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Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 21 Luglio 2020

Cosa devono aver pensato Maria e gli altri parenti di Gesù: desiderosi di vederlo, di parlarci e di riabbracciarlo… Chissà da quanto non si vedevano o sentivano! Qualcuno li vede e li riconosce. Vorrebbe farli andare avanti, far superare loro la fila (in fondo sono i suoi cari, loro ne hanno il diritto!).
Gesù però a quel punto spiazza tutti. Sembra quasi rinnegare il suo legame con loro, con sua madre. Dice che la sua famiglia è un’altra. Chi non ci rimarrebbe male, davanti a una risposta del genere?

Eppure il senso di quella risposta va cercato oltre: Gesù non sta rinnegando i suoi cari, non li sta scacciando. Sta però dando a tutti una nuova visione di fratellanza, di comunità, di famiglia.

Molti di noi, partecipando a certe realtà o frequentando certi gruppi all’interno della Chiesa, vivono esperienze molto forti che portano a dire “qui io mi sento a casa, qui sono con i miei fratelli e sorelle, sono con la mia famiglia”.

È proprio questo a cui ognuno di noi è chiamato: fare parte di una comunità, una famiglia che ha come centro, come presenza vera Gesù stesso. Gesù ci sta dicendo proprio questo:
«Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

Marco Sturniolo


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato

Sr. Palmarita Guida – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

Ormai Maria e il suo clan familiare hanno perso il controllo su Gesù. Gesù ha lasciato la sua casa ed è un itinerante: predica la buona novella dell’amore di Dio in terra, guarisce libera dai demoni, compie prodigi…  è uno che esce fuori dalle righe, è un tipo strano, un po’ folle come già qualcuno dice.

E allora la preoccupazione di Maria e della sua famiglia è di raggiungerlo, di vedere cosa fa, come sta… ma forse anche la tentazione di riportarlo a casa, di farlo ritornare alla “normalità”. Essi non sanno che non è quella la volontà di Dio: impedire a Gesù la sua missione. Proprio per questo Gesù prende la parola e si rivolge a tutti i suoi discepoli che invece lo seguono, costituendoli  sua nuova famiglia.

Una famiglia spirituale non più carnale, una famiglia che sposa completamente la missione di Gesù, che sposa la volontà di Dio su Gesù e sul mondo intero. La famiglia nuova di Gesù è la famiglia innestata nello Spirito, quella famiglia che si nutre degli stessi sentimenti di Gesù, i sentimenti che Gesù ha verso il Padre ma anche verso tutta l’umanità. La famiglia che vive dello spirito del Risorto. Noi siamo la famiglia di Gesù nella misura in cui viviamo esattamente dello Spirito di Gesù.

Quando viviamo la volontà di Dio che è una volontà di amore, quando costruiamo il Regno qui in terra ogni giorno, secondo questa prospettiva di amore. Ci escludiamo dalla famiglia di Gesù e quindi dalla sua appartenenza se non abbiamo il suo Spirito. Se vogliamo controllare tutto nella nostra vita nella vita degli altri, nella vita della chiesa, se al posto della fede viviamo di religione…

Se guardiamo più ai nostri interessi che a quelli di Dio. Se vogliamo appartenere veramente a Gesù, far parte della sua famiglia, l’unica via è la sua sequela, senza se e senza ma, senza cercare di riportare Gesù nei nostri schemi mentali, nelle nostre abitudini, nella nostra normalità. Gesù è sempre Oltre ed è sempre Altro. Seguirlo sul serio è un atto di coraggio che viene ripagato con la gioia di appartenergli. E quale gioia più grande? Sr Palmarita Guida 


A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade 


Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 21 Luglio 2020

Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli “?

La pagina odierna del Vangelo ci parla della “ fratellanza spirituale “, che si differenzia e, spesso, è più vera, reale, di quella che nasce dai legami di sangue.

Capita, infatti, a molti che si sforzano, con i loro limiti, a vivere, con gioia, una vita basata sul Vangelo, sulla fede, di avere i più acerrimi oppositori proprio in casa!!!

I tuoi congiunti non ti comprendono, ti considerano un tipo bizzarro, con strani gusti, che perdi il tuo tempo a pregare, ad andare a messa, ad impegnarti in un servizio in parrocchia.

Il “ fratello spirituale “, di fede, incarna invece la vera essenza di questo termine perché condivide lo stesso modo di impostare la vita ponendo al centro della stessa il Vangelo, la Parola, la preghiera.

E’ con lui che c’è vera affinità, è con lui che puoi condividere i tuoi pensieri, quello che ti suscita la Parola, in un’opera di arricchimento reciproco.

E allora, chiediamocelo anche noi: chi sono i miei fratelli, chi è mia madre?

Quelli naturali o quelli che “ fanno la volontà del Padre? “.

Il mio augurio è che tutti noi possiamo avere almeno un “ fratello spirituale “.

E’ la ricchezza più grande che possa esserci.

Buona giornata e buona riflessione a tutti.


don Claudio Bolognesi – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

Dal Vangelo di oggi:
“Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli”. (Mt 12,46)

C’è una folla che ascolta. Poi ci sono i tuoi familiari. Non hanno bisogno della Tua Parola. Anzi, sono loro che hanno delle cose da spiegarti. Siamo noi quelli, oggi. La nostra familiarità con Te non ci costringa “fuori”. Non ci tolga il gusto di ascoltarti.


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Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

Proprio come un papà, generoso e amichevole, Dio interpella, ovviamente in sogno, il re Salomone: “Chiedimi ciò che io devo concederti”. La risposta di Salomone piace al Signore, che lo esaudisce subito. Quale preghiera è così potente da rendere Salomone gradito a Dio? Egli non ha pensato a se stesso, alla propria comodità, al potere, al lusso, all’ambizione. Egli ha chiesto ciò che serve per svolgere il suo compito con frutto. Ha compreso il suo compito come un servizio. Gli era stato affidato il regno: ebbene egli chiede docilità a Dio e discernimento per governare con giustizia il popolo. Questo è ciò che desideriamo anche noi ogni giorno da quando abbiamo accolto Gesù. E lo desideriamo perché ci riteniamo fatti per servire, e non per godere la vita. Chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto: cerca la sapienza e il consiglio, e li troverai, bussa per incontrare la misericordia, e ti verrà incontro!

Impareremo a non lamentarci mai di nulla, ad accontentarci di tutto. “Tutto” infatti, ci suggerisce San Paolo, “concorre al bene di coloro che amano Dio”. Rimango meravigliato quando incontro persone con grandi tribolazioni, ma contenti, anzi, felici, perché sanno che le loro sofferenze sono comunione con Gesù in croce e diventano anche stimolo per qualcun altro ad arrivare alla fede. Queste sofferenze li rende conformi al Figlio di Dio, a Gesù, che ha patito per amore nostro, affinché ci accorgiamo che Dio ci ama davvero. Essi sono lieti che qualcun altro arrivi alla fede in Gesù, perché hanno provato quanta gioia dà la conoscenza del Signore, quanta vita nuova e santa provenga dall’accoglierlo e dall’amarlo! Per queste persone le parabole che oggi Gesù ci propone non hanno bisogno di spiegazione.

L’uomo che trova il tesoro nascosto in un campo, forse un campo senza valore e deprezzato da tutti, non bada a ciò che gli altri dicono o pensano: egli vende tutto ciò che possiede pur di acquistare quel campo col suo tesoro. Chi scopre Gesù anche dentro una vita che gli procurerà disprezzo e noie, questi riesce a rinunciare anche alla propria patria pur di non perdere la gioia perfetta che il Signore dona. E colui che cerca davvero Gesù, avendo gustato la gioia, rinuncia a tutto il resto, come quella signora che ho incontrato questa mattina: ha deciso di vivere secondo gli insegnamenti del Signore, sapendo che ciò comporta dei significativi cambiamenti della vita con l’uomo con cui convive. Il mercante di perle, che cerca quella preziosa, fa qualunque sacrificio pur di possedere quella di grande valore, ed è pronto a rinunciare a tutte le altre perle che possiede.

L’ultima parabola che oggi Gesù racconta ci apre una finestra sugli ultimi tempi: cosa succederà alla fine? Oggi vediamo che accanto a noi, che vogliamo vivere nella fede del Figlio di Dio, ci sono molti che non s’interessano di nulla, che ignorano la nostra fede, la disprezzano, se non addirittura la ostacolano. Ebbene, Dio è paziente. Egli attende, come i pescatori che fanno la cernita dei pesci solo dopo che hanno tirato a riva la rete. La cernita però viene fatta, con attenzione. Alla fine quelli che hanno amato Gesù non avranno la stessa sorte di quelli che lo hanno ignorato o rifiutato.

Chiediamo perciò la vera sapienza e il vero discernimento, così da saper scegliere sempre ciò che piace a Dio, da saper scegliere sempre colui che egli ci ha inviato per la nostra gioia! Questi è l’immagine vera dell’uomo vero: noi siamo destinati, ci rivela oggi San Paolo, a diventare come lui, come Gesù. È troppo pensare una cosa del genere? No, anzi! È lui l’uomo che è vissuto proprio come Dio Padre fin dall’inizio aveva pensato dovessero vivere tutti gli uomini. È lui, e non gli eroi o le stelle che piacciono alle persone vuote, è lui il vero volto che deve diventare il nostro ritratto.


Sito Web

don Franco Scarmoncin – Commento al Vangelo di domenica 26 Luglio 2020

1° Lettura

Quando Salomone salì al trono

era giovanissimo.

Siamo verso il 950 a.C.

Il Tempio non è stato ancora costruito.

 

Salomone aveva ereditato un Regno

dal padre Davide,

grande, in pace, unito, rispettato…

e voleva certamente continuare su questa linea.

Mentre Davide era stato un Re guerriero,

Salomone sarà un re pacifico, politico, saggio…

almeno per molti anni.

 

La Lettura fa riferimento alla saggezza di Salomone,

per cui era famoso e rispettato da tutti

i re e i popoli vicini.

I due libri dei Re

che narrano la storia di Israele,

ci dicono che quella sapienza,

per cui Salomone passerà alla storia

e diventerà proverbiale,

era una dote che lui aveva implorato da Dio

come dono per poter regnare

con equilibrio e giustizia….

Temeva che il potere

lo potesse fuorviare, corrompere…

come succede sempre a chi ha potere.

 

Per molti anni in realtà

Salomone fu un grande e saggio re

E venivano da lontano

per ascoltarlo e parlare con lui.

Solo in età avanzata,

il potere, i compromessi con i re vicini,

l’unione con donne e religioni pagane,

il bisogno di aumentare le tasse

per mantenere la corte…

lo portarono fuori strada,

mettendo nel popolo poverissimo

i germi di una futura disgregazione.

 

. Collegamento con il Vangelo:

la “sapienza” ci aiuta a fare le scelte giuste

quelle che servono nella vita;

solo la sapienza che viene dall’alto

ci fa crescere veramente.

Gesù parla di un “tesoro nascosto”…

Quel “tesoro” è il suo messaggio,

è Lui stesso,

il suo insegnamento…

La “sapienza” ci fa capire

che tra le tante cose importanti della vita,

la vera sapienza,

la vera saggezza

è scegliere Lui e il suo insegnamento.

 

 

VANGELO

 

. Non era così strano che qualcuno

potesse trovare un vaso pieno di monete,

o di monili e collane d’oro.

Succede di tanto in tanto anche oggi

in occasione di ristrutturazioni:

a volte si trova uno scheletro murato,

o interrato,

altre volte un’opera d’arte in una cantina

o in una soffitta,

altre volte monete o oggetti preziosi…

a volte fuori corso…

 

Ai tempi di Gesù

doveva essere abbastanza comune,

nascondere il tesoretto di casa,

per sottrarlo a incursioni di briganti,

di bande armate,

per alluvioni

o necessità di lasciare la propria casa

per nasconderlo a soldati di passaggio…

 

Oggi abbiamo le Banche…

e le cassette di sicurezza…

ma non so se sia preferibile al sistema antico.

 

Poteva ancora succedere

Che chi aveva nascosto il tesoro,

morisse…

e allora nessuno più sapeva dove cercare…

 

Cosa succede se un operaio o un bracciante,

mentre lavora trova questo tesoro?

Può darsi che vada a dirlo al padrone del campo,

ma per sé, quel tesoro

non è del padrone della terra,

ma di chi lo trova.

Per questo il bracciante,

sapendo che il padrone non gli avrebbe dato nulla,

tenta di comprare il campo.

E’ povero:

dovrà vendere tutto, anche la casa, l’asino,

le poche pecore… finire sul lastrico…

ma solo lui sa perché.

Tutti diranno che è matto…

che non ne valeva la pena

spendere tutti quei soldi per

un po’ di terra e di sassi…

Solo lui sa il valore di quei 4 sassi…

Ed è felice della scelta fatta:

quella scelta, decisa con saggezza,

sarà la sua vita, il suo futuro,

la sua fortuna.

 

.Non so se abbiamo mai sentito parlare

di persone che a un certo punto della loro vita

hanno fatto delle scelte radicali:

entrano nell’Isis,

diventano combattenti islamici,

danno la vita per ammazzare gli infedeli….

E’ un forma di saggezza alla rovescia:

pensano di aver capito il tesoro

del Corano,

il messaggio di Maometto:

dare la vita per l’Islam…

ammazzare più infedeli possibile…

Giovani e ragazzi

Che credono di aver capito il vero loro tesoro:

dare la vita per ammazzare altri.

E’ una strana e aberrante forma di “sapienza”.

Credono di aver capito,

mentre non hanno capito proprio nulla.

 

Come sono pure migliaia le persone

che pur

lavorando in un posto sicuro e ben retribuito

in banca,

in una grande industria,

sono assessori di Regione,

sono medici, ecc…

lasciano tutto per seguire il messaggio di Gesù:

hanno trovato il tesoro

e sono disposti a perdere tutto il resto.

Es.   gli Apostoli

S.Paolo

don Lorenzo Milani

Annalena Tonelli

Marcello Candìa

Don Vittorione

Albert Schweitzer 

Alberto Olivero (Sermig)

Don Gallo (prete di Genova)

Shahabz Bhatti, ministro Pakistano ….

Medici del Quam

Medici senza frontiere

Gino Strada

Padre Alex Zanotelli

Don Ruggero Ruvoletto

(missionario padovano massacrato in Amazzonia)

N.B.

Il “tesoro”

può essere certamente Cristo

o il suo messaggio,

ma pure la convinzione

di essere arrivati a una nuova scoperta

nella vita,

una verità da annunciare,

un bene comune da difendere

e da portare avanti

di cui ci si sente partecipi e coinvolti;

un’idea forte che catalizza tutta la vita.

E per questi tesori a cui credevano

che alcuni hanno dato la vita

e continuano a darla anche oggi:

carabinieri,

magistrati,

politici,

sacerdoti,

papà e mamme di casa,

insegnanti,

medici…

Commento a cura di don Franco Scarmoncin – Diocesi di Padova


don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

In guardia dalla pretesa di credere di conoscere Gesù solo perché ci si vanta di essere dei “suoi”.

Il clima non era certo sereno: varie dispute avevano visto Gesù misurarsi con i farisei e con i capi del popolo. A porsi domande sulla sua identità era stato persino Giovanni Battista. Come giudicare le sue opere? Per alcuni erano compiute addirittura in nome del principe dei demoni. Cosa significava stare dalla sua parte? E chi poteva vantare questo titolo? Quelli che erano legati a lui a motivo del sangue o chi aveva fatto di Gesù l’unico criterio di vita?

Gesù, a chi gli fa notare la presenza dei suoi che desideravano parlargli, stabilisce il nuovo criterio di appartenenza a lui: chi ha fatto del rapporto di fedeltà a Cristo il criterio prioritario di vita, questi è per lui fratello, sorella e madre.

I discepoli, infatti, a differenza dei suoi non stanno fuori ma si ritrovano attorno a Gesù; non lo cercano per parlargli ma per ascoltarlo. Chiunque lo accoglie e lo comunica, di fatto lo fa nascere nella vita degli altri. Chi più di Maria ha vissuto le due condizioni del discepolato: l’ascolto della Parola e la sua realizzazione pratica nella sua esistenza? Ben a ragione scriveva S. Giovanni Paolo II che la Vergine fu «la prima dei suoi discepoli: prima nel “tempo”, perché “già ritrovandolo nel tempio” ella riceve dal Figlio adolescente lezioni, che conserva nel cuore (cfr. Lc 2,51 ); la prima soprattutto, perché nessuno fu mai “ammaestrato da Dio” (cf. Gv 6,45) ad un grado simile di profondità»

Proprio la Madre di Dio secondo la carne si è sempre posta a servizio del figlio Gesù. Lo ha fatto dal giorno dell’annunciazione, quando si è dichiarata la serva del Signore. Lo ha fatto alle nozze di Cana, quando per la sua opera i discepoli credettero nel loro Maestro. Lo ha anche fatto presso la croce, accogliendo la volontà del Figlio e lasciandosi prendere da Giovanni come Madre e prendendo Lei Giovanni come suo vero figlio. Non c’è momento nella sua vita nel quale ha in qualche modo condizionato la volontà del Figlio verso il Padre. In lei vi è stato un perenne “Sia fatto di me secondo la tua parola”.

Ha desiderato ciò che il Padre desiderava e ha compiuto ciò che per mezzo del Figlio le veniva richiesto. Si è familiari di Cristo quando si compie tutto ciò che il Padre propone.

Ciascuno, come Maria, è chiamato a compiere un cammino, che richiede un passaggio da compiere, che lo porti dallo stare “fuori” all’entrare “dentro” la nuova famiglia di Gesù. Maria non sta perciò né tra gli esonerati né tra gli arrivati, ma si pone accanto ai pellegrini, ai chiamati ad entrare a far parte del popolo nuovo.

I vincoli con Cristo non sono di natura associativa o di una qualche indefinita solidarietà, si tratta invece di una vera “familiarità”, ancor più stretta di quella sancita dal sangue in quanto qui si gioca la libertà dell’uomo in rapporto alla decisione di fede. E’ ovvio allora che la decisione di fede di porsi tra i discepoli comporta per Maria la rinuncia a porsi di fronte a lui, come vorrebbero i parenti, nella pretesa di poterlo “possedere”, “prendere” per riportarlo sull’onda delle proprie aspettative a categorie. Maria accetta di seguire il Figlio e non pretende il contrario.


AUTORE: don Antonio Savone
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Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

Il commento alle letture del 21 Luglio 2020 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Ecco mia madre e i miei fratelli!

MARTEDÌ 21 LUGLIO (Mt 12,46-50)

Familiari di Cristo si diviene divenendo un solo corpo in Cristo. Si rimane suoi familiari se si rimane suo corpo. Si rimane suo corpo se, nella verità e mozione dello Spirito Santo, ci nutriamo di Lui, Pane di Parola e Pane di Eucaristia. Questa familiarità va sempre costruita. San Paolo insegna agli Efesini come essa nasce e si edifica: “Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo. Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perché resi tali nella carne per mano d’uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne.

Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2,8-22). Se non si cresce come vero corpo di Cristo, ogni familiarità muore e si distrugge. Si ritorna ad essere estranei gli uni agli altri. Gesù sta predicando al popolo. Una voce gli dice dalla folla: “Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti”. Gesù non corre né da sua Madre né dai suoi fratelli. Dona la verità divina sulla vera fratellanza. C’è una fratellanza umana. Questa a Lui non interessa. C’è una fratella spirituale. Questa Lui vuole costruire sulla terra. Come la si edifica e come si entra in essa? Gesù la edifica predicando la Parola di Dio. Si entra in essa obbedendo alla Parola di Dio predicata, insegnata, proclamata. Se la Parola non viene accolta e ad essa non si presta immediata e perenne obbedienza, mai si potrà essere della famiglia di Gesù.

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

Per Giovanni Apostolo, la famiglia dei figli di Dio e dei fratelli di Gesù nasce per vera generazione da Dio, in Cristo, per lo Spirito Santo: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (Gv 1,12-13). Per l’Apostolo Pietro questa generazione si compie divenendo partecipi della natura divina: “La sua potenza divina ci ha donato tutto quello che è necessario per una vita vissuta santamente, grazie alla conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria. Con questo egli ci ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina, sfuggendo alla corruzione, che è nel mondo a causa della concupiscenza” (2Pt 1.3-4). Questa partecipazione è frutto della grazia che si riceve nei sacramenti, ognuno dei quali ci dona una particolare conformazione a Cristo Gesù e anche una speciale partecipazione della natura divina, purché essi vengano celebrati in pienezza di fede.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che i cristiani vivano da veri familiari di Dio in Cristo.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.

don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

La fede è contatto non contratto

Martedì della XVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Dopo aver affrontato la calunnia dei farisei, che l’accusavano di cacciare i demoni in nome del capo dei demoni, e la pretesa di vedere un segno avanzata dagli stessi farisei insieme agli scribi, Gesù riceve la visita dei suoi familiari che cercano di parlargli. Essi scelgono di rimanere al di fuori della cerchia dei discepoli che è con Gesù. Facile immaginare che la madre, accompagnata dai familiari, fosse andata a trovare il figlio per farlo ragionare dato che il livello di tensione con i capi era diventato troppo alto. I parenti di Gesù attendono che esca per potergli parlare e si aspettano che lui li ascolti. È evidente che l’attesa si prolungava e Gesù non accennava a lasciare quelli con cui stava per andare da loro. Un anonimo personaggio rimane meravigliato del fatto che Gesù sembra non accorgersi dei suoi familiari e delle loro intenzioni e glielo fa notare. È come se Gesù, non dando la giusta importanza alla sua famiglia di origine, opponga un rifiuto all’incontro e alla comunicazione con i suoi familiari. In realtà il Maestro aveva detto: «Chi non è con me è contro di me». 

Chi rimane fuori, benché abbia intenzione di parlare o di entrare in contatto in qualche modo con un altro, comunica un messaggio che impedisce un vero incontro. La posizione assunta dai parenti di Gesù indica il loro rifiuto di entrare nella comunità dei discepoli e coinvolgersi in essa per incontrarlo. Per incontrare e comunicare efficacemente con l’altro non dobbiamo aspettare che esca per venirci incontro come se dessimo per scontato il fatto che la propria posizione sia quella giusta e l’unica. Per comunicare efficacemente ed entrare in una sempre maggiore intimità in famiglia è necessario dare il primato all’ascolto e non al parlare. 

L’apparente indifferenza di Gesù è la risposta alla presunzione di chi vorrebbe esercitare su di lui un’autorità che non gli compete. Gesù ama il Padre celeste più della madre perché è verso di Lui che egli va incontro, è con Lui che s’intrattiene nel dialogo orante, è la Sua volontà quella che vuole mettere in pratica. Gesù, pur rispettando i rapporti di parentela, ha cura di mantenere la prioritaria relazione col Padre celeste nella quale coinvolge sua nuova famiglia dei discepoli. 

La Chiesa, riunita attorno a Gesù, si fa discepola del Padre per compiere la sua volontà piuttosto che quella dei singoli. La nostra volontà ci porterebbe fondamentalmente a cercare il proprio interesse, la comodità e la tranquillità piuttosto che giocarsi la vita per la giustizia sociale e l’aiuto fraterno.

La fede è l’incontro di Gesù nella comunità della Chiesa nella quale, mettendoci in ascolto della Parola di Dio, siamo inseriti nella relazione d’amore che unisce il Figlio al Padre. Gesù ci fa incontrare il Padre e impariamo il linguaggio dell’amore che si esprime nella preghiera e nel servizio fraterno. 

Perché la fede, l’incontro con Gesù, non sia vissuta come un fatto intimistico che ci porta a rimanere margini dalla vita concreta o a tagliare fuori gli altri dalla nostra vita interiore, è necessario coinvolgersi nella comunità. Solo in essa e insieme con gli altri possiamo avere un vero contatto con il Signore e passare dall’ascolto della sua Parola al mettere in pratica la sua volontà. La Chiesa è la comunità aperta non solo ad accogliere tutti ma soprattutto disposta a lasciarsi coinvolgere dal movimento dello Spirito di Dio che mette in circolo la forza dell’Amore per la quale la preghiera diventa servizio ai più piccoli e la comunione fraterna diventa sacrificio gradito a Dio.

In tal senso, la Chiesa è la famiglia di Dio che si regge sul contatto non sul contratto.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020 – Don Francesco Cristofaro

Vangelo del giorno e breve commento a cura di Don Francesco Cristofaro.


AUTORE: Don Francesco Cristofaro
FONTE: YouTube
SITO WEB:
CANALE YOUTUBE:
https://www.youtube.com/channel/UC5QE8R_HI_h4XCN_31qhm5Q