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don Vincenzo Marinelli – Commento al Vangelo del 20 Luglio 2020

“Tre giorni e tre notti”

La risurrezione è giunta dopo tre giorni e tre notti dalla morte di Gesù. Un tempo breve eppure infinito per chi si è consumato nel dolore per la morte di Gesù. La risurrezione è stata un segno che ha confermato le parole e le opere di Gesù, rivelandolo pienamente come figlio di Dio. A volte cerchi dei segni per comprendere come andare avanti, quale scelte fare, ma sembra che la luce non arrivi mai. Anche tu sei chiamato a vivere questo tempo di attesa, queste tre notti e tre giorni che a volte possono essere anche anni di vita. Se però non vedi ancora la luce della risurrezione in tutto il suo splendere, tuttavia il Signore non ti fa mai mancare una luce quotidiana per illuminare i tuoi passi giorno dopo giorno.

Forse non è quella luce che vorresti, quella che illumina la strada all’improvviso, ma è quella capace di illuminare appena un passo. Non importa, cammina fin dove riesci a vedere, fin dove il Signore ti fa capire di poter avanzare, ma cammina, non restare fermo. Non aspettare che la strada sia tutta luminosa per poter andare avanti, sappi anche camminare nella luce fioca o nelle tenebre lì dove sono meno fitte. Saranno proprio questi passi incerti a donarti una maggiore consapevolezza ti quanto il Signore ti è vicino e non lasci nulla della tua vita al caso. Ricomincia da quelle poche cose certe che il Signore continua a lasciarti accanto.

In breve

Il Signore non ti lascia senza dei segni per guidare il tuo cammino, ma devi saper anche aspettare il tempo giusto, accettando nel frattempo di porre i tuoi passi tra luci fioche e tenebre appena diradate, in quel pò di luce che il Signore ti lascia per permetterti ancora di avanzare, anche solo di un passo al giorno.


Di don Vincenzo Marinelli anche il libretto:

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Commento a cura di don Vincenzo Marinelli

Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 20 Luglio 2020

Medita

Gesù apostrofa i suoi contemporanei con due appellativi molto pesanti: sono malvagi e adulteri. L’adulterio è un tradimento dell’amore che una persona ripone in un’altra. Quando poi questa persona è Dio, tradire il suo amore che è infinito è veramente un peccato terribile.
I suoi contemporanei vogliono un segno, sono gli scribi e i farisei, così attaccati alle cose terrene che non sanno capire la sua testimonianza e le sue parole. Perfino gli abitanti di Ninive si convertirono alla predicazione di Giona e fecero il grande passo del cambiamento. Hanno avuto Giona, hanno avuto la sapienza di Salomone e “ora qui c’è più di Giona… più di Salomone”.
Ma a loro non basta. Egli parla per la loro salvezza ma trova di fronte a sé solo indifferenza ed ostilità. Cosa vuole Dio da noi? Non ci chiede chissà quali sacrifici o atti di culto particolari, ma semplicemente di camminare al Suo fianco rispondendo al Suo amore infinito con il nostro amore, molto più umano e fragile, ma che deve rimanere fedele sempre.

Rifletti

Chissà quante volte anche noi ci siamo comportati da adulteri nei confronti di Dio. Ricordiamoci che siamo sempre in tempo ad accogliere e rispondere al Suo amore.

Prega

“Ecco, sto alla porta e busso”,
dice il Signore.
“Se uno ascolta la mia voce e mi apre,
Io verrò da lui,
cenerò con lui ed egli con me”.
Apriamoci al Signore,
“spalanchiamo le porte al Signore”,
spalanchiamo il nostro cuore al suo amore.


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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don Marco Scandelli – Commento al Vangelo del 20 Luglio 2020

Il commento di don Marco Scandelli

L’unico segno di cui il nostro cuore ha bisogno è la Chiesa!

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AUTORE: don Marco Scandelli
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don Mauro Leonardi – Commento al Vangelo del giorno, 20 Luglio 2020

Gesù non può dare segni da sé perché tutto riceve dal Padre per perdonare e salvare. Questo potere, che è un dare e ricevere gratuito nella totale unità e non è né potere né mercimonio, è incomprensibile per i farisei.

L’amore è una sfida

C’è chi ha parlato di te.
C’è chi ha profetato di te.
C’è chi ha lasciato segni di te.
Ora ci sei tu, in persona.
Non è tempo di segni.
È tempo di te.
Non è tempo di vedere.
È tempo di stare insieme.
Non è tempo di prove.
È tempo di fede e di amore.
Una sola domanda è quella giusta. Dove sei?
E poi andare da te.
E poi rimanere con te.

Sei più grande di Giona.
Ma anche tu nella terra come Lui.
Sei più sapiente di Salomone.
Ma anche tu, re come lui.
I segni li abbiamo avuti.
Ora c’è la presenza.
Ci sei tu.
Credere è fidarsi.
Amare è fidarsi.
Se no è un inferno.
E l’inferno è la condanna più terribile perché non ci sei tu.

Fonte: il sito di don Mauro Leonardi

Mauro Leonardi (Como, 4 aprile 1959) è un presbitero, scrittore e opinionista italiano.


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don Franco Mastrolonardo – Commento al Vangelo di oggi – 20 Luglio 2020

Il commento di don Franco Mastrolonardo.

Sito web – preg.audio

don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 20 Luglio 2020

NELLA CROCE DI OGNI GIORNO IL SIGNORE SI OFFRE VITTORIOSO SUL PECCATO PER OFFRIRCI IL SEGNO DEL PERDONO

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Se stiamo mormorando ed esigendo che Dio cambi eventi, persone e perfino noi stessi, significa che non abbiamo creduto al segno di Giona profeta. Ingannati dalla sapienza mondana, preoccupati della giustizia carnale non possiamo accogliere, umilmente, la chiamata a conversione che l’unico segno offerto da Gesù ogni giorno ci annuncia. Siamo ancora figli di questa generazione, perversa e adultera.

Per-vertiamo lo sguardo del cuore “volgendolo in un altro verso”, opposto a quello di Dio; per questo abbiamo tradito il nostro Sposo, cercando affetto, stima, considerazione e vita negli amanti con i quali ci siamo pervertiti. Abbiamo creduto all’annuncio del demonio, identico a quello fatto ad Eva, e ci siamo concessi agli idoli di questo mondo. Come potremmo credere, se il segno che chiediamo è un idolo fabbricato dal nostro cuore malato? Per questo tentiamo Dio, rifiutando quello che ci offre nella storia. Perché chiedere che tua moglie o tuo marito cambi è una perversione; chiedere che gli eventi vadano secondo i nostri schemi è adulterio.

E’ chiedere un segno “eugenetico”, che spiani la strada ad una vita senza problemi, senza sofferenze, senza croce. “Con-vertiamoci” allora, oggi, ora! “Volgiamo di nuovo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto”, e rigettiamo sinceramente l’opera del demonio nella nostra vita. Oggi è il momento favorevole! Guardiamoci intorno, nella Chiesa, nella nostra comunità: vedremo “alzati”, ovvero “risorti” in una vita nuova gli “abitanti di Ninive”, i peccatori incalliti che si sono convertiti al “kerygma” (secondo l’originale greco tradotto con “predicazione”); vedremo “levarsi”, ovvero “risorgere” dalla sapienza carnale e dalla gloria vana del mondo, la “Regina del sud”, i tanti “venuti dall’estremità della terra ad ascoltare la sapienza di Salomone” che gli ha annunciato l’amore celeste.

Non li vedi? Guarda che sono in piedi e ti stanno “giudicando”, insieme a “questa generazione” che ha rinnegato Dio. Ma è un giudizio riservato al tuo e al mio uomo vecchio, affinché sia annegato nelle viscere della misericordia di Dio. Nella Chiesa ci sono donati tanti fratelli che si stanno realmente convertendo. oggi il Signore ci invita a lasciarci giudicare dai nostri fratelli, dalla Chiesa nella quale Cristo continua a scendere “nel ventre della terra per tre giorni”. In essa, la pazienza piena di misericordia di Dio aspetta e accompagna la conversione di ciascuno di noi, per farci risorgere con Lui come nuove creature. Il “segno” per convertirci è, dunque, già accanto a noi; ma non solo: è in noi, nella nostra storia. E’ la croce che anche oggi ci accompagna, come il “ventre della balena” dove sperimentiamo la solitudine, i nostri limiti, i nostri dolori, le nostre angosce, il frutto dei nostri peccati.

Accettiamolo, smettiamo di tentare Dio perché ci dia “un segno” che tolga “l’unico segno” che ci può salvare. Convertiamoci, cioè riconosciamo umilmente di essere precipitati nel “cuore della terra”, nella polvere da cui siamo stati tratti. Il segno che ci è offerto per salvarci è proprio ciò che stiamo disprezzando, contro cui stiamo lottando; la spina conficcata nella carne di oggi è la nostra salvezza, il “segno” che il Padre ci ama e non ci ha lasciato nella morte, al punto che proprio lì, dove più acuto è il dolore, è crocifisso suo Figlio.

E questo significa che proprio la nostra vita è “il segno”, l’unico, che ci è dato per convertirci; non ve ne sono altri, come non vi saranno altre vite, altri giorni, ma solo la croce di oggi, primo e ultimo giorno della nostra vita. Ascoltiamo la predicazione e piangiamo i nostri peccati, come Pietro; perché credere al “segno” significa avere il cuore dei niniviti, che “aspettavano la giusta collera di Dio, ma non smettevano di sperare nella sua sconfinata misericordia. Erano convinti che Dio è di grande misericordia, e spande il suo amore e la sua misericordia su chi si converte” (S.Efrem).


AUTORE: don Antonello Iapicca
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Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 20 Luglio 2020

Volere e non potere. È la situazione di scribi e farisei, che vogliono ma non possono. E vogliono ma non possono perché chiedono male. Non sanno volere. Non sanno leggere dentro se stessi. Si può incontrare il Signore e sprecare la preziosità di tale incontro, e tutto perché non ci si conosce, si sbaglia di segno quanto si desidera veramente. E non conoscendo se stessi, scribi e farisei mostrano anche di non conoscere Dio, che per loro è il Dio dei segni, della manifesta potenza.

Ma i segni del Dio di Gesù, del Dio che è Gesù, sono contro-segni, segni di contraddizione. Un unico segno indica Gesù-Dio: la croce, la Passione. Prima di chiedere ai suoi di “rinnegare se stessi e prendere la propria croce e seguirlo”, Gesù ha, in certo modo, rinnegato se stesso, detto no alla sua divinità, e ce l’ha mostrata nell’abbassamento più radicale, nell’annichilimento, nel suo contrario. Contrario almeno rispetto ai nostri canoni.

Ma Gesù non è contrario a se stesso, è fedele a Ciò e a Chi è. Gesù accoglie fino in fondo le conseguenze del suo proprio modo di essere Figlio di Dio. Dal segno della Passione e della Croce, ancora oggi Gesù invita a saper guardare a Colui che hanno trafitto, come gli ebrei hanno saputo guardare il serpente nel deserto e sono stati salvati. E trafitti a nostra volta da questa santa vista possiamo accogliere questo amore traboccante e cambiare ciò che in noi non è vita.

Michele Papaluca SJ


Continua a leggere gli altri approfondimenti del giorno sul sito

Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato

don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 20 Luglio 2020

Non espulsi dal mondo ma generati a vita nuova

Lunedì della XVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Gli scribi e i farisei sono l’emblema di quella parte del popolo eletto che presume di essere migliore degli altri e si erge a giudice. Gesù viene sottoposto ad un esame perché dimostri la sua vera identità e l’autorità. Si perpetua il peccato d’Israele, quello commesso nel deserto in cui, al pari dei pagani, alcuni hanno messo alla prova Dio mormorando contro di Lui e pretendendo un segno. La malvagità sta nell’ergersi a giudici degli altri venendo meno al primo dei comandamenti: ascoltare. Chi giudica parla senza ascoltare. Chi parla senza ascoltare passa dalla parte dell’accusatore a quello dell’accusato e i giudici diventano coloro che invece hanno accolto la parola di Dio traducendola in conversione. Gesù cita gli abitanti di Ninive e la regina del Sud, simbolo dei “lontani” che hanno compiuto un percorso di conversione facendosi veri discepoli della Parola. 

Gesù è il segno che Dio dà a tutti perché si convertano, cioè si lascino incontrare da Lui e riconciliarsi. È il segno più grande del profeta Giona e del re Salomone perché Gesù è la stessa parola di Dio che, se accolta nel cuore, cambia la vita. Gesù, Maestro e Signore, si è fatto obbediente e servo della volontà del Padre per il bene degli uomini. L’ autorevolezza del suo insegnamento gli viene dal fatto che egli vive quello che predica. Gesù per primo si è fatto discepolo della Verità e Servo della Parola di Dio. 

Il giudizio, che parte dal pregiudizio, come quello degli scribi e dei farisei, è un’arma diabolica che produce separazione, divisione, contrapposizione e confusione. Gesù non è venuto a condannare ma a salvare l’uomo. La sua autorità risiede nell’amore divino che non cerca l’uomo per puntargli il dito o tendergli tranelli, ma per unirsi a lui totalmente e integralmente. Giona rimase tre giorni nel ventre della balena perché il cetaceo fungesse da barca per raggiungere i Niniviti a cui Dio lo mandava e verso i quali il profeta non voleva andare. Gesù profetizza la sua sepoltura nella terra che non è semplicemente ventre che espelle, ma è grembo che genera. Infatti Gesù, al contrario di Giona, non viene costretto ad andare ad evangelizzare gli abitanti di Ninive, ma liberamente e per amore si consegna nelle mani dei peccatori per essere ucciso, consapevole che solo attraverso la morte in croce avrebbe potuto raggiungere ogni uomo e sanarlo porgendogli la Parola della Salvezza. I tre giorni indicano non tanto un tempo cronologico quanto il fatto che Dio porta a compimento la sua promessa di salvezza. In Gesù Dio viene incontro ad ogni uomo per offrirgli la sua amicizia. Chi l’accetta vede la sua vita trasformata. Con Gesù la nostra esistenza terrena non si conclude con l’espulsione dal ventre come se venissimo vomitati, ma la nostra vita giunge a compimento come quando l’utero materno si apre per dare alla luce una creatura nuova.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

don Claudio Bolognesi – Commento al Vangelo del 20 Luglio 2020

Dal Vangelo di oggi:
Allora alcuni scribi e farisei gli dissero: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». (Mt 12,38)

I Tuoi segni sono qualcosa di sacro, di fondamentale. Non un passatempo per spettatori critici, ma il Tuo farti vicino per aiutarci a trovare la strada. Ogni volta che dobbiamo fare le nostre scelte, aiutaci a vedere i segni che ci doni.


Sr. Palmarita Guida – Commento al Vangelo del 20 Luglio 2020

La domanda posta oggi a Gesù da alcuni scribi e Farisei è la domanda che ci poniamo anche noi: Signore facci vedere un segno della tua presenza in questo mondo dove tutto parla della tua assenza!

La fede di noi cristiani è scandalizzata molto spesso da questa presunta assenza di Dio, dal suo silenzio in mezzo a tanta ipocrisia e malvagità… mettiamo in discussione la stessa Redenzione del Signore perché il male sembra avanzare, sopraffare ogni iniziativa di bene. Il Signore  ci risponderebbe alla stessa maniera con cui ha risposto agli scribi e ai farisei: generazione malvagia e perversa che pretende un segno!

Il segno è la presenza stessa del risorto in mezzo a noi, il segno della resurrezione di Gesù che ha vinto la morte. Un segno che ci portiamo dentro dal giorno del battesimo: è  impronta della sostanza di Dio che è Gesù il risorto. Non bisogna cercare altri segni fuori di noi perché ormai è il segno inciso nel cuore, un cuore capace di operare il bene, è il segno che Gesù ha vinto il male, ha vinto la morte.

Ma questo segno lo dobbiamo recuperare, riscoprire, lo dobbiamo rendere operativo perché il segno è la presenza del risorto in noi. Oggi chiedo al Signore di farmi riscoprire questa sua presenza come segno dell’amore infinito che Dio ha per me, di un amore che ha vinto già il male dentro di me, di un amore che è superiore ad ogni altro amore, di un amore che è superiore ad ogni altra potenza perché è potenza di amore.

Chiedo al Signore di aiutarmi nella mia incredulità per divenire io il segno dell’amore di Dio per il mondo.


A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade