Commento al Vangelo di domenica 13 Ottobre 2019 – Comunità Kairos

Nel vangelo di Luca, il viaggio verso Gerusalemme occupa un’ampia sezione caratterizzata da insegnamenti attraverso parabole e azioni sul tema della sequela, della preghiera, dell’amore, del rapporto col denaro. È un invito ad entrare nel Regno, ad operare la conversione a Dio a partire dalla solidarietà coi poveri e gli esclusi, a conformare la vita a Cristo nostra salvezza.

Gesù è in cammino tra la Galilea e la Samaria (v.11). Il ministero pubblico di Gesù si svolge prevalentemente in Galilea, terra di confine, luogo di incontro tra popoli, dove vi è una mentalità più aperta e disponibile ad accogliere la buona notizia. Egli si muove senza sosta, per incontrare soprattutto gli ultimi e gli emarginati, attraversando anche la Samaria, regione nemica di eretici e scismatici. In questo modo, Gesù si apre all’umanità intera, raggiungendo coloro che sono lontani, “le periferie esistenziali e gli scarti” secondo le parole di papa Francesco.

Al centro del brano odierno vi è l’incontro con un gruppo di lebbrosi (v. 12). Essi, secondo le severe prescrizioni dell’Antico Testamento, erano ritenuti impuri e per questo esclusi da ogni culto; con loro non poteva ammettersi alcun tipo di relazione o contatto, essendo relegati al di fuori della vita sociale (il genio di Pirandello, anche se in un contesto completamente diverso, espresse una tale radicale esclusione dalla comunità con la frase “morto per la vita, vivo per la morte”).

Secondo il rito previsto da Lv 14 il lebbroso poteva essere reinserito nella società solo se il sacerdote ne riconosceva la guarigione. Ciò spiega il senso delle parole di Gesù al v. 14. La lebbra, come le altre malattie era considerata punizione/maledizione divina, ma peggio delle altre comportava sia l’emarginazione fisica che quella psichica. Infatti, le piaghe e le ulcere, sfigurando i tratti e offuscando la bellezza della persona, rimando e lode al Signore, erano segno di abbandono anche da parte di Dio. La ripugnanza esteriore era considerata rivelativa di un gravissimo decadimento morale: secondo la mentalità dell’epoca vi era un profondo legame tra malattia e peccato e non si faceva distinzione tra peccato e peccatore. Per questo era il sacerdote ad accertarne lo stato, scongiurando in tal modo ogni contagio sia fisico che spirituale. L’evangelista parla infatti di purificazione, liberazione (v.14).

Due aspetti vengono sottolineati dall’evangelista: l’identità dell’unico che torna per rendere gloria a Dio ringraziando Gesù, letteralmente facendo eucarestia (v.16) e la dichiarazione sulla fede (v. 19). Il samaritano che ritorna prefigura l’accoglienza che gli altri popoli riserveranno alla Parola rispetto alla maggioranza dei giudei (Commentario del Nuovo testamento D. Marguerat) ed è espressione dell’apertura all’universalità della salvezza.

Fin dall’Antico Testamento la misericordia di Dio è verso tutti gli uomini e la grazia non è esclusività di Israele, come Gesù proclama in Lc 4, 23-25 ricordando il miracolo del profeta Elia per la vedova di Sarepta di Sidone e la guarigione da parte di Eliseo del lebbroso Naamàn il Siro (I lettura). E come afferma dopo aver guarito il servo del centurione romano, miracolo che similmente a quello di oggi si svolge a distanza senza parole o gesti: “neanche in Israele ho trovato una fede così grande!” (Lc 7, 1-10).

È proprio la fede in Cristo, unico e definitivo mediatore di Dio, a rivelare il senso di questa guarigione prodigiosa, essa è “segno” della divinità di Gesù e preannuncio della vittoria sulla malattia e sulla morte.

Riconoscerlo Signore significa rendere gloria a Dio (v.18) e accedere alla salvezza (v.19). Grazie alla fede solo il samaritano, passa dalla guarigione alla salvezza. Se per i nove la guarigione riguarda solo la dimensione fisica e corporale (Gesù Taumaturgo), per l’unico “straniero” si apre l’orizzonte della salvezza che riguarda l’integrità della persona nella sua dimensione fisica e spirituale (Gesù Salvatore).

 

Commento a cura di Monica

Fonte: Comunità Kairos (Palermo)

Letture della
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Tornato Naamàn dall’uomo di Dio, confessò il Signore.

Dal secondo libro dei Re
2 Re 5,14-17

 
In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].
 
Tornò con tutto il seguito  da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.
 
Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 97 (98)
R. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R.
 
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.
 
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.

Seconda Lettura

Se perseveriamo, con lui anche regneremo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 2,8-13

 
Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
 
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.

Parola di Dio

Vangelo

Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 11-19

 
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea.
 
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Parola del Signore

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