Home Blog Pagina 5665

don Vincenzo Marinelli – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

“mia madre e i miei fratelli”

La risposta di Gesù è inusuale e destabilizzante perchè chiama i suoi discepoli madre, fratelli e sorelle. A volte pur essendo cresciuti nella stessa famiglia ci si scopre molto diversi gli uni dagli altri. Questa diversità in alcune situazioni porta a delle vere e proprie lacerazioni, incomprensioni e distanze reciproche. Accade che spesso nelle situazioni di necessità siano le persone esterne alla propria famiglia ad esserci più vicino e ad essere capaci di comprenderci di più. Gesù quindi riconosce che nella famiglia non si può trovare la risposta a tutte le proprie attese ed esigenze.

Quel ruolo di madre o di fratello e sorella nel corso della vita può essere ricoperto da altri. Pertanto Gesù manifesta un sano distacco dalla propria famiglia di origine riconoscendo un fratello e addirittura una madre in chi fa la volontà del Padre, quindi in coloro che condividono con lui lo stesso scopo di vita. A volte se nella tua famiglia non ritrovi quegli atteggiamenti che ti aspetteresti da un fratello, una sorella o da una madre, non per questo sei da solo o devi coltivare del risentimento nel tuo cuore. Il Signore ti spinge a vedere oltre la tua stessa famiglia, e ti dà la speranza di poter trovare quell’aiuto e quella presenza che ti aspetteresti dai tuoi familiari, anche in coloro che non lo sono.

In breve

Gesù ti spinge a guardare oltre la tua stessa famiglia, a non sentirti deluso o solo dalle loro mancanze o dal loro modo di fare. Puoi trovare anche al di là della tua famiglia chi condivide con te il tuo stesso scopo di vita, e sentirlo come fratello sorella e madre.


Di don Vincenzo Marinelli anche il libretto:

La buona novella. Riflessioni per l’Avvento e il Natale disponibile su: AMAZON | IBS

Commento a cura di don Vincenzo Marinelli

Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

l fatto di aver conosciuto Gesù da sempre e di aver condiviso più tempo con lui rispetto agli altri che lo conoscono da poco non esenta proprio nessuno dal percorso dei discepoli. Questa pagina del Vangelo, tanto più preziosa quanto meno la si edulcora, non ha paura di mostrarlo a partire dalla madre e dei fratelli di Gesù.

Reagisce contro i “santini” devoti di una “Santa Famiglia” troppo idealizzata, ricordandoci che anche lì c’erano tensioni e incomprensioni, proprio come nelle nostre. E ci conforta tanto: nessuno nasce già arrivato; neppure i parenti di Gesù. Se nella versione di Marco la famiglia restava fuori dal cerchio di Gesù e per cercarlo gli inviavano un messaggero, in questa pagina di Matteo si esplicita che è qualcuno a notare che la madre e i fratelli di Gesù, da fuori, cercano di parlargli.

Vogliono forse balbettargli qualche indicazione, qualche consiglio non richiesto, qualche invito alla prudenza, perché è più conveniente restare tranquilli nella propria casa anziché liberare gli affaticati e gli oppressi, che poi gli costa antipatie, dissensi e incredulità. Cercano di parlargli, perlomeno ci provano, ma di fatto non riescono: finché stanno fuori, non agiscono. E noi contempliamo, in risposta alla loro ricerca, quella mano magistrale di Gesù, così sicura, così di sostegno, così parlante nel suo estendersi universalmente e liberamente: ecco, la sua famiglia è costituita da chiunque faccia la volontà del Padre suo.

Nella sua famiglia si entra non per maternità, non per una rigorosa discendenza biologica, né per una speciale parentela tribale. È aperta proprio a chiunque. A chiunque sia libero di essere figlio del supremo Difensore degli esclusi, degli emarginati, degli antipatici. A chiunque faccia, crei, produca la volontà di Dio: rapporti personali e sociali giusti, fraterni, accoglienti. A chiunque generi il Regno dei Cieli, operando ovunque nella giustizia e nella pace, fraternamente, già su questa terra.


Commento a cura di:

Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).

Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.

Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

Medita

“Chi è mia madre e chi sono i miei parenti?”. Gesù è cresciuto in una famiglia normale. Maria e Giuseppe sono stati i suoi genitori, persone semplici con cui è cresciuto, umile ed ubbidiente, per trentatré anni, in un piccolo paese in cui avrà avuto i suoi amici, avrà intrattenuto relazioni, avrà probabilmente aiutato suo padre nei lavori di falegnameria. Può essere difficile immaginare il figlio di Dio in una realtà così semplice e quotidiana, eppure Gesù è stato proprio uno di noi.
Ma quando giunge il suo tempo lascia tutto. Il suo orizzonte non è più la piccola Nazareth, ed inizia la sua predicazione, quello per cui è venuto.
Da lì in poi non perde occasione, non perde opportunità per spiegare, ammonire, indirizzare, stupire, perfino destabilizzare e scandalizzare i suoi contemporanei.
Diranno: “Ma non è il figlio di Giuseppe e questi non sono i suoi familiari?”. No, Gesù non è più solo di Nazareth, di Gerusalemme, di Betlemme, della Galilea, della Samaria: Gesù è di tutti. Ci ha indicato la strada che dobbiamo seguire in cui siamo tutti suoi, un’unica grande famiglia.

Rifletti

Cerchiamo di sentirci fratelli, figli di un Dio che ci è vicino, ci ama e ci perdona sempre purché lo cerchiamo.

Prega

“Quale Dio è simile a te,
che passi sopra il peccato.
Non darà più libero sfogo al suo furore,
perché è uno che vuole usare misericordia.
Getterà nel profondo del mare tutti i nostri peccati”,
dice il profeta Michea.
Come è grande Signore la tua misericordia!
Riconosciamo di non esserne sempre degni.


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
SITO WEB
CANALE YOUTUBE

PAGINA FACEBOOK

TELEGRAM
INSTAGRAM

TWITTER

don Francesco Paglia – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

“Chiunque fa la volontà del padre che é nei cieli é per me fratello, sorella e madre”

Come diventare congiunti di Gesù? È facile!! Facendo la volontà del padre!!!
Gesù oggi ci fa vedere quale é la via più facile e sicura per diventare intimi a lui. Non ci chiama solo ad una forte amicizia, ma a diventare suoi fratelli, sorelle, madri… E questo é possibile! Non ci vuole tanto…

Fare la volontà del Padre che é nei cieli significa vivere ogni attimo, ogni istante in pienezza, come se fosse l’ultimo perché in verità é l’unico che abbiamo da vivere… Unico perché ci apre al cielo, unico perché dono di questo padre che sta nei cieli, e dono per vivere questo cielo dove il padre abita e trovarcelo così a vivere già in terra.

Vivere con il cuore rivolto al cielo e i piedi a terra ci fa entrare in questa dimensione stupenda di intimità con Gesù… Non perdiamocela!


A cura di don Francesco Paglia

Coordinatore del Centro diocesano vocazioni della Diocesi di Frosinone


- Pubblicità -

don Marco Scandelli – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

Il commento di don Marco Scandelli

Chiedi a Maria come capire la vocazione che Dio ha scelto per te

Link al video

AUTORE: don Marco Scandelli
FONTE:
SITO WEB
CANALE YOUTUBE

PAGINA FACEBOOK

INSTAGRAM

TWITTER

don Mauro Leonardi – Commento al Vangelo del giorno, 21 Luglio 2020

Come Giuseppe e Maria che cercano Gesù nel tempio così l’umanità cerca Gesù. Ma l’unico modo di trovare Cristo ed esserne discepoli è fare la volontà del Padre.

Amore grande

Come la capisco.
A volte sei così distante.
La tua voce è come uno spintone.
Le tue parole come un NO, secco.
Come la capisco.
E tu lo capisci il male che fai quando rispondi così?
Scusami ma io a volte non capisco.
Io non sono come lei.
Io a volte non ti capsico.

Essere per te fratello, sorella e madre.
Essere per te, tutto.
Si.
Lo voglio.
Dimmi la volontà del padre.
Dimmi la tua volontà.
Cosa debbo fare per esserti tutto?

Stare fuori.
Quando tu stai dentro.
Stare senza di te.
Quando tu stai con gli altri.
Cercarti.
Quando tu non mi cerchi.
Sentirti solo mio.
Quando sei di tutti.
Amarti è soffrire.
Non sempre.
Ma spesso si.
Amore mio perdona.
Sono così.

Fonte: il sito di don Mauro Leonardi

Mauro Leonardi (Como, 4 aprile 1959) è un presbitero, scrittore e opinionista italiano.


don Franco Mastrolonardo – Commento al Vangelo di oggi – 21 Luglio 2020

Il commento di don Franco Mastrolonardo.

Sito web – preg.audio

don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

UNITI ALLA SUA OBBEDIENZA SIAMO FRATELLI E MADRI DI GESU’ IN QUESTA GENERAZIONE

Link al video

I figli hanno in comune la carne e il sangue. Per questo Dio si è incarnato, per farci figli del suo Padre. Figli nel Figlio, carne della sua carne nel suo corpo che ha compiuto la Volontà di Dio. Essa è stata la ragione di vita del Figlio di Dio, il “luogo” dove il Figlio di Maria ha manifestato la sua misteriosa figliolanza divina. Figlio di Dio dunque, perché crocifisso. Accoglierlo dice Giovanni, è diventare figli di Dio, partecipando della sua stessa natura: “Dio vuole fare di te un Dio, non però per natura come è colui che ha generato, ma per suo dono e per adozione.

Come infatti egli, assumendo la natura umana, si è fatto partecipe della tua mortalità, così, per elevazione, ti rende partecipe della sua immortalità” (S. Agostino). Diceva Benedetto XVI: “Non la mia volontà ma la tua. In questa trasformazione del “no” in “sì”, in questo inserimento della volontà creaturale nella volontà del Padre, Gesù trasforma l’umanità e ci redime. E ci invita a entrare in questo suo movimento: uscire dal nostro “no” ed entrare nel “sì” del Figlio” (Benedetto XVI, Catechesi del 20 aprile 2011). Entrare nel sì del Figlio, nel fiume di Grazia che compie in noi la volontà del Padre, costituisce il cammino che ci fa figli: “nell’obbedienza del Figlio siamo presenti tutti noi, veniamo tutti tirati dentro la condizione di figli” (Benedetto XVI, Ibid.). I Getsemani che ci attendono oggi e ogni giorno sono i “luoghi” dove “siamo”, in Cristo, figli di Dio. La nostra vita è dunque un pellegrinaggio ai luoghi santi del compimento dei desideri del Padre. Essi sono la nostra felicità, la nostra gioia, la nostra pace come ripeteva Giovanni XXIII. Le persone e i fatti delle nostre storie, semplici e quotidiane, sono gli appuntamenti che attendono la nostra obbedienza al destino eterno che ci ha preparato nostro Padre. 

Ci aiuta il Catechismo della Chiesa Cattolica: “E’ in Cristo e mediante la sua volontà umana che la Volontà del Padre è stata compiuta perfettamente e una volta per tutte… Gesù, “pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì”; a maggior ragione, noi, creature e peccatori, diventati in lui figli di adozione. Noi chiediamo al Padre nostro di unire la nostra volontà a quella del Figlio suo per compiere la sua Volontà, il suo Disegno di salvezza per la vita del mondo. Noi siamo radicalmente incapaci di ciò, ma, uniti a Gesù e con la potenza del suo Santo Spirito, possiamo consegnare a lui la nostra volontà e decidere di scegliere ciò che sempre ha scelto il Figlio suo: fare ciò che piace al Padre. Aderendo a Cristo, possiamo diventare un solo Spirito con lui e così compiere la sua Volontà; in tal modo essa sarà fatta perfettamente in terra come in cielo [Origene, De oratione, 26]” (Cfr. CCC nn. 2824. 2825). Possiamo dunque dire che siamo fratelli di Cristo – figli dello stesso Padre – perché abbiamo, in Lui, nella sua carne unita alla nostra attraverso la comunità cristiana, il “potere” di fare la volontà di Dio. 

Abbiamo in comune con Lui nostro fratello la volontà di Dio, il pensiero di Dio, il suo cuore, e le sue stesse viscere di misericordia nelle quali siamo rigenerati e cresciamo nella fede. Per questo, compiendo la volontà di Dio, siamo anche “madre” di Gesù, perché ogni giorno lo partoriamo continuamente per il mondo, attraverso la nostra stessa vita, in ogni evento e relazione. Siamo deboli, poveri, piccoli. Ma nulla ci impedisce di abbandonarci completamente al suo amore, accogliendo, nell’ascolto, la sua Parola di vita che ci fa figli. Non temiamo dunque, perché è nella nostra debolezza che Dio agisce con potenza: “Quando l’intero essere dell’uomo si è, per così dire, mescolato all’amore di Dio, allora lo splendore della sua anima si riflette anche nell’aspetto esteriore” (Giovanni Climaco, Scala Paradisi, XXX).


AUTORE: don Antonello Iapicca
FONTE: Newsletter
SITO WEB
CANALE YOUTUBE

PAGINA FACEBOOK

TELEGRAM
INSTAGRAM

TWITTER

Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 21 Luglio 2020

L’episodio del vangelo di oggi è riportato anche in Marco e in Luca. In quei vangeli il messaggio di Gesù si colloca nel momento di massima incomprensione, tanto che anche i suoi parenti dimostrano tale incapacità di comprendere fino a pensare che Gesù fosse “fuori di sé” (Mc 3,21). Matteo riferisce lo stesso episodio ma in un’altra ottica.

Gesù esprime nei confronti dei suoi parenti un pensiero che a noi può risultare sorprendente, perfino duro. Ma non emerge una condanna di per sé dei nostri rapporti familiari, bensì ci viene proposta un’attenzione perché questi rapporti non ci leghino a un passato che non permette di aderire a una nuova fraternità, in cui la parola di Dio e il metterla in pratica creano il nuovo ambito fraterno

Potrebbe sembrare che l’atteggiamento di Gesù esprima un rifiuto di incontrare sua madre e i suoi fratelli, creando anche un clima esclusivo, ma se si esaminano in profondità le parole che seguono, emerge chiaramente che Gesù non vuole creare un gruppo esclusivo, al contrario. L’“unico” criterio per aderire a questa nuova forma di fraternità è fare la volontà di quell’unico Padre che il Signore è venuto a narrarci; dunque è un criterio a cui noi possiamo aderire liberamente, non è vincolato da nulla, neanche dai vincoli familiari.

Analizzando il modo di porsi dei parenti di Gesù, è possibile vedere che il loro atteggiamento non coincide con quello richiesto ai suoi discepoli. Gesù chiede a chi vuole “fare parte con lui” di seguirlo e di ascoltare il suo messaggio. I suoi parenti non condividono neanche lo spazio in cui si trova Gesù: “stanno fuori” e non si pongono nemmeno in un atteggiamento di ascolto: “vogliono parlargli” (cf. vv. 46-47). Dietro la loro richiesta c’è una pretesa verso Gesù, e soprattutto essi si sentono nella posizione di poter compiere una tale richiesta a partire dal loro legame di sangue con il Signore. Ma una tale idea lega loro stessi a una posizione di non incontro con Gesù. Essi, che pensano di essere i più vicini a lui, si allontanano, non mettendosi in ascolto e non seguendolo all’interno del suo messaggio. 

La risposta di Gesù all’interlocutore, che tenta di mettere in contatto i familiari con Gesù, è molto chiara e soprattutto dà una possibilità a tutti. Non chiude la cerchia di persone al suo seguito, ma la amplia a tutti coloro che hanno il desiderio di compiere la volontà del Padre. Opera che avviene solo dopo aver accolto la chiamata di mettersi alla sequela del Signore e dopo aver compreso che tale sequela è basata sull’ascolto e sull’accoglienza della parola di Dio. Non è un caso che nel brano del vangelo Gesù non indichi solo gli apostoli, ma, proprio per sottolineare l’apertura del suo messaggio a chiunque lo voglia accogliere, tenda la mano verso i discepoli. Dunque una categoria di persone a cui tutti noi possiamo accedere, se decidiamo di entrare a far parte con lui e non ci fermiamo sulla soglia dell’incontro con lui.

sorella Beatrice


Fonte

Puoi ricevere il commento al Vangelo del Monastero di Bose quotidianamente cliccando qui

Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 21 Luglio 2020

Cosa devono aver pensato Maria e gli altri parenti di Gesù: desiderosi di vederlo, di parlarci e di riabbracciarlo… Chissà da quanto non si vedevano o sentivano! Qualcuno li vede e li riconosce. Vorrebbe farli andare avanti, far superare loro la fila (in fondo sono i suoi cari, loro ne hanno il diritto!).
Gesù però a quel punto spiazza tutti. Sembra quasi rinnegare il suo legame con loro, con sua madre. Dice che la sua famiglia è un’altra. Chi non ci rimarrebbe male, davanti a una risposta del genere?

Eppure il senso di quella risposta va cercato oltre: Gesù non sta rinnegando i suoi cari, non li sta scacciando. Sta però dando a tutti una nuova visione di fratellanza, di comunità, di famiglia.

Molti di noi, partecipando a certe realtà o frequentando certi gruppi all’interno della Chiesa, vivono esperienze molto forti che portano a dire “qui io mi sento a casa, qui sono con i miei fratelli e sorelle, sono con la mia famiglia”.

È proprio questo a cui ognuno di noi è chiamato: fare parte di una comunità, una famiglia che ha come centro, come presenza vera Gesù stesso. Gesù ci sta dicendo proprio questo:
«Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

Marco Sturniolo


Continua a leggere gli altri approfondimenti del giorno sul sito

Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato