d. Giampaolo Centofanti – Commento al Vangelo del 2 Agosto 2020

Gesù predica per pochissimi anni eppure non di rado si reca in luoghi appartati. La sua manifestazione è graduale e delicata. Egli sa che le persone spesso devono scegliere di cercarlo per avere così il cuore almeno germinalmente aperto alla sua grazia. Dio si può manifestare ad una persona anche in un periodo di un certo benessere, non è necessariamente il dolore la via per trovarlo.

Il bisogno comunque può aiutare a comprendere la propria creaturalità, dipendenza da Dio. Ma anche sperimentando l’aiuto di Dio, persino i suoi miracoli, per esempio il suo potere di sciogliere tanti nodi, di guarire, è un cammino lasciarsi portare sempre più nella fiducia nel Suo operare. La sera che giunge sembra porre termine a tante umane possibilità ma questo limite, dietro a Gesù, diviene occasione per rivelare il suo oltre che, in Lui, è anche l’oltre dei suoi discepoli e della gente.

Quella situazione di apparente ristrettezza, quei pochi pani e pesci non sono meramente esigua materia, sono il dono, il seme di Dio che fruttifica secondo la sua sapienza. Se Dio giudica che quei pochi pani diventino molti ciò potrà avvenire, la moltiplicazione è sviluppo grande di ciò che Dio sa serve veramente a quelle persone.

Quel poco, nella grazia, è il tutto di cui vi è bisogno. Che fiducia, che pace, credere e sperimentare la potenza dello Spirito, che nel profondo libera da ansie, competizioni, perché non si tratta di opere nostre ma di Dio. Ma il miracolo può richiedere una piccola collaborazione umana. Forse la folla si siede, che significava in quel tempo e in quel popolo mettersi a tavola, aiutata dalla fede dei discepoli.

Forse non a caso le ceste avanzate sono dodici, come i dodici apostoli.


A cura di don Giampaolo Centofanti nel suo blog.

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