Per quanto possiamo sforzarci di fare cose belle per il Signore, tutte queste bellezze passeranno. L’invito è a non restare ammaliati dalle loro apparenze, per quanto certe opere grandiose abbiano un certo gusto quasi di immortalità. Proprio tutto, su questa terra, è transitorio.
«Non resterà pietra su pietra», preannunciò Gesù nel vangelo che Luca scrisse alla luce della drammatica distruzione del Tempio di Gerusalemme. L’evangelista riportava l’ammirazione di coloro che si soffermavano sulla preziosità esteriore dell’edificio.
La bellezza – smuovendo sensi e affetti – può sicuramente rimandare a Dio, se restiamo nella consapevolezza che anche il capolavoro più affascinante che può uscire dalle nostre mani non sarà che un umile riflesso del suo eterno Splendore. Parliamo qui nello specifico di arte, ma potremmo estenderlo anche a tante opere buone e preziose, dalla catechesi al sociale, pensiamo ad ospedali, scuole e biblioteche; ma pure a tutti i nostri successi e alle sicurezze che ci siamo costruiti.
Ma il giorno in cui vedremo la Luce faccia a faccia, finalmente, ogni specchio che avevamo costruito per convogliare qualche raggio sarà poca cosa; anzi andrà in frantumi. E noi non abbiamo affatto paura di tutto ciò, ma piuttosto lo attendiamo con gioia. Ogni attaccamento o dipendenza da cose caduche ci allontana dal vivere al meglio l’incontro promesso con l’Assoluto. Solo a Lui affidiamoci.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia e in Filosofia ha conseguito il dottorato in Ontologia Trinitaria – Teologia all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI). È socio ordinario dell’Associazione Teologica Italiana. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain”. È docente nelle scuole secondarie della Liguria e di Teologia Fondamentale all’ISSRM di Foggia. È un Piccolo Fratello dell’Accoglienza.
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
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