Il commento di don Franco Mastrolonardo.
Sito web – preg.audio
Parroco presso S. Francesco Saverio. Altri incarichi: Segretario particolare dell’Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino.
Dopo il lockdown tutti abbiamo ricominciato a correre; durante quel periodo particolare avevamo custodito il desiderio di diventare migliori. Giunge, dunque, provvidenziale l’invito rivolto a ciascuno di noi: “Fermati ancora un po’”.
In questa Domenica “del grano e della zizzania” siamo invitati a ricordare che, sebbene vi sia la zizzania, dobbiamo guardare al grano, al bene che è dentro di noi e che dono di Dio.
Creiamo le condizioni perché questo seme cresca.
AUTORE: mons. Claudio Maniago
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Ti sarà capitato, purtroppo, di arrestarti nelle tue buone azioni osservando il male che a volte dilaga nel mondo; viene proprio la tentazione di lasciar stare tutto e di pensare a sé stessi. Quante volte ti sei domandato: «Per quale motivo Dio non interviene?». Quasi cominciando a pensare che Lui sia connivente… Il male fatto sembra mettere in dubbio la presenza significativa di un Signore, a volte anche l’esistenza stessa.
Gesù ci offre una chiave di lettura e di svolta; Matteo la ricorda pensando alla comunità cristiana degli inizi: i piccoli sono disprezzati, tutti concorrono ai primi posti, non si mette in pratica quello che si professa.
Un uomo ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma il nemico ha seminato zizzania. Quando le piante crescono, assieme al grano buono compare anche la zizzania. Ebbene sì, nel mondo il bene ed il male sono mescolati tra loro. Attenzione, però! Il padrone, rispondendo ai servi, dice che il nemico ha seminato zizzania, non il padrone. Ma allora se non è colpa di Dio… ci devo pensare io! Anche tu allora sarai stato tentato di sradicarla dal campo, ed invece Gesù ci mostra un altro criterio di giudizio.
Questo criterio non può essere spiegato, né dimostrato, bensì solo raccontato, mostrato nell’atto di compiersi. Non sradicare la zizzania! Il rischio da evitare è che, volendo togliere il male, compiendo una giustizia sommaria, si rovini anche il bene. Ci viene proposto di attendere il momento finale della mietitura: lì si vedrà la differenza, sembravano uguali, ma in quel momento finale la spiga con il grano si presenta giallastra grazie al suo frutto, la zizzania sarà ancora verde incapace di dare frutto. È in quel momento che potrai raccogliere il bene e lasciar andare il male.
Dio è paziente, non interviene in maniera eccezionale in ogni momento. Lascia a ciascuno possibilità reali di decisione in un senso o nell’altro. Egli rispetta la libertà umana, ben consapevole che quando si tratta di uomini che crescono, c’è sempre la possibilità di un cambiamento radicale di orientamento e di vita. Il malvagio può diventare sempre buono… si tratta, come fa Gesù, di scommettere sulle potenzialità dell’uomo, su come potrà diventare, arrivare, non dal punto in cui parte! Vede un piccolo seme e sa che potrebbe diventare un grande albero!
Loris Piorar SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato
Dal Vangelo di oggi:
“… mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò”. (Mt 13,25)
La normalità della vita vede coesistere grano e zizzania. Noi non ci arrendiamo: vogliamo essere grano migliore. Ma solo Tu toglierai definitivamente la zizzania. Tu che farai di tutto per trasformarla in grano.
AUTORE: don Gio Bianco, salesiano – parroco a Lombriasco (To) presso la parrocchia Immacolata Concezione di Maria Vergine.
FONTE: YouTube
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Con tre parabole Gesù traccia la situazione della Chiesa nel mondo: la parabola del granellino di senape che diventa un albero indica la crescita del regno di Dio sulla terra. Sulla bocca di Gesù questa era anche un’ardita profezia. Chi poteva credere, in quel momento, che un messaggio predicato tra poveri pescatori di Galilea in villaggi sconosciuti al resto del mondo, sarebbe un giorno diffuso sul mondo intero? Anche la parabola del lievito nella farina significa la crescita del Regno; indica la forza trasformatrice del vangelo che solleva la massa e la prepara a diventare pane.
Queste due parabole furono comprese facilmente dai discepoli, non così la terza, del grano e della zizzania, che Gesù fu costretto a spiegare loro a parte. Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania? Da dove viene il male e perché Dio lo permette? È una questione che si pone in ogni tempo alla fede del credente. È importante sapere che la zizzania non viene dal signore del campo: un nemico ha fatto questo, e che alla fine egli attuerà un discernimento: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio.
La Bibbia non è tanto preoccupata di spiegare cos’è il male e cos’è il bene, ma qual è il modo di agire di Dio verso i cattivi e verso i buoni. Dio non vuole rispondere alle nostre attese curiose, ma tenta di coinvolgerci pienamente nell’opera di salvezza universale. Volere stabilire una netta linea di demarcazione tra il bene e il male, tra i buoni e i malvagi tradisce l’impazienza di chi è di fronte alla realtà della coesistenza di male e di bene, persino nella comunità dei discepoli, e vorrebbe allora fare chiarezza, seguendo il sogno di una comunità ideale, composta di santi e perfetti.
Il male, come il bene, è dentro di noi, presente nel nostro io più profondo e nel più profondo di ogni uomo. Voler dividere il male dal bene significa dividerci e separare la nostra esperienza. Gesù si rivolge ai suoi discepoli perché non giudichino nulla prima del tempo. La loro comunità sarà un corpo misto, perché caratterizzata dalla presenza simultanea di giusti e di peccatori. Fino alla resurrezione la fraternità vissuta in essa sarà sempre fragile, imperfetta, perché minacciata da una carità limitata, che esige pazienza, perdono, accoglienza. Gesù ricorda ai discepoli che il tempo presente è quello della comprensione misericordiosa di Dio, che non vuole sterminare i peccatori, ma portarli a conversione, perché egli è il Signore amante della vita.
L’intolleranza e l’intransigenza, oltre che essere spesso ingenerose ed ingiuste, minacciano di offuscare dunque anche il vero volto di Dio. Solamente Dio alla fine raccoglierà ogni cosa e farà la divisione che spetta solamente a lui.
Amen.
Il brano di oggi completa quello precedente, dove Gesù ha raccontato la parabola del seminatore. Il brano che andremo a meditare ora, contiene ben tre parabole, utilizzate da Gesù per parlarci del regno dei cieli: un uomo che semina, un granello di senape e il lievito. In questo ambito agricolo, botanico e culinario, cogliamo qualche parola luminosa per poter brillare e illuminare il nostro quotidiano.
Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura.
La prima parabola con la quale Gesù illustra il regno dei cieli ha come protagonista principale un uomo che ha seminato del seme buono nel suo campo: un uomo, una persona senza nome, chiamalo col tuo nome, entra in scena e vediamo cosa succede. Semini un seme buono, non robaccia, un seme che porterà un frutto buono, e lo semini nel tuo campo: il testo non dice se è un campo con terreno buono o no, ma è il tuo campo, così com’è, tu semina.
In questa situazione così bella e positiva, ricca di speranza e attesa, si inserisce un’azione notturna, quando tutti dormivano, quindi un’azione losca, fatta furbescamente: un nemico del seminatore sparge zizzania, un’erba infestante di per sé molto simile al grano, ma che grano non è. Wikipedia ci insegna che la zizzania, se ingerita provoca forti emicranie, vertigini, vomito ed oscuramento della vista. La sua somiglianza col grano e la sua tossicità rende la gestione di quel campo molto problematica e pericolosa.
I servi propongono una soluzione: estirpiamo la zizzania! Gesù però non è d’accordo, e qui cogliamo almeno tre atteggiamenti del Signore:
La pazienza della verità: poiché la zizzania è molto simile al grano, ma con conseguenze nefaste, è bene agire con grande pazienza, sopportando che essa possa prosperare in mezzo alle buone spighe. Questo crescere insieme del bene e del male non cambia lo stato delle cose: il bene rimane bene e il male rimane male. Ciò che fa la differenza è la consapevolezza: è presente la zizzania, ma per il momento non è bene strapparla via, per non danneggiare il buono.
La tutela della verità: la zizzania non è una semplice erbaccia infestante: è altamente tossica, e se finisce tra le macine del mulino, arrecherà gravi danni ai consumatori, una vera e propria strage! Eppure questa verità così terribile ha bisogno di attese, di sedimentazioni, di modo che non si agisca di impulso, ma a mente lucida e con molta presenza.
La bontà della verità: neanche la più piccola spiga deve andare perduta a causa della zizzania. L’attenzione è massima, e la verità cede il passo al buono presente.
Al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”.
Si può finalmente intervenire. Quando il grano è pronto per essere mietuto, c’è bisogno di un passaggio molto delicato e da eseguire con molta attenzione: la raccolta della zizzania, da legare in fasci e da bruciare. Questa procedura impedisce che qualche spiga velenosa possa rimanere nel campo, e il fuoco distrugge tutto il potenziale cattivo presente.
Gesù spiega la parabola appena meditata, collocando la mietitura alla fine del mondo. Esistono tuttavia, nella nostra vita di ogni giorno, campi estesi di buone spighe, e seminatori di gelosie, invidie, cattiverie, maldicenze… Oltre alle varie situazioni personali, assistiamo inermi alle catastrofi naturali, alle pandemie, alle morti, in una parola, a tutto ciò che di negativo e triste ci circonda. In queste occasioni si eleva molto spesso un’accorata domanda: Dov’è Dio? Perché non interviene? Se Dio esistesse non permetterebbe queste cose. Se ci fai caso, è la stessa domanda dei servi: “Vuoi che andiamo a raccogliere la zizzania?” Anche in questo caso, Dio fornisce la medesima risposta: No, per non danneggiare maggiormente tutto il bene.
Hai un foglietto vicino a te? Scrivi tutti i campi di spighe buone che ti circondano. Possono essere nomi di persone che ti hanno aiutato, situazioni, testimonianze, ricordi, cose che hai fatto tu o altri: questo ti aiuterà a vedere che il bene è più forte del male, ma non fa rumore.
Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.
Il più piccolo. Dio ragiona al contrario del mondo. Grande, forte, invincibile, enorme? Ebbene, Dio preferisce piccolo, debole, vulnerabile, esiguo. Questa seconda parabola ci presenta Semino, il più piccolo seme del mondo, eppure Semino ha grandi prospettive e grandi desideri: diventare un grande albero, produrre frutti meravigliosi, e ospitare addirittura qualche nido con uccellini cinguettanti. Tu, così piccolo? Non ce la farai mai! Ebbene, un giorno un uomo (magari si chiama come te), prese Semino e lo seminò. E meraviglia delle meraviglie: tutti i suoi desideri si sono realizzati, alla grande! Questo capovolgimento di pensiero ci sta proprio scomodo, come una scarpa troppo piccola, appunto. Eppure solo entrando nella logica illogica di Dio porteremo frutto.
Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata.
E per finire, tutti in cucina. In tempi di pandemia il lievito andava a ruba, anche lui così piccolo, in queste bustine così leggere, eppure senza di lui non ci sarebbero pizze, torte, pasticcini e mille altre cose buone, pensa che sventura. Anche qui il lievito ci dice che Dio ama le cose piccole, come ci ricorda Santa Teresa di Lisieux.
Con queste piccole cose, con noi, sue piccole creature Dio crea addirittura il suo Regno, con la R maiuscola, certamente, perché Lui è il più abile dei seminatori, che porta un campo infestato dalla zizzania a produrre buon grano, che trae da Semino un grande albero, e che in cucina sforna prelibatezze grazie ala piccola quantità di lievito. Tutto sta nel fidarsi di un Dio così attento al bene di una piccola spiga, al cuore di un piccolo seme, alla forza di un po’ di lievito. Fidarsi di Dio è vivere con Lui ogni attimo, attendere il momento giusto per intervenire, portare frutto, fare silenziosamente il bene. E la tua vita sarà una parabola per altre vite.
A cura di Luca Rubin
Sono maestro elementare, professione che cerco di vivere in pienezza, non come lavoro ma come vocazione e missione.
In parrocchia sono catechista, referente per i ministranti e accolito: in una parola, cerco di dare una mano! Mi piace molto leggere e scrivere, ascoltare musica classica, country e latina, stare in compagnia di amici. […]
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13, 24-43
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Parola del Signore.
Commento al Vangelo di domenica 19 Luglio 2020 – don Fabrizio De Toni
Scoprire che Dio non va in vacanza: è già lì nel suo campo a maniche rimboccate.
Commento al brano del Vangelo di Mt 13, 24-43 a cura di don Fabrizio De Toni