Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 5 Agosto 2023

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Si rattrista Erode, tenero! Si rattrista per avere fatto quella promessa avventata davanti alla danza sensuale della figlia di Erodiade. Ma si sa, l’uomo è uomo anche con una corona in testa e gli ormoni mica sono acqua fresca. E poi la figlia della sua compagna è intrigante come la madre ma con un bel po’ di anni in meno: come resistere senza fare il grandioso?

Si rattrista, anima bella, per essersi fatto così palesemente ingannare dalla sua amante che ha giurato vendetta per le parole vere ma Imbarazzanti del profeta Giovanni. Si rattrista perché ascoltava volentieri quel focoso messaggero di Dio, novello Elia, così diverso dai sacerdoti di regime, e che, in qualche modo, gli smuoveva qualche nostalgia profonda, qualche barlume di anima e di coscienza, almeno quel pezzo che non aveva sacrificato all’idolo del potere e della violenza.

Si rattrista, tanto! Probabilmente quella scelta lo ha scosso al punto da fargli saltare cena. Ma lo fa decapitare ugualmente. Tristemente, immagino. Ma la vita di un re, fantoccio peraltro, e pallida ombra del padre, è complicata. E il potere va mantenuto anche a costo di qualche sacrificio, e soprattutto il giudizio dei commensali e dei lacchè di corte, che continuamente, dietro le sue spalle, fanno paragoni con il grande Erode suo padre, deve essere smentito.

Comandare significa anche sacrificare qualcosa all’altare del potere. Come la vita di Giovanni, in questo caso, il più grande profeta mai esistito. D’altronde quante cose anche noi sacrifichiamo per paura del giudizio altrui? Quante volte temiamo di dirci discepoli per non apparire fuori moda e con il rischio di passare per bigotti?

Quella raccontata dal Vangelo di oggi è una squallida storia di rapporti malati, di finti amori, di amori tossici, di femmine e maschi, che conferma tutti i triti luoghi comuni sulle vicende amorose. Ma Giovanni, lui, resta. E quell’idiota di Erode Antipa lo ricordiamo solo per quel crimine senza senso.

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 14,1-12

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