Omelia dell’Em.mo Cardinale Vรญctor Manuel Fernรกndez,Giร Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede.
In questa Pasqua Cristo ci dice: โTutto ciรฒ che il Padre mi dร , verrร a me… La sua volontร รจ che io non perda nulla di quanto egli mi ha datoโ. Che immensa dolcezza hanno queste parole.
Papa Francesco รจ di Cristo, appartiene a Lui, e ora che ha lasciato questa terra รจ pienamente di Cristo. Il Signore ha preso Jorge Bergoglio con se sin dal suo battesimo, e lungo tutta la sua esistenza. Lui รจ di Cristo, che ha promesso per lui la pienezza della vita.
Sapete con quanta tenerezza parlava di Cristo Papa Francesco, come godeva il dolce nome di Gesรน, come buon gesuita. Lui sapeva bene di essere suo, e sicuramente Cristo non lโha lasciato, non lโha perso. Questa รจ la nostra speranza che celebriamo con gioia pasquale sotto la luce preziosa di questo Vangelo di oggi.
Non possiamo ignorare che stiamo celebrando pure la giornata dei lavoratori, che stavano tanto a cuore a Papa Francesco.
Ricordo un video che tempo fa ha inviato per una riunione di imprenditori argentini. A loro diceva: “Non mi stancherรฒ di fare riferimento alla dignitร del lavoro. Qualcuno mi ha fatto dire che propongo una vita senza fatica, o che disprezzo la cultura del lavoro”. Infatti alcuni disonesti hanno detto che Papa Francesco difendeva i pigri, i fuchi, i delinquenti, gli oziosi.
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Ma lui insisteva: “Immaginate se si puรฒ dire questo di me, un discendente di piemontesi, che non sono venuti in questo Paese con il desiderio di essere sostenuti ma con una grande voglia di rimboccarsi le maniche e costruire un futuro per le loro famiglie”. Si vede che lโavevano seccato.
Perchรฉ per Papa Francesco il lavoro esprime e nutre la dignitร dell’essere umano, gli permette di sviluppare le sue capacitร , lo aiuta ad accrescere relazioni, gli permette di sentirsi collaboratore di Dio per prendersi cura e migliorare questo mondo, lo fa sentire utile alla societร e solidale con i suoi cari. Ecco perchรฉ il lavoro, al di lร delle fatiche e delle difficoltร , รจ un percorso di maturazione umana. E per questo ha affermato che il lavoro “รจ il miglior aiuto per un povero”. Per di piรน. “non c’รจ povertร peggiore di quella che priva il lavoro e la dignitร del lavoro”.
Vale la pena ricordare le sue parole nel viaggio a Genova. Li sosteneva che โattorno al lavoro si edifica lโintero patto socialeโ e che quando ci sono problemi col lavoro โรจ la democrazia che entra in crisiโ. Poi riprendeva con ammirazione quello che dice la Costituzione italiana nellโarticolo 1: โLโItalia รจ una repubblica democratica, fondata sul lavoroโ.
Dietro a questo amore per il lavoro c’รจ una forte convinzione di Papa Francesco: il valore infinito di ogni essere umano, un’immensa dignitร che non va mai perduta, che in nessun caso puรฒ essere ignorata o dimenticata.
Ma ogni persona รจ cosรฌ tanto degna, e deve essere presa cosรฌ tanto sul serio, che non si tratta solo di darle delle cose, ma di promuoverla. Cioรจ, che possa sviluppare tutto il bene che ha in sรฉ, che possa guadagnarsi il pane con i doni che Dio le ha dato, che possa sviluppare le sue capacitร . Cosรฌ ogni persona รจ promossa in tutta la sua dignitร . Ed รจ qui che il lavoro diventa cosรฌ importante.
Ora attenti, diceva Francesco. Unโaltra cosa sono alcuni falsi discorsi sulla โmeritocraziaโ. Perchรฉ una cosa รจ valutare i meriti di una persona e premiare i suoi sforzi. Un’altra cosa รจ la falsa “meritocrazia”, che ci porta a pensare che solo hanno meriti quelli che hanno avuto successo nella vita.
Diamo un’occhiata a una persona che รจ nata in una buona famiglia ed รจ stata in grado di aumentare la sua ricchezza, condurre una buona vita con una bella casa, auto, vacanze all’estero. Va tutto bene. Ha avuto la fortuna di crescere nelle giuste condizioni e ha compiuto azioni meritorie. Cosรฌ, con le capacitร e il tempo ha costruito una vita molto confortevole per sรฉ e per i suoi figli.
Allo stesso tempo, uno che lavora con le sue braccia, con meriti uguali o maggiori dovuti agli sforzi e al tempo che ha investito, non ha nulla. Non ha avuto la fortuna di nascere nello stesso contesto e, per quanto sudi, riesce a malapena a sopravvivere.
Vi racconto un caso che non posso dimenticare: un giovane che ho visto piรน volte vicino a casa mia a Buenos Aires. Lo trovavo per strada, svolgendo il suo lavoro, che era raccogliere cartoni e bottiglie per alimentare la sua famiglia. Quando andavo all’Universitร al mattino, quando tornavo, eppure di notte lo trovavo lavorando. Una volta gli ho chiesto: “Ma quante ore lavori tu?” Ha risposto: “Tra 12 e le 15 ore al giorno. Perchรฉ ho diversi figli da mantenere e voglio che abbiano un futuro migliore del mio”.
Allora gli ho domandato: “Ma quando stai con loro?” Ed ha risposto: “Devo scegliere, o sto con loro o porto loro da mangiare”. Nonostante ciรฒ, una persona ben vestita che passava di lรฌ gli disse: “Vai a lavorare pigro!”. Queste parole mi sono sembrate di una crudeltร e di una vanitร orrende. Ma quelle parole si trovano anche nascoste dietro ad altri discorsi piรน eleganti.
Papa Francesco ha lanciato un grido profetico contro questa falsa idea. E in diverse conversazioni mi faceva notare: guarda, ci portano a pensare che la maggior parte dei poveri lo sono perchรฉ non hanno โmeritiโ. Sembra che sia piรน degno quello che ha ereditato tanti beni di quello che ha fatto lavori pesanti tutta la vita senza riuscire a risparmiare qualcosa e nemmeno a comprarsi una piccola casa.
Per quello affermava in Evangelli gaudium che in questo modello โnon sembra abbia senso investire affinchรฉ quelli che rimangono indietro, i deboli o i meno dotati possano farsi strada nella vitaโ (EG 209).
La domanda che ritorna รจ sempre la stessa: i meno dotati non sono persone umane? I deboli non hanno la stessa nostra dignitร ? Quelli che sono nati con meno possibilitร devono solo limitarsi a sopravvivere? Non cโรจ per loro la possibilitร di avere un lavoro che permetta a loro crescere, svilupparsi, creare qualcosa di migliore per i loro figli? Dalla risposta che diamo a queste domande dipende il valore della nostra societร .
Ma permettetemi presentare pure Papa Francesco come un lavoratore. Lui non solo parlava del valore del lavoro, ma tutta la sua vita รจ stato uno che viveva la sua missione con grande sforzo, passione e compromesso. Per me รจ stato sempre un mistero capire come poteva sopportare, anche essendo un uomo grande e con diverse malattie, un ritmo di lavoro cosรฌ tanto esigente. Lui non solo lavorava al mattino con diverse riunioni, udienze, celebrazioni ed incontri, ma anche tutto il pomeriggio. E mi รจ sembrato veramente eroico che con le pochissime forse che aveva nei suoi ultimi giorni si รจ fatto forte per visitare un carcere.
Non รจ che possiamo prenderlo come esempio, perchรฉ lui mai si prendeva alcuni giorni di vacanze. A Buenos Aires, dโestate, se non trovavi un prete sicuramente trovavi lui. Quando era in Argentina non usciva mai a cena, al teatro, a passeggiare o a vedere un film, non si prendeva mai un giorno completamente libero. Invece noi, essere normali, non potremmo resistere. Ma la sua vita รจ uno stimolo per vivere con generositร il nostro lavoro.
Quello che voglio mostrare perรฒ รจ fino a che punto lui ha compreso che il suo lavoro era la sua missione, il suo lavoro di ogni giorno era la sua risposta allโamore di Dio, era lโespressione della sua preoccupazione per il bene degli altri. E per queste ragioni il lavoro stesso era la sua gioia, il suo alimento, il suo riposo. Esperimentava quello che dice la prima lettura che abbiamo ascoltato: โnessuno di noi vive per se stessoโ.
Chiediamo per tutti i lavoratori, che a volte devono lavorare in condizioni poco gradevoli, perchรฉ possano trovare il modo di vivere il loro lavoro con dignitร e speranza, e perchรฉ ricevano un compenso che permetta loro di guardare avanti con speranza.
Ma in questa Messa, con la presenza della Curia vaticana, teniamo conto che anche noi nella Curia lavoriamo. In effetti, siamo lavoratori che rispettiamo un orario, che svolgiamo i compiti che ci sono stati assegnati, che dobbiamo essere responsabili e sforzarci e sacrificarci nei nostri impegni.
La responsabilitร del lavoro รจ anche per noi in Curia un cammino di maturazione e di realizzazione come cristiani.
Infine, fatemi ricordare lโamore di Papa Francesco verso san Giuseppe, quel forte e umile lavoratore, quel falegname di un piccolo paese dimenticato, che col suo lavoro si prendeva cura de Maria e di Gesรน.
E ricordiamo pure che quando Papa Francesco aveva un grosso problema, metteva un pezzetto di carta con una supplica sotto lโimmagine di san Giuseppe. Allora chiediamo a san Giuseppe che nel cielo dia un forte abbraccio al nostro caro Papa Francesco.
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