Oltre al fatto prodigioso che questo vangelo di Giovanni ci racconta, una cosa ancora ci stupisce: come mai sono avanzati addirittura dodici canestri di pane. Quei cinquemila uomini e oltre( non sono contati donne e bambini) avevano mangiato abbastanza, tanto da non voler più altro pane.
Come facciamo anche noi a pranzo quando siamo sazi e il cibo rimane. È questo lo stupore che si aggiunge al miracolo che abbiamo ascoltato.
L’amore di Dio sazia. Deborda. È incalcolabile. Non riusciamo a capirlo. Di questo amore nulla va perduto. È questo che vuole Gesù. Che il suo amore in eccesso non si perda. Un amore cioè che dura per sempre, di cui puoi fare scorta per i tempi difficili.
Quante volte abbiamo fatto esperienza di questo amore nella nostra vita? Soprattutto quando quello degli altri ci delude, non c’è, o è misero e meschino. Allora ci siamo rifugiati nell’amore di Dio, che ci consola, ci fa vivere di nuovo. Perché chi perde l’amore o non si sente amato ha la sensazione di morire. L’amore ci fa vivere. Come il pane nutre.
Ma questa scena evangelica è paradigma per la vita di ogni cristiano. Amare oltre il dovuto, tutti, nessuno escluso. Conservare riserve d’amore per chi attraversa tempi difficili. Iniziando da sé stessi.
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Suddividere l’amore che Dio ci dona, a quanti ne hanno bisogno con il poco che siamo. Dio opera nel nostro poco purché glielo consentiamo, e vedremo miracoli di vita anche noi.
Un amore eccedente quello di Dio per ciascuno di noi. Come ne faccio esperienza? Come mi faccio strumento di questo amore? Ho la convinzione che ogni mio gesto d’amore autentico non è mai perduto ma è visto e apprezzato dagli occhi di Dio?
Sr Palmarita Guida
A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade
