ร lapidario lโapostolo Giovanni: ยซNon amiamo a parole nรฉ con la lingua, ma con i fatti e nella veritร ยป, inizia cosรฌ la seconda lettura, tratta dalla Prima lettera di Giovanni. Amare, questo sembra essere lโobiettivo, la meta. E amore รจ lo stile che, guardandoci attorno, respiriamo se fissiamo lo sguardo su Gesรน di Nazaret e su chi nella storia รจ stato vero testimone del Vangelo. Amare, questo forse il passo e la scelta piรน difficile quando il cuore ti suggerisce di seguire lui e la sua parola.
Poi davanti noi, in questa V domenica di Pasqua, si materializza il Vangelo, breve e intenso. Pochi tratti, quasi fossero un dipinto: vite, tralci e un agricoltore. Ma nello stomaco e nel cuore il fuoco vince a scapito della tranquillitร . E quella che ci sta davanti non รจ semplicemente unโimmagine, una metafora affascinante e poetica, uno dei mille possibili modi di parlare di Dio.
Vite, tralci e un agricoltore determinato a rendere la sua vite bella e feconda sono una sorta di progetto di vita, di proposta sfacciata, tra lโinsolente e lo scomodo.
Vite, tralci e un agricoltore sono lโennesima possibilitร che Dio ci dร per renderci ciรฒ che di fatto potremmo davvero essere: un capolavoro.
Lโagricoltore รจ Dio. E le letture di questa V domenica di Pasqua non fanno altro che ricordarci quanto sia forte il legame che ci unisce a lui e che rende possibile anche lโimpossibile. Dio ha sempre fatto di tutto per salvare, proteggere, riscattare, curare la sua fragile vite, il suo popolo, i suoi figli. Ma ora, per noi, lui va ancora oltre. Non siamo solo la sua vite, ma egli stesso si รจ fatto vite, lui si รจ fatto fragilitร , tempo, umanitร : lui si รจ fatto noi perchรฉ in noi potesse scorrere la sua stessa vita, perchรฉ noi potessimo diventare come lui eternitร , amore.
Il dono รจ grande. Ma il dono รจ una proposta. ร una possibilitร da scegliere. ร una decisione da vivere.
Lโagricoltore cโรจ. La vite cโรจ. Ma restare o non restare connessi con lui non รจ che una scelta. Permettere alla vita di Dio di attraversarci non รจ frutto di casualitร , destino, fortuna, semplice e non voluta predilezione. La vite cโรจ, ed รจ rigogliosa, anche quando le tempeste della vita la sferzano. Ha affondato le radici in noi e nulla la sradica dalla nostra umanitร . Ma noi dovremmo smetterla di sentirci sempre e solo rametti spezzati dai venti. E se anche fosse, noi possiamo comunque rimanere agganciati alla vite, qualsiasi sia il vento che ci colpisce. Purchรฉ lo vogliamo!
La potatura non รจ unโeliminazione forzata di un โramettoโ ribelle, non rispettoso, non allineato con il Catechismo. Chi รจ agricoltore sa che la vite viene curata, accompagnata, non trascurata. La potatura elimina ciรฒ che รจ giร morto, non ciรฒ che รจ solo ferito. Ma noi, โrametti feritiโ, dobbiamo metterci del nostro perchรฉ la morte non ci travolga, perchรฉ lโodio, i germi di vendetta, la voglia di farsi i fatti propri โ sempre capace di fare capolino quando il mondo ci ha deluso e continua a farloโฆ โ la superficialitร , lโautodifesa da relazioni impegnative non diventi il nostro stile di vita. Tutto questo genera non-vita e poi morte. E potatura diventa nullโaltro se non la ratifica di quanto abbiamo scelto e provocato con le nostre stesse mani.
Rimanere in lui invece รจ la nostra possibilitร di amare, e amare con i fatti, amare tutte le volte in cui lโamore puรฒ essere la sola risposta che il mondo vorrebbe ricevere.
Lโamore che il Vangelo chiede non รจ possibile se non ti scorre dentro la vita di Dio.
Lโamore che salva tutto e tutti, lโamore che puรฒ aprire uno spiraglio di pace anche quando tutto sembra orientato alla guerra, lโamore che credi possa far rifiorire anche il cuore piรน gelido, lโamore gratuito e liberante รจ davvero possibile; รจ, sรฌ, proprio di Dio, ma lui lo ha reso possibile anche per noiโฆ se stretti a lui, alla sua parola, alla sua vita.
Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com
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