Riflessioni su “Don Lorenzo Milani, Lettere alla mamma” a cura di Aurelio Antista

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Relazione tenuta l’ 8 novembre 2017 nell’ambito dei Mercoledì dell Spiritualità 2017

DON LORENZO MILANI – CAPACITÀ DI PAROLA COME CAMMINO DI UMANIZZAZIONE

promossi dalla Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

“La mia liberalissima Mamma”

“Tanti hanno scritto della durezza, dell’ironia, della spietatezza di mio figlio, uomo e prete, e per un verso hanno ragione… Voglio che Lorenzo sia conosciuto meglio. Che si dica anche della sua allegrezza. E’ per questo che non escludo, prima o poi, di pubblicare anch’io una scelta delle sue lettere”. Chi parla così è Alice Weiss, la madre di don Lorenzo Milani, Priore di Barbina, di cui quest’anno ricordiamo il 50° della morte.

Alice faceva quella promessa in un’intervista del 1970 a Nazzareno Fabbretti e, dopo tre anni (febbraio 1973), pubblicava 175 lettere del figlio a lei indirizzate. Da queste traspare con estrema limpidezza l’affetto tenerissimo che Lorenzo nutriva per la madre. Essa era per lui amica e confidente, luogo di rifugio e polo dialogico cui rivelava le cose più intime, le gioie e le preoccupazioni, i progetti e le iniziative pastorali. Arrivava a farle pazientemente copia dei documenti importanti che scriveva o riceveva. Le chiedeva sempre il parere, anche se poi faceva a modo suo. Lei rispettava le opinioni del figlio (“la mia liberalissima mamma” la definisce in una lettera). Naturalmente, se qualcosa non gli tornava Lorenzo non se ne stava zitto, ma con la madre si limitava ad usare un tono dolce e rispettoso, a differenza di quanto faceva con gli altri.

Il tutto è confermato da Alice nell’intervista citata: “Con me Lorenzo fu sempre tenero, affettuoso, devoto. Devoto, ecco la parola: la sua per me era una vera devozione. Non mi ha mai preso in giro, nemmeno affettuosamente, non ha mai giocato con me con quei sarcasmi che tanti altri, a loro spese, hanno conosciuto di lui”.

Quale è stato il segreto della vita di don Milani? La madre, nell’intervista a Nazzareno Fabbretti, ci aiuta a individuare quel segreto: “Mi preme che si conosca il prete… quel sacerdote unico che Lorenzo è stato… Mi preme che si sappia la verità, che si renda onore alla Chiesa anche per quello che lui è stato nella Chiesa; e che anche la Chiesa renda onore a lui… Quella Chiesa che lo ha fatto tanto soffrire ma che gli ha dato il sacerdozio, e la forza di quella fede che resta per me il mistero più profondo di mio figlio… Se non si comprenderà il sacerdote che Lorenzo è stato difficilmente si potrà capire di lui anche il resto”. Lorenzo Milani è, innanzitutto, sacerdote di Gesù Cristo, questo il forte convincimento della madre. Proprio lei, ebrea non credente, è sicura che ogni aspetto dell’essere e del fare di suo figlio: la passione che metteva in ogni cosa, l’amore incondizionato per i suoi ragazzi, il confronto a volte violento con la gerarchia della Chiesa (“la mia famiglia”, la chiamava), e perfino le sue famose invettive, avevano una radice comune: il suo sacerdozio che lo rendeva ministro e testimone di Cristo, l’uomo-per-gli-altri, colui che si è fatto tutto-a-tutti e si è speso totalmente per la salvezza ditegli uomini. Così è stato Cristo. Così ha cercato di essere lui, il prete Lorenzo Milani.

La conferma più autorevole della fondatezza di questa “lettura ermeneutica” della figura di don Milani ce l’ha offerta recentemente Papa Francesco che il 20 giugno scorso si è fatto pellegrino a Barbiana. “Sono venuto a Barbiana – ha detto quel giorno il Papa – per rendere omaggio alla memoria di un sacerdote che ha testimoniato come nel dono di sé si incontrano i fratelli nelle loro necessità e li si serve, perché sia difesa e promossa la loro dignità di persone con la stessa donazione di sé che Gesù ci ha mostrato, fino alla croce… La dimensione sacerdotale è la radice di tutto quello che ha fatto. Tutto nasce dal suo essere prete”. 

Il Papa ha citato anche la madre di Lorenzo: “Diceva sua madre Alice: ‘Mio figlio era in cerca dell’Assoluto. Lo ha trovato nella religione e nella vocazione sacerdotale’… Questo prete ‘trasparente e duro come un diamante’ – ha concluso Papa Francesco – continua a trasmettere la luce di Dio sul cammino della Chiesa”.

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