Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 28 Aprile 2023

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Anche noi saremmo rimasti storditi dalle parole del Signore, fidatevi. Il dialogo nato dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci ora รจ diventato rovente. Non si tratta solo di cercare un pane che sazia e questo pane รจ colui che il Padre ha mandato. Gesรน chiede di mangiare la sua carne e bere il suo sangue per avere in noi la vita di Dioโ€ฆ

Prego? Cosa sta dicendo il Signore? Ci invita forse a praticare il cannibalismo? La comunitร , anni dopo la resurrezione, rileggerร  queste parole alla luce della cena del Signore e cosรฌ possiamo accoglierle. Ma per i suoi contemporanei il linguaggio era ancora diverso: il sangue รจ il principio vitale degli esseri viventi, la carne la parte fragile dell’essere umanoโ€ฆ Per accedere a Dio siamo chiamati ad avere in noi la vita stessa di Cristo senza scandalizzarci se Dio parla attraverso di lui, apparentemente fragile uomo come tutti noi. Ai giudei (e a coloro fra noi) abituati al meraviglioso, al miracoloso, un invito assolutamente destabilizzanteโ€ฆ

Mangiare la sua carne, cioรจ accogliere la pochezza della sua manifestazione e bere il suo sangue, cioรจ attingere alla forza vitale del Signore, ci permette di essere innestati nella vita eterna, che รจ la vita di Dio, l’Eterno. E, profeticamente, il Signore conclude: chi mangia di me vivrร  per me. Sรฌ, รจ vero, e molti di noi lo possono testimoniare: segnato per sempre, ne รจ nutrito per sempre. Non guarisce piรน colui la cui malattia รจ Cristo.

E la comunitร  apostolica, prima, e la riflessione liturgica, spirituale e teologica poi, hanno identificato nella cena del Signore, nel pane e nel vino, quella carne e quel sangue di cui Gesรน parla. Nutrirci dell’eucarestia, della Parola, celebrare la presenza del risorto nella cena, ci permette di dimorare in Cristo, di rimanere in lui, di crescere nella conoscenza di Dio, non come sforzo intellettuale o devoto, ma come esperienza quotidiana di vita.

โœ๏ธ Commento al brano del Vangelo di: โœ Gv 6,52-59

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