Contagio
Ci assomigliano, i due di Emmaus.
Nel loro incedere affaticato, scoraggiato. Nel loro sentirsi vittime di un destino cinico e baro. Nelle rimostranze che, in fondo, vorrebbero rivolgere a Dio e alla sua perenne distrazione. Non si vede quanto siamo tristi? E sfiniti e pieni di paure? Dalla minaccia di guerra che bussa alla porta delle nostre case? Dio non vede e non se ne cura?
Cammina accanto a noi, invece, il risorto, anche se non lo riconosciamo.
E chiede come stiamo, coma va.
Non si vede abbastanza dalle nostre facce?
Vorrei assomigliare un poโ, ai discepoli di Emmaus.
Il loro incontro col risorto รจ stato segnato da quella frase sconcertante: noi speravamo.
La speranza declinata al passato.
Poi lo scossone di quel forestiero che, no, non sapeva cosa era accaduto a Gerusalemme, anche se parlavano della sua morte. E che li aveva amabilmente presi in giro e catechizzati.
Poi, allo spezzare del pane, tutto era diventato evidente, appena prima che egli sparisse.
Parlano in fretta, ora, i due tardoni (brachicardici li ammonisce Gesรน, lenti di cuore).
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Si sovrappongono, esagitati, scossi dallโincontro col pellegrino.
Bevono le loro parole, i pavidi apostoli.
Ascoltano e confermano le tante notizie. Ora sono due maschi a parlarne, non le donne che, si sa, sono sempre emotivamente instabili.
E mentre parlano arriva.
Lui, il risorto. Il presente. Il Signore.
Quando raccontiamo agli altri la nostra esperienza di fede, quando lโincontro con Dio trasuda dalle nostre parole, Gesรน si manifesta nel cuore di chi ci ascolta.
ร cosรฌ, la fede, un comunicare da bocca a orecchio. Da cuore a cuore.
Paura
Ma hanno paura. Troppa per credere.
Paura che sia unโillusione, una finta, un trucco, un inganno. E i dubbi, pronti, sono lรฌ a battere cassa, a fare lโelenco dellโimprobabilitร di quanto successo. I nostri dubbi.
Hanno paura di credere, di osare, i discepoli.
ร troppo bello per essere vero. Una pia illusione inventata da qualcuno come anestetico a questa vita immensamente crudele. Oppio dei popoli, droga per i poveri.
ร un fantasma. Evanescente.
Un ricordo. Unโallucinazione. Un ectoplasma.
Cosรฌ, troppo spesso, ancora oggi, proprio in questi tempi difficili, pensiamo che sia Gesรน: un bravo tipo perso nei fumi sacri della Storia. Un fantasma, appunto.
Gesรน, come con Tommaso, insiste, osa, scuote, obbliga, invita alla concretezza, ad alzare lo sguardo.
Guardate, toccate, vedete.
Ed รจ un poโ di pesce arrostito condiviso a convincerli.
Un gesto di assoluta concretezza.
Solo nei colori, nei suoni, negli odori, nei ricordi, possiamo riconoscere il Risorto.
ร concreta la fede. Fatta di sudore e sangue.
Di alti e bassi. Di crisi e di rinascita.
Di dubbi abissali e di slanci. Non puรฒ essere diversamente. Non puรฒ che essere cosรฌ la nostra vita, anche se credenti, proprio perchรฉ discepoli.
ร cosรฌ, la fede.
I doni
Ci riempie di doni, il Signore.
La pace, anzitutto. Quella che ci deriva dalla certezza di essere amati.
La pace che non รจ unโirrealistica utopia di un mondo che, invece di andare verso lโunitร , sembra esplodere nellโodio e nella violenza.
La pace che sembra essere manifestazione di debolezza in una tensione mondiale che ha esacerbato i toni, ampliato le divisioni, manifestato le furberie e gli inganni, portato alla luce la tenebra che ci abita.
Il cristiano รจ pacifista perchรฉ pacificato, perchรฉ, in Cristo risorto, sa che nessuna croce รจ definitiva.
La pace, che non esclude momenti di sconforto, di dubbio, di rabbia, รจ un dono che va accolto e conquistato. Il primo dono ai credenti.
Dimorare nella pace significa mettere Cristo al centro, prenderlo come punto di riferimento definitivo e vincolante. Costruire un metro quadro di pace attorno a me, nei pensieri, nelle parole, nei gesti.
Amare. Vivere da risorti.
La resurrezione non รจ qualcosa che ci capiterร un giorno, se facciamo i bravi.
Ma la condizione in cui siamo posti da ora, se credenti.
Una mente spalancata
Per poter vivere da persone riconciliate col mondo e con gli altri, con noi stessi e col nostro passato, siamo chiamati a interpretare e leggere la nostra vita alla luce della resurrezione.
Difficile, ovvio.
Mi consola il fatto che gli apostoli, prima di noi, abbiano dubitato, come me.
Eppure quella รจ la strada, lโunica percorribile, lโunica vera.
Il mondo da sempre รจ divorato dalla violenza e dallโegoismo e lโuomo, nonostante le periodiche e illusorie prospettive che vedono in esso una bontร naturale nei fatti indimostrabile, รจ segnato dallโombra del peccato e della morte.
Eppure siamo salvati e redenti.
Risorti con Cristo, cerchiamo le cose di lassรน, dove รจ seduto il Cristo.
Lo Spirito, dono del risorto, ci permette, attraverso la meditazione della Scrittura, di leggere la nostra vita ad un livello piรน profondo e autentico.
Ed รจ quello che stiamo facendo qui, ora.
Solo alla luce del risorto possiamo gettare leggere la Storia dalla prospettiva di Dio.
Una gran bella prospettiva.
Alziamo lo sguardo, ancora. Non siamo soli.
Siamo amati. Scegliamo di amare.
Io ci sono e sono con voi. Ogni giorno alle 20 (Alle 21 la domenica) sui miei canali Facebook e Youtube non mancate la piccola lectio #FTC per far crescere la fede e la speranza.
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