sindone per circa 36 ore (dalle ore 6 di venerdì sera fino al mattino della domenica:

1 probabilità su 500 che possa essere successo ad altri una simile coincidenza.

 

La probabilità complessiva (secondo il Prof Bruno Barberis dell’Università di Torino) è:

1 su 2  X  1 su 5000  X  1 su 2  X  1 su 2  X  1 su 10  X  1 su 500  =  1 su  200.000.000.

In altre parole: su 200 milioni di crocefissi ( e non possono assolutamente essere state crocifisse così tante persone) 1 solo può aver posseduto le identiche caratteristiche di Gesù e dell’uomo della Sindone.

Pertanto l’Uomo della Sindone non può essere che Gesù Cristo.

 

         DI CHE COSA E’ MORTO GESU’

 

1° – Teniamo presente che durante la preghiera nell’orto degli ulivi Gesù aveva pianto e sudato sangue. (Lc 22, 44).

  1. Luca, medico, annota questo particolare, perché, a suo avviso, è determinante : il sudore di sangue avviene in una persona colpita da infarto, quindi soggetto a un dolore terribile alle braccia, alle spalle e al petto.

 

2°  Un’altra causa di morte per Gesù è dovuta alla grande quantità di sangue perso.

Gesù è morto praticamente dissanguato.

 

3° Inoltre, la perdita copiosa di sangue comporta la sensazione di freddo intenso e una sete terribile.

 

4° La crocifissione comporta una posizione sospesa senza la possibilità muovere e dilatare la cassa toracica;

Il crocefisso moriva lentamente per asfissia.

 

5° Il colpo di lancia è stato il colpo di grazia. Gesù lo ha ricevuto dopo morto, dal soldato; con la lancia questi gli ha trapassato il petto da parte a parte. La lancia è penetrata dal lato destro del petto di Gesù e ha raggiunto il cuore sul lato opposto sinistro.

 

         COME SI E’ IMPRESSA L’IMMAGINE

 

– Per reazione chimica

l’immagine in negativo e i coaguli di sangue si spiegano con una reazione chimica avvenuta mediante il contatto della Sindone con il cadavere abbondantemente cosparso di olio, mirra, aloe, sudore, sangue…

 

– Gli esperimenti del Dott. Sebastiano Rodante.

Nelle catacombe di Siracusa (stesso parallelo di Gerusalemme)

prese un manichino,

al buio,

variando la percentuale di droghe (mirra 30%, aloe al 25%)

modificò il tempo di durata del manichino nella grotta fino a 36 ore (tempo che si presume sia rimasto il cadavere dell’uomo della Sindone nel sepolcro)

spruzzò il manichino con sudore misto a sangue,

e attese 36 ore,

alla fine di 15 anni di esperimenti il risultato è stato sorprendente: una somiglianza impressionante con la figura della Sindone.

         Ciò significa che:

 

1°  il cadavere nel telo rimase immobile per 36 ore.

 

2° se si fosse trattato di morte apparente e avesse respirato o avesse avuto qualche contrazione muscolare, prima delle 36 ore, la Sindone l’avrebbe registrato.

 

Come si sia impressa l’immagine sul telo:

rimane un mistero  uno studio infinito per gli esperti.

– Alcuni affermano che è paragonabile a un’impronta di un ferro caldo (ferro da stiro) su un tessuto bianco…

Ma non è la medesima impronta.

– Altri dicono che potrebbe essere stata lasciata dal Corpo come se improvvisamente avesse emanato una luce intensissima e talmente sfolgorante (tipo laser) da impressionare il telo.

– La maggior parte degli studiosi restano perplessi e non riescono a dare una risposta scientifica esauriente.

         LA SINDONE PROVA LA RISURREZIONE

 

1° Gli innumerevoli esperimenti eseguiti in laboratorio da esperti per riprodurre le medesime tracce lasciate sul telo da un cadavere posto nelle medesime condizioni di quello della Sindone, hanno portato sempre ad una medesima conclusione:

per lasciare quelle tracce nitide e chiare il cadavere non deve essersi mosso mai, neppure minimamente per uscire dal lenzuolo.

 

2° Se poi si tiene presente il modo in cui venne avvolto il corpo del defunto, non c’era modo che potesse essere estratto senza toccare il telo.

Il cadavere veniva posto con la testa già avvolta in un panno di lino.

Una volta avvolto completamente il corpo con il telo, si avvolgeva tutto con una benda, in modo da formare una specie di mummia.

In questa maniera veniva poi deposto dentro la tomba.

 

Se nella Sindone troviamo la fisionomia nitida di un Uomo con tutte le caratteristiche di cui ci parla il vangelo, e non ci sono sbavature di sorta; è segno che è uscito dal telo senza muoversi, senza toccarlo.

Anzi, nel momento stesso che Gesù esce dalla Sindone senza svolgere le bende, l’involucro si affloscia, come un sacco vuoto.

 

Questa è la Risurrezione di Gesù:

Lui è uscito dall’involucro della Sindone e dalla tomba senza toccare e muovere nulla

e nessuno se ne è accorto.

 

Solo dopo le apparizioni,

e la predicazione degli Apostoli,

le autorità civili e religiose sono andate alla tomba,

ancora custodita dalle guardie,

hanno tolto la pietra ancora sigillata

e hanno constatato che dentro non c’era più nessuno.

 

Quindi anche la Sindone è un segno della Risurrezione di Gesù.

 

Naturalmente, come tutto ciò che è soprannaturale, niente è evidente,

ma tutto si colloca dentro la sfera della fede.

 

 

         IL CONVEGNO DI BOLOGNA

 

Nel 1981 si è tenuto un convegno di tre giorni sul tema:

“La Sindone e la scienza”.

Di questo convegno alcuni studiosi americani hanno pubblicato un libro: “Verdetto sulla Sindone”.

Le conclusioni sono state queste:

 

1° La Sindone ha certamente avvolto un cadavere,

 

2° le impronte delle ferite e dei coaguli di sangue sono intatti e ben nitide,

 

non è un falso

 

4° il cadavere non ha lasciato alcun segno di decomposizione

 

5° il corpo avvolto nella Sindone ha lasciato il lenzuolo in modo umanamente inspiegabile

 

         NON E’ UN FALSO

 

– La Sindone è sempre stata al centro dell’attenzione dei fedeli, oggetto di venerazione, di dubbi.

Sono centinaia le imitazioni della Sindone venerate nel mondo.

Perché solo questa di Torino dovrebbe essere vera?

 

1°- Gli studiosi sono concordi nel ritenere che la Sindone non può essere un dipinto:

 

– ha creato un’immagine in negativo, quando non si

conosceva ancora il significato del termine, (se non dopo la scoperta della fotografia, nella prima metà del XIX sec.).

 

– Chi poteva conoscere i vari tipi di sangue: arterioso,

venoso, misto, cadaverico?

 

5 – Come avrebbe potuto raffigurare sul volto dell’Uomo della Sindone l’orma delle due monete del 29 d.C. particolari che soltanto il microscopio elettronico e la fotografia tridimensionale hanno potuto rilevare, se il falsario fosse vissuto nel 1300 d.C.

 

         CONCLUSIONE

 

– Di fronte a una montagna di indizi, di segni, di prove talmente forti sulla autenticità della Sindone è più ragionevole e saggio credere al messaggio che ci viene da questo lenzuolo, da questo Volto pieno di maestà e bellezza, dalla eccezionale armonia di questo Corpo martoriato…. che ostinarsi a rifiutare e negare perfino l’evidenza.

 

Altra riflessione dal Vangelo:

“A chi perdonerete i peccati,

questi saranno perdonati” (Gv. 20, 23)

            RICONCILIAZIONE-CONFESSIONE                               

 

 

     E’ necessario ripartire dal Vangelo.

 

“Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi non li perdonerete, non saranno perdonati”.                                                                                                                    (Gv.20,22)

 

         Che cosa intendeva dire Gesù con queste parole?

Perchè Gesù ha dato a degli uomini il potere di togliere i peccati e non ha lasciato che ciascuno se la vedesse direttamente con Dio ?

         Perchè Gesù ha voluto e istituito la Riconciliazione (confessione) ?

 

E’ uno sforzo che tutta la Comunità cristiana deve fare, per poter celebrare questo Sacramento così come è stato voluto da Gesù, per non celebrare un Rito, modificatosi lungo i secoli, che non corrisponde più alla mente di Colui che lo ha istituito.

         Uno dei motivi per cui oggi questo Sacramento è in forte crisi può essere dato dal fatto che non stiamo più celebrando il vero Sacramento di Gesù, ma un nostro sacramento. E i “sacramenti” istituiti da noi, non possono durare nei secoli.

 

 

     Ogni Riconciliazione-Confessione deve essere CONVERSIONE

 

L’esempio tipo di Confessione-Riconciliazione è quello di Zaccheo (Luca 19 ss.):

 

– mentre mangia Zaccheo ascolta Gesù che parla;

         ogni Riconciliazione parte dall’ ascolto della Parola di Dio.

– Alla fine Zaccheo si alza in piedi e confessa il suo peccato davanti a tutti: rubava (confessione);

– Promette di cambiare vita restituendo i soldi (conversione)

– Gesù perdona Zaccheo (assoluzione dei peccati):

         “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”.

 

Tutti questi momenti sono i vari passaggi di una vera confessione-conversione.

Lo stesso discorso si può fare per la riconciliazione-conversione della Samaritana, di Pietro, di Paolo.

 

         Dal Vangelo appare chiaramente che ogni riconciliazione deve essere autentica  “conversione”.

 

 

     Quindi non ha senso confessarsi:

perchè è sabato,

perchè devo andare alla Comunione,

perchè è Natale o Pasqua,

perchè è tanto tempo che non ci vado,

perchè è una crescita della Grazia di Dio

 

I  motivi  per confessarsi devono essere altri:

– il profondo bisogno del perdono di Dio,

– sentire che un tipo di vita sbagliata è finito e che si vuole iniziare un cammino di vita diverso,

– il ricupero di un rapporto con la Comunità cristiana.

 

         Fuori dalla Riconciliazione-Confessione:

non si ha il Sacramento di Gesù,

non si ha il perdono dei peccati,

ma la celebrazione di un rito,

che ci siamo dati noi,

scimmiottando l’autentico e unico Sacramento di Gesù.

 

     Peccati che non sono peccati.

 

Non può essere che Gesù abbia istituito un Sacramento perchè i bambini andassero a dire:

. che sono stati capricciosi in casa,

. che hanno detto bugie (magari per evitare una punizione ed erano perciò quasi giustificate),

. che non hanno fatto i compiti a scuola, (come se fosse peccato!)

. che non hanno obbedito,

. che hanno litigato con gli amici…

 

Ma che peccati sono questi ?!

E non è neppure vero che sia bene intanto abituarli… che quando saranno grandi se lo ricorderanno….

sarà una pratica che appena potranno i ragazzi abbandoneranno di corsa.

Probabilmente l’approccio alla Confessione sarebbe opportuno che avvenisse in maniera diversa e magari in altra età.

 

         Gesù non può aver istituito un Sacramento perchè qualche donna o qualche persona anziana andasse a dire al Sacerdote:

. ho perso Messa perchè non mi sentivo bene,

. non dico sempre le preghiere del mattino,

. ho avuto pensieri “cattivi”,

. ho detto delle parolacce,

. o cose analoghe…

 

 

     Peccati oggettivi e soggettivi.

 

Ci sono dei peccati che sono “oggettivamente” gravi,

perchè rompono totalmente il rapporto con Dio e con i fratelli:

. Dio non mi riguarda,

. nessun tipo di pratica religiosa,

. la bestemmia,

. un assassinio premeditato,

. violenza sulle persone, stupri, rapimenti,

. l’aborto,

. commercio e spaccio di droga su larga scala,

. sfruttamento della prostituzione,

. corrompere e lasciarsi corrompere per denaro,

. la delinquenza organizzata: es. mafia…

. sfruttamento sistematico del personale sul lavoro

. falsa e grave testimonianza in tribunale, ecc.

. fare del male a una persona o a più persone:

  1. un politico incapace e corrotto

                  un banchiere che manda alla carità…

                  un Presidente di Ente Nazionale

                           con una pensione da capogiro…

                                   (Bonanno sindacalista 20 milioni di euro)

 

 

N.B.

         Bisogna anche subito aggiungere che

il peccato in sè non esiste,

il peccato non è qualcosa attaccato alle nuvole.

il peccato  “oggettivamente mortale” esiste solo sui libri;

piuttosto:  esiste sempre una persona che fa un peccato.

 

         Il peccato è sempre una realtà soggettiva, legata ad un soggetto, ad una persona che lo fa, è legato a delle circostanze e a delle situazioni precise, che ne cambiano la consistenza e la gravità.

         Per cui io posso compiere un gesto “grave” (es. uccidere una persona) ma potrei non fare alcun peccato, perchè soggettivamente non ne sono responsabile (es. la persona si è buttata sotto la mia macchina).

         La bestemmia è, per sè, un gesto grave e mortale nei confronti di Dio, ma se la dice un bambino dell’Asilo non è certamente peccato.

         Il peccato va sempre visto e giudicato tenendo presenti le circostanze, le condizioni in cui vive e si trova la persona interessata.

         Es. un atto sessuale tra due che si incontrano a una                             festa… è peccato?  E’ male?

 

     Confessioni inutili e dannose.

 

Le confessioni dei bambini e quelle di tantissima buona gente assidua del confessionale, non hanno neppure la materia per celebrare il Sacramento.

         Per celebrare validamente il Sacramento della Riconciliazione ci devono essere dei peccati veri, seri, gravi, di cui sono sicuro come del muro che ho di fronte.

         E la stragrande maggioranza della gente comune, che cerca di fare il proprio dovere, difficilmente commette un  “peccato mortale”.

 

         E Gesù non intendeva certamente darci la Confessione nè come una pratica di devozione cristiana, nè come metodo psicanalitico.

 

         La maggior parte delle confessioni è:

 

– “Inutile”  perchè i peccati che di solito vengono confessati fanno parte della vita quotidiana, delle nostre debolezze umane, dei limiti di cui è costituita la persona e non riusciremo mai a staccarcene completamente; quindi non ci può essere una vera conversione da questi.

Tanto è vero che continuiamo a confessarli, quasi sempre uguali, da 30 o 40 anni;  e sappiamo che li confesseremo anche nei prossimi.

 

– “Dannosa”  perchè quando un bambino o un fedele praticante si confessa e ha detto i suoi peccati al sacerdote, è convinto di essere a posto e l’assoluzione del sacerdote gli dà la sicurezza del perdono.

         In realtà si crea una “falsa coscienza“, l’errata convinzione cioè di essere stato perdonato;

mentre invece è ancora dentro i suoi peccati, non essendosi convertito affatto. 

         E come poteva convertirsi se non sono questi i veri peccati da confessare ?

 

 

     Noi preti abbiamo dato troppa importanza, per il passato ai peccati contro il VI comandamento: “Non commettere atti impuri“,  creando la convinzione che l’unico peccato fosse il  “peccato della carne”  e tutto ciò che riguardava la sessualità: gesti, sguardi, parolacce, masturbazione, baci, rapporti prematrimoniali, anticoncezionali, pillola, ecc      

 

         Questi possono essere peccati, ma non sono gli unici e non sono i più gravi.

 

         Si è così creata una falsa mentalità della morale cristiana cattolica: oscurantista, sessuofobica

 

, farisaica, puritana e bigotta, non certamente evangelica… che sembra proibire il divertimento, la gioia della sessualità, gli affetti, i rapporto d’amore,

in cui sembra che per il cristiano tutto sia proibito…

anche ciò che è lecito.

         Tanti buoni e bravi cristiani non confessano più questo tipo di peccati (i ragazzi disertano la confessione all’inizio della pubertà, proprio per questo problema) perchè si sono già formati una loro convinzione e una loro morale. Non interpellano più il sacerdote, perchè sanno già quale sarebbe la sua risposta, se confessassero un peccato di sesso.

         E sanno ancora che ogni buon proposito e ogni promessa di cambiamento non sarebbero in grado di mantenerli.

 

         Si ha un peccato contro il VI comandamento:

 

– quando c’è violenza fisica o psicologica nei confronti del partner,

– quando non si rispettano i tempi per una maturazione sessuale graduale e serena della persona (es. un bambino),

– quando si cercano, fuori della coppia costituita, rapporti alternativi, mancando così di onestà, fedeltà e rispetto.

 

     I veri peccati non li confessiamo mai.

 

         La maggior parte delle confessioni riguarda peccati che non presentano neppure materia sufficiente per celebrare il Sacramento, tanto sono debolezze quotidiane.

I veri peccati, che non confessiamo mai, sono:

 

         1°- impostare la propria vita prescindendo da Dio.

Vivere, gestire la famiglia, il lavoro, il denaro come se Dio non esistesse;

sappiamo e crediamo che Dio ci sia e andiamo magari anche a Messa, ma Dio è un  “pensiero”  della domenica, non influisce per nulla nella vita quotidiana e nelle scelte importanti della vita.

 

         2°- gestire la propria vita, la propria giornata, il lavoro, i propri soldi, ecc….

come se il mondo girasse attorno a noi stessi e attorno alle persone che ci sono care…

gli altri … come se non esistessero.

         Una mano non la si dà mai, non ci si presta per nessuna attività pubblica, sociale, ecclesiale, caritativa, di volontariato…

(a meno che non pensiamo di poter ricavarne un interesse personale), perchè non si ha tempo, perchè gli altri non ci interessano.

         Quando, per esempio,  si deve fare un’offerta  “per la fame nel mondo”, per i poveri, per qualche opera caritativa, ecc… si è disposti a fare l’elemosina, ma non una vera offerta, si è disposti a dare il vestito vecchio che non si usa più, ma non a privarci di qualcosa perchè serve al fratello.

 

         3°- non confessiamo mai  “i peccati sociali”,

quelle mancanze che hanno una incidenza di carattere sociale, civile:

. arricchimento eccessivo e rapido, grazie ad operazioni furbastre,

. correre troppo forte in auto su strade con limite di velocità,

. fare i furbi nel commercio,

. fare ricorso e favorire raccomandazioni e bustarelle, 

. non pagare le tasse,

. corrompere e lasciarsi corrompere (specie per le persone con responsabilità politica, e civile),

. ogni forma di grande e piccola delinquenza,

.  varie forme di violenza su bambini, donne, immigrati, ecc…

 

         4° – Peccato vero è:

               non “fare la carità”….

               vivere da egoisti.

 

     Gesù non può aver istituito la Riconciliazione perchè andassimo a fare la Comunione.

 

Sarebbe assurdo, ridicolo, un impoverimento del Sacramento.

Anche la Messa toglie i peccati;

anche la Comunione toglie i peccati:

Gesù che è “fuoco” e “acqua viva” brucia e lava tutte le scorie di peccato.

 

            Se fosse vero, che prima della Comunione bisogna confessarsi,

non basterebbero tutti i Sacerdoti di Padova per confessare quanti, ogni domenica, fanno la Comunione in una parrocchia.

            Quindi: o Gesù non voleva che facessimo la Comunione, quando andavamo a Messa, ed è assurdo;

o stiamo sbagliando noi.

         Non esiste la Messa senza la Comunione.

         Partecipare alla Messa senza fare la Comunione: non viene dal Vangelo;

ce lo siamo inventati noi, stravolgendo il Sacramento di Gesù.

         In altre parole L’Eucaristia è un Sacramento “autosufficiente” non ha bisogno di altri Sacramenti (la Confessione) per essere celebrato.

 

         La Riconciliazione, nella mente di Gesù non doveva essere la confessione dei peccati quotidiani e delle debolezze di tutti i giorni;

per togliere questi  “peccati”  ci sono anche altri mezzi e altre forme:

– l’Atto di dolore,

– l’Eucaristia,

– un gesto di carità,

– chiedere scusa alla persona offesa.

 

10°    La Riconciliazione nella mente di Gesù

 

Quando Gesù conferisce ai discepoli il dono di togliere i peccati, (vedi per es. Giovanni 20, 19-23) non pensava tanto alle debolezze di tutti i giorni e non era preoccupato di quanti sarebbero andati a Messa alla domenica e avrebbero voluto fare la Comunione, ma, da buon conoscitore dell’animo umano e delle nostre miserie, intendeva piuttosto dare un aiuto, tendere ancora la mano a quanti battezzati e appartenenti alla Comunità cristiana, ne fossero usciti (scomunicati = messi fuori dalla comunità) o per qualche mancanza grave o per qualche peccato che impediva loro la comunione con i fratelli e con Dio.

         Es.    un omicidio intenzionale

                  corruzione

                  delinquenza

                  non frequentazione per anni

                  vita dissoluta e immorale

                  chi fa del male agli altri…

         – tutti i peccati di carattere sociale:

         violenza, delinquenza, mafia, corruzione, sfruttamento,         spaccio e commercio di armi, droga, pornografia, ecc,

 

Se questi “peccatori”, avessero maturato un bisogno di perdono e desiderato rientrare in seno alla Comunità cristiana, lo potevano fare, seguendo un particolare itinerario penitenziale.

 

         Peccati sono in sè gravi:

quando si reca danno a se stessi o agli altri

         Es.    una persona che beve o si droga

                  un politico che fa una legge

                  a scapito delle categorie più povere…

                  un dittatore che per sete di potere

                  dichiara una guerra…

                  un presidente di Banca che deruba i risparmiatori

                  un politico (TV… giornale)

                  che raccontano bugie per ingannare la gente

                  un palazzinaro che non costruisce con materiali

                  sicuri

                  un Comune (amministratori) che sperperano                        denaro e non si curano dei servizi ai poveri…

 

11°. La Riconciliazione nelle prime Comunità Cristiane

 

         Nei primi secoli, un cristiano gravemente colpevole, che intendeva pentirsi, doveva chiedere perdono a Dio e anche alla comunità, in forma pubblica:

si presentava alla Comunità, in una assemblea penitenziale apposita,  e, tramite il Sacerdote, riceveva prima la penitenza per i peccati commessi e, solo in seguito, dopo aver compiuto la penitenza imposta, riceveva il perdono della Comunità, sempre tramite il Sacerdote;

con la possibilità di partecipare nuovamente ai sacri Riti e alla vita sacramentale.

 

         Solo così si spiega la necessità di  “confessare”  a un uomo, rappresentante della Comunità cristiana, il proprio peccato;

perchè ricevendone il perdono era come se tutta la Comunità avesse perdonato e avesse reinserito in Comunità il pentito.

        

         Solo così si spiega la differenza tra “Riconciliazione” e “Confessione”:

         la  “Riconciliazione”  è il Sacramento di Gesù, nella sua completezza;

         la  “Confessione”  è solo una parte, il momento in cui ” si dice” (si confessa) al Sacerdote e alla Comunità il peccato.

         Di solito i due termini si usano indifferentemente con il medesimo significato per indicare il Sacramento del Perdono.

 

         Solo così, ancora, si può capire che la Confessione-riconciliazione è “conversione“, un vero cambiamento di vita.

Non si abiura la propria fede o non si uccide una persona ogni settimana.

         Il pentimento era certamente sincero.

 

12°    Conclusione       1°

 

– E’ necessario ridare importanza a questo sacramento,

in questi anni svilito e svalutato

per una certo modo affrettato di viverlo.

Va inoltre completamente rivista la maniera di celebrarlo.

 

– Non è il Sacramento dei bambini;

perciò sarebbe opportuno che invece di insistere perchè i bambini si confessino,

 li educassimo allo spirito penitenziale

e a chiedere scusa.

 

 

– Ogni confessione è sempre un

chiedere perdono a Dio e alla Comunità:

         non è mai una questione privata tra me e Dio solo;

         neppure quando mi confesso a tu per tu con il     Sacerdote;

         ma è sempre un Sacramento che si celebra in tre:

         io, Dio e la Comunità (rappresentata dal Sacerdote          confessore).

 

– Ogni riconciliazione deve essere un

         confronto con la Parola di Dio.

         Quindi prima di ogni confessione bisogna prendere in mano il Vangelo, leggere lentamente, riflettere, mettersi in discussione, pregare.

 

– Fondamentale non è  “dire i peccati”

ma il  “pentimento”

la volontà di cambiare vita.

 

– E’ necessario valorizzare

il Rito comunitario della Penitenza

e tutti gli altri segni penitenziali:

         . l’Atto di dolore,

         . i gesti di carità,

         . la lettura della Parola di Dio,

         . il chiederci scusa gli uni gli altri,

         . il digiuno,

         . il rito delle Ceneri (inizio delle Quaresima)

         . la preghiera.

 

– L’Eucaristia (la Messa) toglie il nostro peccato

è un mezzo

non un fine.

Non è un premio per i buoni cristiani.

 

N.B.

Sarebbe opportuno ed educativo

che fossero gli adulti, genitori

a “confessarsi” al sacerdote (se lo credono importante);

i bambini sarebbe meglio che non si “confessassero,

ma partecipassero e guardassero cosa fanno gli adulti

e i loro genitori.

 

         Conclusione       2°

 

E allora che cosa fare?

 

– con i bambini:

aiutiamoli a capire che cosa è bene e male,

quello che si può fare e quanto non è da fare,

a rispettare le persone…

 

aiutiamoli allo spirito penitenziale,

a riconoscere quando sbagliano,

a chiedere scusa

a darsi la mano tra loro, ecc…

 

la confessione

la celebreranno al termine di un cammino

non all’inizio… per non farla più quando ne avranno bisogno.

 

– con gli adulti:

mettere in atto tutte le forme penitenziali;

ricordiamo che la Messa è il Sacramento del perdono;

ci saranno nella vita, due o tre momenti, in cui sentiremo…

Commento a cura di don Franco Scarmoncin – Diocesi di Padova


Read more

Local News