Commento al Vangelo di domenica 3 Novembre 2019 – mons. Giuseppe Mani

Andando ad alloggiare da un peccatore Gesù calpesta le categorie religiose fondamentali che separano radicalmente la santità dal peccato, il sacro dal profano, Dio dagli uomini peccatori.

Una certa concezione della religione, della pratica della legge consiste in una stretta separazione dai peccatori di cui i farisei facevano parte. Insomma, tutto ciò che è impuro, sporco, malato, deve essere tenuto a dovuta distanza dal sacro come se dovessimo preservare Dio da una presenza indegna di Lui. La santità di Dio non deve trovarsi che davanti ad una risposta umana dello stesso genere: la purezza, anche se puramente rituale.

Con Gesù c’è un modo diverso di comportarsi dinanzi alla santità che incarna. La santità di Gesù attira i peccatori, i malati, gli esclusi, gli impuri che si indirizzano a Lui toccando con le mani le sue vesti e infrangendo così le osservanze legali. La legge in effetti non dice che l’impuro e lo sottolinea rendendo impuri tutti coloro che lo toccano. Gesù, ben lontano da rigettare queste persone le accoglie, le guarisce, le libera, le perdona dona loro vita e avvenire. Quella di Gesù è una santità di Dio che agisce a favore dell’uomo invece di tenere le distanze.

Zaccheo, che voleva un buon posto per assistere allo spettacolo, da spettatore si ritrova ad essere attore e improvvisa la parte. Gesù non chiede che l’ospitalità ed ecco che la giustizia e la generosità fanno il resto. Rimborsare quelli che aveva ingiustamente leso e distribuire una parte della sua fortuna ai poveri sono la conseguenza della venuta del Santo nella casa del peccatore. Gesù sancisce l’evento della salvezza: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”.
La salvezza non consiste che nel lasciarsi interpellare dalla Parola di Salvezza e lasciarsi coinvolgere da questa dinamica salvifica che rompe tutte le situazioni inumane e inospitali in cui uno può trovarsi. Senza dubbio è già molto ma Gesù va ancora più avanti e iscrive Zaccheo nella discendenza di Abramo, facendolo ereditario delle promesse fatte al patriarca di cui una è sicuramente l’assicurazione di una discendenza numerosa come le stelle del cielo. Così la separazione dei peccatori pubblici messi fuori dalla legge mosaica la parola di Gesù salva e reintroduce permettendo di rientrare nell’Alleanza originale che Dio ha concluso col Padre dei credenti.

Ecco la ragione per cui il Figlio dell’uomo è venuto: cercare e salvare ciò che era perduto. Si può dire anche reintrodurre nell’Alleanza coloro che ne erano allontanati ma ancora di più.
Abolire le distanze.

Gesù vuol riassorbire la rottura tra il sacro e il profano, il sacro e il perduto. La sua missione è la volontà riconciliatrice di Dio. In Gesù Cristo si è riconciliato l’uomo. Egli ha abolito la barriera tra il giudeo e il pagano tra il sacro e il profano , tra il santo e il peccatore. San Paolo nella lettera agli Efesini parla di questo come di un mistero: “Questo mistero non è stato rivelato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli…. I pagani sono chiamati in Cristo a partecipare alla stessa eredità e formare lo stesso corpo, e partecipare alla stessa promessa per mezzo del vangelo”.( Ef 3, 5-6) Il libro della Sapienza ci ricorda che Dio non ha alcuna ripulsione per la sue opere. Vuole soltanto che gli uomini si convertano. La conversione ha una forma radicalmente nuova, un invito all’amore manifestato a suo Figlio, il Salvatore. Dio è l’autore della vita ed ama la vita, è il Dio dei viventi e non dei morti. Dio vuole che gli uomini siano dei viventi e comunica loro la vita nuova: l’effusione dello Spirito. Così la riconciliazione con Dio in Gesù Cristo fa dell’uomo la sede di una nuova possibilità del sacro. “Se qualcuno mi ama e osserverà la mia Parola noi verremo a Lui e faremo dimora presso di Lui” L’amore di Dio abolisce tutte le distanze facendo dell’uomo una dimora gradita a Dio purificandola e santificandola.

Fonte – il sito di mons. Giuseppe Mani

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Letture della
XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Hai compassione di tutti, perché ami tutte le cose che esistono.

Dal libro della Sapienza
Sap 11,22 – 12,2

 
Signore, tutto il mondo, infatti, davanti a te è come polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
 
Hai compassione di tutti, perché tutto puoi,
chiudi gli occhi sui peccati degli uomini,
aspettando il loro pentimento.
 
Tu infatti ami tutte le cose che esistono
e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata.
 
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?
 
Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue,
Signore, amante della vita.
Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.
 
Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano
e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato,
perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore.
Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 144 (145)
R. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre. R.
 
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.
 
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R.
 
Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto. R.
 

Seconda Lettura

Sia glorificato il nome di Cristo in voi, e voi in lui.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
2 Ts 1,11 – 2,2

 
Fratelli,  preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
 
Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.

Parola di Dio

Vangelo

Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 19,1-10

 
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
 
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
 
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
 
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Parola del Signore

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