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don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del giorno – 26 Aprile 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 14,1-6

Incontro al Padre – Venerdì della IV settimana di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli (At 13,26-33)

In quei giorni, [Paolo, giunto ad Antiòchia di Pisìdia, diceva nella sinagoga:]

«Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza.

Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non hanno riconosciuto Gesù e, condannandolo, hanno portato a compimento le voci dei Profeti che si leggono ogni sabato; pur non avendo trovato alcun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che egli fosse ucciso.

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Dopo aver adempiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono testimoni di lui davanti al popolo.

E noi vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è realizzata, perché Dio l’ha compiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: “Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato”».

Paolo, rigenerato dalla misericordia del Padre, diventa testimone gioioso per i suoi fratelli minori

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Paolo nella sinagoga di Antiochia di Pisìdia, dopo aver ripercorso le tappe fondamentali della storia del popolo d’Israele secondo la categoria della fedeltà di Dio all’alleanza stipulata con i patriarchi, passa ad annunciare che è giunto finalmente il tempo del compimento della promessa fatta dal Signore. L’atteso si è fatto presente nella persona di Gesù, ma da molti è stato rifiutato; infatti, pur essendo innocente fu messo a morte come un malfattore.

Tuttavia Dio, facendolo risorgere dai morti manifesta che il suo amore è per sempre e, attraverso il Risorto e i suoi testimoni, invita a cogliere l’occasione per lasciarsi riconciliare e riscrivere la storia di amore con Lui da figli, non più da schiavi. Paolo non racconta una storia inventata o edulcorata per convincere della validità del suo pensiero, ma narra la storia di Gesù alla luce della promessa di Dio contenuta nella Legge e i profeti e il suo riflesso nella propria vita di uomo rigenerato dalla morte e risurrezione di Cristo.

Quella di Paolo non è tanto un insegnamento, quanto una testimonianza di rinascita come figlio di Dio, attraverso la morte vissuta quando ha visto crollare tutte quelle convinzioni e pregiudizi che, se da una parte, sostenevano la presunzione di salvarsi attraverso la pratica delle norme della legge, dall’altra alimentavano le contrapposizioni e la guerra “santa” contro i propri fratelli di fede. Paolo testimonia con la sua vita quanto feconda sia la fedeltà di Dio all’uomo che può rinascere solo unendosi alla morte e alla risurrezione di Gesù.

Guardiamo Paolo come esempio e modello di evangelizzatore che si pone nei confronti di chi incontra come un fratello che condivide la gioia di essere riconciliato col Padre. Paolo è come il figlio maggiore della parabola di Luca 15 che alla fine (non scritta dall’evangelista) diventa l’organizzatore della festa per il fratello minore ritornato a casa.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 14,1-6

Io sono la via, la verità e la vita.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

Incontro al Padre

È giunta l’ora per Gesù di «passare da questo mondo al Padre» e prepara i discepoli al distacco. Ogni separazione è una ferita che si apre. Sebbene dolorosa, essa diventa la porta di accesso per andare incontro al Padre. Gesù esorta a credere in Dio e a credere in Lui. Questo vuol dire, da una parte, affrontare la paura del distacco spingendo lo sguardo oltre la morte, e dall’altra, aprirsi all’aiuto di Gesù che, risorto dai morti, viene a prenderci con sé per introdurci nella Casa del Padre.

Gesù non parla semplicemente come un uomo che conosce il suo destino di morte e invita alla rassegnazione, ma è il Figlio di Dio che l’affronta certo di vincerla perché «l’amore è più forte della morte». Il suo destino è segnato e il Padre ha già pronta la corona della vittoria perché «non è possibile che la morte lo tenga in suo potere», come affermava s. Pietro il giorno di Pentecoste annunciando a tutti la risurrezione di Cristo. Credere vuol dire sbilanciarci sul versante della certezza di essere anche noi già vincitori della morte e che il distacco è solo momentaneo perché anche il nostro destino è segnato, il posto nella Casa del Padre già pronto accanto a Gesù.

La verità è che Dio ama l’uomo al punto di inviare suo Figlio; ce lo dona come Luce per gli occhi e pane per il cuore. Grazie a Gesù e al suo sacrificio sulla croce l’intelligenza scopre il fine per il quale esistiamo e la volontà è ispirata a che la meta del nostro cammino sia raggiunta e noi possiamo vivere nella comunione piena col Padre. Gesù Maestro è la Verità che rivela all’uomo l’origine e la meta del suo cammino esistenziale in questo mondo. Gesù Signore è la vita, la vita eterna, ovvero l’amore di Dio che è da sempre e per sempre. Gesù il Figlio di Dio è la via attraverso la quale andiamo incontro all’abbraccio del Padre.

Signore Gesù, Via, Verità e Vita, aiutami a non aver paura di guardare attraverso gli strappi dei fallimenti e delle delusioni che si vengono a creare nella trama dei progetti e delle attese, delle speranze e dei sogni. Insegnami a saper vivere i passaggi della vita non solo come distacchi dolorosi che richiedono rinunce, ma come esperienze di graduale avanzamento nell’esercizio della fede e nella pratica dell’amore fino a fare della mia vita un sacrificio gradito a Dio.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna

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