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Commento al Vangelo di domenica 19 Luglio 2020– mons. Giuseppe Mani

Il buon grano e la zizzania

Quante volte ho sentito la domanda che i servi rivolsero a Gesù! Una mamma di tre figli: la prima si era fatta suora, il secondo era il presidente dell’Azione Cattolica e la terza, nel ‘68’, era diventata una “bombarola”. “Eppure ho dato a tutti e tre la stessa educazione!” E si disperava non sapendosi capacitare che cosa potesse essere capitato alla terza figlia.

Chi è stato? Di chi è la colpa? Chi ha seminato la zizzania? La risposta di Gesù è lapidaria: “E’un nemico” risponde pudicamente la parabola. “L’accusatore dei nostri fratelli”, dice l’Apocalisse, il “Diavolo” dice Gesù stesso (Mt 13, 39). E’ sempre là dove si sviluppa il bene, si infiltra per corrompere le cose più belle. Come liberarsi di questo male? Cosa fare di questa gente che porta turbamento?

I discepoli avrebbero la soluzione. Quando i Samaritani ricevettero male Gesù proposero una soluzione radicale ”Vuoi che ordiniamo al fuoco di discendere dal cielo e li consumi?”. D’altra parte anche Gesù cacciò i venditori dal tempio. Sicuramente questo modo di agire può essere segno di un grande attaccamento alla verità, la manifestazione di un grande zelo. Però non è questa la soluzione preconizzata da Gesù.

Il Regno di Dio è simile ad un campo seminato in cui c’è buon grano e zizzania. Gesù rifiuta di fare la divisione prima dell’ora del raccolto. Ma qual è l’ora del raccolto? E’ l’ora di Cristo, l’ora della proclamazione del Vangelo.

Ma come si spiega se il Regno è già venuto che nella Chiesa c’è il buon grano e la zizzania? Il Cristo è venuto, il giudizio è fatto ma la risposta è che la separazione verrà “alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli i quali raccoglieranno dal suo Regno tutti gli scandali e gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente”. Dall’insegnamento globale sul Regno si deduce che la separazione, il giudizio avviene da quando è venuto Gesù e proseguirà fino alla fine dei secoli . In presenza del vangelo siamo in pieno tempo del giudizio. Il male e il bene sono separati e giudicati dal Vangelo ma non divisi, coesisteranno fino alla fine del mondo.

“Non giudicate niente prima del tempo, finche venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori” (1 Cor 4,5) Non perché la separazione sta per realizzarsi a seguito della nostra accoglienza o rifiuto del Vangelo ma perché nessuno di noi può arrogarsi il diritto di fare separazioni. Di fatto il giudizio si esercita ed è all’opera ma non è manifestato: non sappiamo chi è veramente buono o è veramente cattivo “io non giudico me stesso” dice Paolo. E’ questo che ci allontana dalla fiducia verso noi stessi e verso gli altri. Questa fiducia giustificata dal fatto che possiamo trovare in noi del buono e del cattivo. Il giudizio di Dio non è autoritario ma è chiamata dalla proclamazione del Vangelo e sarebbe assurdo che noi fossimo più autoritari di Dio individualmente o come Chiesa. Questa parabola ci parla di rispetto e di tolleranza.

Al di la del giudizio questa parabola ci parla della riuscita del Regno: il seme diventato albero e gli uccelli del cielo vanno a farci i nidi tra i suoi rami. Anche la pasta viene fermentata, tutta la pasta. Basta pensare ai dieci giusti dai quali Sodoma potrebbe essere salvata. La venuta del Regno non è soltanto separazione ma salvezza.

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Don Luciano Condina – Commento al Vangelo del 19 Luglio 2020

Fidiamoci di Dio anche nell’attesa

La parabola della zizzania – che è la pianta del loglio – è la storia di un nemico che semina altro seme in mezzo al campo del padrone e ci riporta al tema della giustizia umana e divina.

Un problema grosso in agronomia è quello della purezza del seme, ma è molto difficile averlo veramente puro. Così è per la nostra vita: in tutti noi coesistono il buono e il cattivo seme; siamo fecondati dal bene e anche dal male. La parabola suggerisce la tattica migliore per affrontare il problema del bene e del male, che sono dentro di noi e intorno a noi.

I servi propongono di strappare subito il seme cattivo e, curiosamente, il padrone risponde di no, perché si potrebbe danneggiare la pianta buona. L’attendismo del padrone contro l’interventismo dei servi va contro l’istinto giustizialista dell’uomo di condannare affrettatamente ogni situazione e ogni persona apparentemente colpevole: tutti noi, nell’udire i telegiornali, ci ergiamo a giudici implacabili di questa o di quella situazione o persona; «la legge è uguale per tutti» è scritto in tutti i tribunali italiani ma, si sa, per alcuni è “più uguale” che per altri – recita una vecchia battuta ispirata a George Orwell – e questo ci ricorda quanto la capacità umana di distinguere il bene dal male sia labile, anche volutamente.
Al riguardo mi permetto di citare la recente vicenda giudiziaria del cardinal Pell, autentico martire del giustizialismo anticristiano, sempre più attuale in tutto il mondo, assolto in cassazione dopo 400 giorni di isolamento.

Ma torniamo alle nostre due piante: le spiga del grano e della zizzania sono molto simili e quando sono verdi possono facilmente essere confuse. Solo il grano conosce la cosiddetta fase di “imbiondimento”, che ne fa mutare il colore durante la maturazione; la zizzania, invece, non imbiondisce mai. La spiga del grano contiene il chicco fecondo, quella della zizzania è sterile e solamente alla mietitura è facile distinguere il biondo grano dalla verde zizzania, quando quest’ultima è dritta, tranquillamente eretta, mentre il grano è felicemente piegato sotto il suo peso prezioso (altra immagine bellissima che non abbiamo lo spazio per commentarla).

Gesù spiega che i mietitori sono gli angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità. Il messaggio è che il piano di Dio conosce un tempo e ha quindi una sua invisibilità: è la cosa nascosta sin dalla fondazione del mondo, nascosta come il granellino di senape, che sembra il più piccolo dei semi, ma poi diventa un grande arbusto. È come la disprezzabile invisibilità del lievito che, in realtà, diventa il motore, il fermento della maturazione nella cottura del pane, rendendolo saporito, buono, voluminoso.
Allora  il punto di unità delle tre parabole è che c’è un tempo. Il segreto è iniziare a cogliere i tempi di Dio che – come dice il profeta Isaia – «non sono i nostri tempi, le sue vie non sono le nostre vie» (Is 55,8): esiste un disegno nascosto nelle cose.

Dio sa quando portare a compimento una realtà  ed è bene entrare in questa logica di saper scegliere la cosa oggi piccola e disprezzabile, che domani sarà piena di vita. Tante volte i problemi non vanno risolti subito: bisogna saperseli tenere, perché spesso molti di essi risolvono noi.
Volere a tutti i costi veder subito il risultato è il primo nemico della vita spirituale. La mano invisibile di Dio è la Provvidenza che tante volte dobbiamo avere la semplicità di attendere.

Commento di don Luciano Condina

Fonte – Arcidiocesi di Vercelli


S.E.R. Mons. Andrea Turazzi – Commento al Vangelo di domenica 19 Luglio 2020

S.E.R. Mons. Andrea Turazzi Vescovo di San Marino – Montefeltro commenta il Vangelo del 19 luglio 2020.

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AUTORE: S.E.R. Mons. Andrea Turazzi
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don Domenico Bruno – Commento al Vangelo del 19 Luglio 2020

Che il male sia più evidente del bene è noto a tutti. “Fa più rumore un albero che cade anzichè una foresta che cresce”.

Così il bene che c’è nel mondo viene dimenticato dalle tragedie e dalle cattiverie umane. Spesso si sente dire: ma perché Dio non fa piazza pulita di tutto il marcio che c’è nel mondo? Oppure: se fossi Dio aprirei una voragine e inghiottirei tutto il male e i malvagi.

Sarebbe un Dio vendicativo, troppo umano e per niente amante della sua stessa creazione. Uno che distrugge ciò che ha creato è un essere abominevole. Invece, chi crea ama anche le imperfezioni della sua creazione e lascia che queste vivano insieme. Come racconta Gesù nella parabola del grano e della zizzania (Mt 13,24-43).

Sarebbe troppo sbrigativo Dio nel distruggere ciò che non gli piace. Non sarebbe certamente un Dio educativo, sarebbe un Dio che vizia gli uomini e non permette loro di crescere e imparare a essere migliori.

Paradossalmente, chi presume di togliere il male non sta amando, ma sta agendo secondo un istinto che a null’altro serve se non all’amor proprio: tolgo il male da quella persona perché sto male a vederla soffrire. In realtà non lo fai per lei, lo fai per te stesso!

La logica di Dio è un’altra: non ti tolgo il male, ma ti sono accanto, ti do la forza per superare insieme il male, così ne esci più forte.

Questo significa essere lievito: il lievito fa crescere, rende soffice, bella la vita. Una vita felice è una vita che sa combattere per conquistarsi la gioia. Una persona libera è una persona che attraversa i sentieri tortuosi per arrivare alla destinazione desiderata.

  • c’è qualcuno che posso aiutare nella sua difficoltà?

Fonte: il blog di don Domenico

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don Marco Scandelli – Commento al Vangelo del 19 Luglio 2020

Il commento di don Marco Scandelli

Chiedi a Maria come capire la vocazione che Dio ha scelto per te

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AUTORE: don Marco Scandelli
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don Giuseppe Nuschese – Commento al Vangelo del 19 Luglio 2020

Don Giuseppe Nuschese, Direttore del Centro diocesano vocazioni dell’Arcidiocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni


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Commento al Vangelo del 19 Luglio 2020 – Don Francesco Cristofaro

Vangelo del giorno e breve commento a cura di Don Francesco Cristofaro.


AUTORE: Don Francesco Cristofaro
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Commento al Vangelo del 19 Luglio 2020 – don Gianfranco Calabrese

Videocommento al Vangelo di domenica 19 Luglio 2020, a cura di don Gianfranco Calabrese, direttore dell’Ufficio Catechistico della diocesi di Genova.

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Missionari della Via, Commento alle letture di domenica 19 Luglio 2020

Il commento alle letture di domenica 19 Luglio 2020 a cura dei Missionari della Via.

Meditiamo la Parola

Nel Vangelo di questa domenica ci vengono presentate le parabole raccolte da Matteo nel capitolo tredicesimo. Gesù nelle sue parabole (oscure alla folla ma spiegate in disparte a chi vuol capire) fa ricorso a delle immagini di vita concreta. Nella parabola della zizzania possiamo dare una chiave di lettura doppia.

Parlando ai discepoli che gli chiedono il senso della parabola Gesù dice che il campo è il mondo, il grano buono è stato piantata da Lui e la zizzania dalle persone che vediamo intorno a noi, possano cambiare diventando grano! Quante volte abbiamo assistito a cambiamenti, a conversioni di persone che dal buio sono passate alla luce, dal peccato alla grazia. Quante testimonianze abbiamo di persone che in passato hanno vissuto nell’egoismo e poi sono giunte fino a dare la vita per gli altri! Come non pensare a tutti i pubblicani e peccatori che Gesù ha incontrato e chiamato, compreso qualche apostolo. Il cammino cristiano non parte dalla perfezione ma in modo graduale si avvicina sempre più al Signore, in un cammino comunque mai veramente compiuto.

«L’atteggiamento del padrone è quello della speranza fondata sulla certezza che il male non ha né la prima né l’ultima parola. Ed è grazie a questa paziente speranza di Dio che la stessa zizzania, cioè il cuore cattivo con tanti peccati, alla fine può diventare buon grano. Ma attenzione: la pazienza evangelica non è indifferenza al male; non si può fare confusione tra bene e male! Di fronte alla zizzania presente nel mondo il discepolo del Signore è chiamato a imitare la pazienza di Dio, alimentare la speranza con il sostegno di una incrollabile fiducia nella vittoria finale del bene, cioè di Dio» (Papa Francesco).

Ma non vi è solo la zizzania che sta intorno a noi e che spesso vediamo più facilmente, vi è anche quella nel nostro cuore. Padre Giovanni Vannucci, uno dei massimi mistici del ‘900, diceva: «il nostro cuore è un pugno di terra, seminato di buon seme e assediato da erbacce; una zolla di terra dove intrecciano le loro radici, talvolta inestricabili, il bene e il male». Vediamo qualche germoglio di bene, ma spesso il male sembra prendere il sopravvento nella nostra vita. Spesso ci scoraggiamo, pensiamo di non essere in grado di cambiare su certi aspetti, a volte si diventa così pessimisti da giungere anche alla disperazione. Ma «la parabola ci invita a liberarci dai falsi esami di coscienza negativi, dallo stilare il solito lungo elenco di ombre e di fragilità, che poi è sempre lo stesso. La nostra coscienza chiara, illuminata e sincera deve scoprire prima di tutto ciò che di vitale, bello, buono, promettente, la mano viva di Dio ha seminato in noi: il nostro giardino, l’Eden affidato alla nostra cura» (Enzo Bianchi). Coraggio dunque, camminiamo, non perdiamo mai la speranza perché la speranza non delude mai!

Preghiamo la Parola

Aiutami, Signore, ad essere seminatore di bene e di speranza, piuttosto che seminatore di zizzania e pessimismo

VERITA’: Vita interiore e sacramenti

Mi ritaglio del tempo per esaminare la coscienza? Cerco di far attenzione a quali pensieri e sentimenti coltivo in me?

CARITA’: Testimonianza di vita

Cerco di essere paziente con me e con le persone che ho accanto? O mi faccio prendere troppo facilmente dalla pretesa del “tutto e subito”?

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don Guido Santagata – Commento al Vangelo di domenica 19 Luglio 2020

Oggi una domanda sorge spontanea, se il seminatore ha seminato a piene mani anche sulle pietre anche tra i rovi, da dove viene la zizzania, da dove viene il male?

Una domanda che si ponevano i primi cristiani e che anche oggi noi continuiamo a porci. Gesù risponde a questo interrogativo dicendo che qualcun altro ha seminato la zizzania, cioè il male non è nel progetto di Dio.

Quindi ci sta dicendo che sulla terra il bene e il male crescono insieme. Non pensiamo che il terreno sia qualcosa di esterno a noi, ma è la nostra vita: è lì che si trovano e crescono insieme grano e zizzania. Ciò che a noi interessa è che il grano sia più abbondante e che la zizzania non soffochi il grano.

Questa parabola di oggi è una parabola di incoraggiamento e non di rassegnazione, l’invito a custodire il grano buono senza strappare via la zizzania rischiando di strappare anche il grano. Lasciamoli crescere insieme avendo pazienza e fiducia che il mietitore a suo tempo prenderà tutto il grano buono e lascerà perire la zizzania.


Commento a cura di don Guido Santagata della Parrocchia Santa Maria Assunta-Duomo di Sant’Agata de’Goti (BN)