Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 14 Maggio 2025

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Vangelo di Giovanni – Gv 15,9-17

Non vi chiamo piรน servi, ma vi ho chiamato amici.

In quel tempo, Gesรน disse ai suoi discepoli:
ยซCome il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perchรฉ la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo รจ il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore piรน grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciรฒ che io vi comando. Non vi chiamo piรน servi, perchรฉ il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perchรฉ tutto ciรฒ che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perchรฉ andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perchรฉ tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altriยป.

Parola del Signore.

Cโ€™รจ lโ€™amore: bello, inebriante, desiderato. Tutti lo sperimentano, chi piรน, chi meno, non cโ€™รจ bisogno della fede per amare. Lโ€™amore permea la nostra vita, ogni vita.

Ogni amore รจ emanazione di Dio, invenzione di Dio, fragile fiore affidato alla nostra custodia per accudirlo e farlo sbocciare. E proprio lโ€™amore รจ esperienza comune di molte persone, sogno segreto, senso della vita.

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Poi cโ€™รจ un amore piรน grande, dice il Signore, un amore eccedente, esagerato, creativo come quello di Dio. Ed รจ un amore che sa donare solo la vita, che vivifica, che libera.

Quante volte dietro al termine amore nascondiamo egoismi e piccinerie, quante volte appellandoci allโ€™amore facciamo leva sui sensi di colpa, su piccoli ricatti cosรฌ che lโ€™amore diventa mortificante.

Mettiamoci alla scuola del Maestro, oggi, impariamo da lui ad amare donando vita, donando lโ€™amore che abbiamo ricevuto dal Padre.

Come ha saputo fare Mattia, apostolo di riserva. Giuda se nโ€™รจ andato e gli apostoli desiderano ricomporre quel numero simbolico, dodici, che in Israele indica pienezza, dodici sono i mesi dellโ€™anno, dodici sono i figli di Giacobbe capostipiti delle tribรน.

Serve qualcuno che, come loro, abbia seguito il Maestro fin dallโ€™inizio e gettano la sorte che cade su Mattia, apostolo di riserva.

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Gli apostoli hanno finalmente capito di essere coinvolti in un progetto molto piรน grande di loro, che li supera e li trascende, che li rende strumenti di qualcosa di straordinario e unico.

Si mettono da parte, si pongono a servizio del Regno, cercano di recuperare la logica che ha spinto il Signore a sceglierli.

Cosรฌ fa la Chiesa, quella di Dio non quella piccina delle nostre beghe, quando si trova davanti a scelte inusuali: si appella alle origini, torna agli esordi.

Questa sia sempre la nostra attenzione di discepoli, oggi e sempre: mai tradire la volontร  del Signore Gesรน, mai cambiare il suo sogno.

Magari anche noi viviamo in panchina, senza mai avere la possibilitร  di scendere in campo. Poi accade. E Mattia รจ il nostro patrono.

+++Commento di Paolo Curtaz tratto, per gentile concessione, dal libretto Amen, la Parola che salva.+++

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