HomeVangelo del GiornoPaolo Curtaz - Commento al Vangelo del 27 Marzo 2024

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 27 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 26,14-25

Farò la Pasqua da te con i miei discepoli. Così i discepoli contattano un tale indicatogli dal Maestro per avere in prestito una stanza al piano superiore. Una stanza addobbata per la cena pasquale, per il seder di Pesach, che fa memoria della notte in cui Israele fuggì dall’Egitto dopo avere celebrato quella liberazione imminente.

Anche quest’anno il Signore dice a me, dice a te: farò la Pasqua da te. Chiede la stanza del mio cuore, della mia vita. E poco importa se è una stanza buia o sporca, poco importa se non l’abbiamo addobbata come sarebbe convenuto.

E accade: quando accogliamo nella nostra vita la sua presenza, quando ci mettiamo in un angolo della stanza, appoggiati allo stipite della porta a guardare il dono d’amore che si sta per consumare, quando la nostra vita si fa accoglienza, il nostro cuore diventa tempio e tabernacolo. Tu l’hai detto.

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Molte volte, nel vangelo di Matteo, Gesù dona questa risposta ad una domanda diretta. Così al Sommo sacerdote che gli chiede se egli sia il Figlio di Dio, così a Pilato. Tu lo dici: sta a te decidere. Sta a te decidere se Gesù è il Messia, sta a te decidere se è innocente, sta a te decidere, Giuda, se vuoi essere il traditore.

Davanti ad un mondo che incolpa sempre gli altri, che fugge le proprie responsabilità, Gesù ci tratta da adulti, ci obbliga a stare davanti alle nostre scelte senza scappare. Non è colpa degli altri se la mia vita va male, non è che ce l’hanno con me in ufficio e quindi sono infelice, non è che ho avuto un’infanzia difficile e allora divento un violento.

Possiamo essere influenzati fino al limite, pagare un pesante pedaggio al nostro passato, alla nostra formazione, al nostro carattere, ma restiamo straordinariamente liberi. Così è Giuda: libero di decidere se fare il traditore o meno, in realtà Giuda non sembra voler consegnare Gesù, come leggeremo nel processo, ma piuttosto combinare un incontro col Sinedrio, forse nella segreta speranza di vedere Gesù riconosciuto come Messia. Povero Giuda. E poveri noi.

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FONTE: Amen – La Parola che salvaIl blog di Paolo

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