Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 31 Gennaio 2023

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Una donna che soffre di perdite da dodici anni. Una ragazza di dodici anni che sta morendo. Dodici, in Israele, è il numero della pienezza. Un dolore compiuto, traboccante: una donna che, a causa delle leggi sulla purezza che vietano di toccare una donna mestruata non riceve un abbraccio da dodici anni, una adolescente che non vedrà mai lo sbocciare della vita. L’evangelista Marco, con grande capacità narrativa, incrocia le storie di questi due dolori.

L’emorroissa perde sangue, un flusso continuo. Non è capace a gestire le sue emozioni, si spende, si fa usare, sfruttare e alla fine non ha più nessuna relazione. La figlia di Giairo viene ancora considerata una bambina anche se il termine usato da Gesù indica una ragazza ormai in grado di diventare donna. Sono atteggiamenti anche simbolici che definiscono i nostri limiti: spesso siamo travolti dagli altri, perdiamo energie, doniamo affetto alle persone sbagliate e restiamo senza abbracci. Spesso restiamo infantili e gli altri ci trattano così, senza vedere il cambiamento che portiamo nel nostro cuore.

Due storie di morte, quindi. Ma il datore di vita rimette le cose al loro posto, ricuce gli strappi, restituisce a vita nuova. La vita dona vita, l’amore ricrea amore. Non è l’emorroissa a contaminarlo, è lui che la guarisce. E la fanciulla non è morta, ma dorme. Quando sperimentiamo il nostro limite, quando pensiamo di non essere in grado, di non essere capaci, di non avere in noi la forza per farcela, il Signore ci restituisce dignità, rende possibile ciò che pensavamo essere impossibile, contro ogni parere. Facciamo tacere tutti i canti di lamento, allora, perché irrompe nella nostra vita il Dio della vita e la riempie di stupore.

Non perdiamo più energia, vita, a rincorrere apprezzamenti, attenzioni, approvazione, dissanguandoci. Non lasciamo morire l’uomo e la donna che possiamo diventare, immobilizzati nel giudizio degli altri. È qui il Dio della vita. Ed è il nostro Dio.

Fonte: Il mensile “Amen – la Parola che salva

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