Commento alle letture del 28 dicembre 2017 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture del 28 dicembre 2017 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

RACHELE PIANGE I SUOI FIGLI

L’Evangelista Matteo, narrando il martirio di tutti i bambini dai due anni in giù trucidati per comando di Erode, ricorda che in questa strage si compie la profezia di Geremia. Ai tempi del profeta, Gerusalemme, simboleggiata da Rachele morta nel dare alla luce Beniamino, piange per i suoi figli che sono stati rapiti e trascinati come schiavi in Babilonia. Il Signore consola il suo popolo. Dice a Giuda che i suoi figli ritorneranno. Con il Signore mai potrà morire la speranza perché è Lui il Creatore in ogni momento di essa. Basta una sua decisione e Gerusalemme sarà di nuovo la città della vita. 

Ascoltate, genti, la parola del Signore, annunciatela alle isole più lontane e dite: «Chi ha disperso Israele lo raduna e lo custodisce come un pastore il suo gregge». Perché il Signore ha riscattato Giacobbe, lo ha liberato dalle mani di uno più forte di lui. Verranno e canteranno inni sull’altura di Sion, andranno insieme verso i beni del Signore, verso il grano, il vino e l’olio, i piccoli del gregge e del bestiame. Saranno come un giardino irrigato, non languiranno più. La vergine allora gioirà danzando e insieme i giovani e i vecchi. «Cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. Nutrirò i sacerdoti di carni prelibate  e il mio popolo sarà saziato dei miei beni». Oracolo del Signore. Così dice il Signore: «Una voce si ode a Rama, un lamento e un pianto amaro: Rachele piange i suoi figli, e non vuole essere consolata per i suoi figli, perché non sono più». Dice il Signore: «Trattieni il tuo pianto, i tuoi occhi dalle lacrime, perché c’è un compenso alle tue fatiche – oracolo del Signore –: essi torneranno dal paese nemico. C’è una speranza per la tua discendenza – oracolo del Signore –: i tuoi figli ritorneranno nella loro terra. Ho udito Èfraim che si lamentava: “Mi hai castigato e io ho subito il castigo come un torello non domato. Fammi ritornare e io ritornerò, perché tu sei il Signore, mio Dio. Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito; quando me lo hai fatto capire, mi sono battuto il petto, mi sono vergognato e ne provo confusione, perché porto l’infamia della mia giovinezza”. Non è un figlio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto? Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza». Oracolo del Signore. Pianta dei cippi, metti paletti indicatori, ricorda bene il sentiero, la via che hai percorso. Ritorna, vergine d’Israele, ritorna alle tue città. Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle? Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la donna circonderà l’uomo! (Ger 31,10-22).

Qual è il vero messaggio che deve giungere al mondo della sofferenza dalla citazione di questa profezia? La morte, il dolore, il pianto non sono la  tomba dell’uomo. Neanche la croce, ogni croce, è il termine o il fine della nostra vita. Sofferenza, dolore, pianto, morte sono la via perché il Signore possa scendere con potenza e creare la vera speranza in ogni cuore. Allo stesso tempo l’Evangelista Matteo ci ricorda che il martirio di ogni bambino, oggi, in modo speciale, il martirio di ogni essere innocente nel grembo della madre, in nome di un diritto assurdo, disumano, stolto, insipiente, frutto di egoismo e di negazione della dignità della persona umana, è opera non solo della cattiveria, della malvagità e crudeltà dell’uomo, ma anche della non conoscenza della verità di Dio. Se una madre conoscesse Dio, di certo non ucciderebbe la sua creatura.

Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.

Come il martirio dei bambini di Betlemme è opera della non conoscenza di Dio, così anche il miliardo di aborti dei nostri giorni è opera della non conoscenza di Dio, del vero Dio, dalla quale è la conoscenza dell’uomo, dell’uomo secondo il suo Creatore.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a conoscere Cristo

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Mt 2, 13-18
Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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