Vangelo del giorno – 1 novembre 2017 – don Antonello Iapicca

SANTI PERCHÈ AMATI, PERDONATI E LIBERATI COME UNA PRIMIZIA DEL CIELO OFFERTA AD OGNI UOMO

La santità è una speranza invincibile incastonata nella forza infinita d’una chiamata. Ancora prima di vedere la luce Dio ci ha chiamati alla santità «mettendoci da parte» nel mondo per «ereditare la Terra del suo Regno» e mostrarne a tutti le primizie. «Forza e coraggio, perché Io sono con te ovunque tu vada»: sono le parole del Signore rivolte a Giosuè fermo dinanzi al Giordano; le ripete anche a noi ogni giorno, chiamandoci a passare il guado. Sulla riva opposta vi è la Terra Promessa, la santità compiuta nell’eterno e pieno appartenere al Signore. In mezzo è il torrente di oggi e domani, persone e fatti che Dio ha preparato per noi.

Davanti ad esso vi siamo noi con la paura della santità, che è quasi certezza di non farcela. La stessa di Giacobbe dinanzi al guado dello Jabbok, solo e in trappola, e quel fiume oscuro che lo aspettava, come un presagio di morte. Giacobbe era un peccatore, ha mormorato e giudicato, ha ingannato e rubato, ma portava sigillata nel fuoco la sua primogenitura; ha lottato con Dio, non ci stava a «perdere la vita». Poi un colpo secco all’anca e non era più quello di prima. Umiliandolo a zoppicare Dio ne aveva fatto un santo. Ora Giacobbe conosceva la propria debolezza benedetta con un nome nuovo, «Israele», che significa «Forte con Dio».

Ecco dunque un santo, il più debole con il Più forte. Tu ed io che trasciniamo i piedi, incapaci di tutto ma aggrappati alla sua misericordia. Lo abbiamo visto anche un istante fa, quando per nulla abbiamo sbranato il fratello, per poi chiedergli balbettanti perdono. Se Dio non ci avesse creato friabili come fette biscottate non avrebbe potuto mostrare al mondo la sua santità. Per questo la debolezza è la nostra «beatitudine», anticipo di quella che sazia la moltitudine dei Santi che ci hanno preceduto nel Cielo. Celebrandoli oggi riviviamo il cammino della Chiesa nei secoli, colmi di gratitudine perché è anche la nostra storia.

«Santi subito», perché no? «Consolati» quando il mondo è «afflitto». «Sazi» e riconciliati in mezzo agli «affamati di giustizia». «Miti» come agnelli in una società di lupi. «Operatori di pace» mentre il mondo prepara la guerra. «Puri» dove tutto è sporco. «Misericordiosi» con chi ci è nemico e ci «perseguita». «Santi per causa di Cristo», «esultanti e felici» del suo amore che abbraccia la nostra «povertà» per far risplendere negli «insulti e nelle menzogne» il volto santo di Dio.

don Antonello Iapicca

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Mt 5, 1-12
Dal Vangelo secondo  Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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