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Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

Di fronte a una cosa del genere, la prima reazione di ognuno di noi sarebbe stata quella di trovare una spiegazione logica: hanno rubato il corpo! Perché? A che scopo? A ragionarci a mente fredda, magari non si trova motivo ma come fai, Gesù, a pensare subito a un miracolo? Pensi a quello che sei abituato a vedere, a ciò che conosci.

E cerchi aiuto parlando con chi può comprenderti e scegli chi conosce più o meno le stesse cose che conosci tu. Insieme provate a trovare una soluzione, sempre logica, sempre conosciuta. Ma poi arrivano loro, gli sconosciuti mandati da te, che ci spiegano ciò che non conosciamo, che non avremmo mai neanche immaginato. Credo che Maria Maddalena ci abbia messo un attimo a credere alle parole degli angeli, a comprenderle.

Ti sei dovuto mostrare tu e solo allora si è aperto un varco nella conoscenza e si è scoperta una cosa nuova, mai vista. Fai lo stesso anche con noi, Gesù perché continueremo ad affrontare problemi, dolori e situazioni con la logica, con ciò che conosciamo. Vieni ad aprirci la mente, facci capire ciò che non comprendiamo, vedere ciò che non vediamo e credere a ciò che non possiamo sapere.


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Don Antonio Mancuso – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

È la storia di un dolore… è la storia di tanta sofferenza… è la storia di ciascuno di noi che nella sofferenza diventa cieco e sordo… e la meditazione del vangelo di oggi mi fa venire in mente e nel cuore proprio su questo…

Perché, purtroppo, spesso è così: il nostro dolore è solo nostro e, a volte, ci è tanto familiare e intimo che fa parte di noi fino, addirittura, accarezzarlo… nutrirlo. Fino, addirittura, ad abituarci a conviverci… fino quasi a non poterne fare a meno: dolore compagno di vita.

Molte persone nella sofferenza non vogliono essere consolate… non vogliono la soluzione… vogliono solo essere viste… viste soffrire… vogliono solo essere accolte…
Molte persone nella sofferenza, stranamente… per assurdo… si trovano comode… e, appunto, si accarezzano… si autoconsolano… si piangono addosso…

E se la sofferenza è per qualcuno, allora, soffrire per qualcuno (vivo o morto che sia), alla fine, continua ad essere un legame con quel qualcuno… quasi che se la sofferenza passasse ci si potesse dimenticare della persona per la quale si è sofferto.

È strano… ma spesso è così… perché la sofferenza ti rende ciechi… ti rende sordi… e non ti accorgi di tutta la vita che c’è attorno… di tutta la vita da vivere… di tutto l’amore da prendere dagli altri… e da donare agli altri…

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AUTORE: Don Antonio Mancuso
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p. Arturo MCCJ – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

l vangelo di oggi ci presenta l’apparizione di Gesù a Maria Maddalena, la cui festa celebriamo oggi. La morte di Gesù, il suo grande amico, le fa perdere il senso della vita. Ma non smette di cercarlo.

Va al sepolcro per incontrare di nuovo colui che la morte le aveva rubato. Non è facile infatti riconoscere la voce di Gesù in mezzo alla confusione che ci circonda; confusione fuori e dentro di noi… in mezzo alla vita frenetica di questo mondo, in mezzo ai problemi e alle sofferenze di ogni genere…

Con la Risurrezione Gesù ci dimostra che è un uomo di parola come pochi… mantiene la Sua promessa, ci ridà la speranza e ci fa capire che il Suo amore è più forte della morte e che niente può distruggerlo.

Ma la nostra attenzione non può che concentrarsi anche sulla figura della Maddalena, che in tutti i Vangeli ha un ruolo importante e decisivo: senza di lei non avremmo ricevuto il primo annunzio della risurrezione.


Fonte: Telegram

Il canale Telegram “Vedi, Ascolta, VIVI il Vangelo”.

Un luogo dove ascoltare ed approfondire la Parola con l’apporto di P. Arturo, missionario comboniano ?? ???????????, teologo biblista. Se vuoi comunicarti con loro, scrivici a paturodavar @ gmail.com BUON CAMMINO!!!

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don Vincenzo Marinelli – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

“Non mi trattenere”

Una mattinata piena di sconvolgimenti per Maria Maddalena. Di buon mattino si reca al sepolcro aspettandosi che le cose siano rimaste come il giorno precedente della sepoltura. Quali novità potrebbero trovarsi presso un sepolcro? Invece prima prova lo stupore della tomba aperta, poi constata addirittura che il corpo di Gesù non c’è più e probabilmente pensa che sia stato trafugato. La situazione la spinge al pianto. Ma ancora si susseguono ulteriori eventi di forte impatto emotivo: prima la visione degli angeli e poi addirittura l’incontro con lo stesso Gesù risorto.

Quale sarebbe la reazione più umana a tutto questo? È sorprendente notare come Maria Maddalena nonostante tutto quello che le è accaduto in quel mattino di Pasqua rimane obbediente al comando di Gesù e corre ad avvisare i discepoli di quanto le è successo. Sarebbe stato forse più spontaneo abbracciare Gesù, fargli delle domande, rimanere con lui. Invece si ferma a non trattenerlo, come le ha chiesto. Quando vuoi bene ad una persona è importante capire fin dove è bene fermarsi, per assicurare quel rispetto reciproco che è necessario per custodire la relazione stessa e mantenerla sana e virtuosa per lungo tempo. A volte se approfitti della confidenza e dell’amicizia rischi di compromettere e di sporcare quel legame con il rischio addirittura di ucciderlo.

In breve

Saper riconoscere fin dove giungere in una relazione è importante per custodirla e mantenerla sana. Viceversa abusando della familiarità che ne può nascere si rischia di compromettere la relazione stessa, con il rischio anche di ucciderla.


Di don Vincenzo Marinelli anche il libretto:

La buona novella. Riflessioni per l’Avvento e il Natale disponibile su: AMAZON | IBS

Commento a cura di don Vincenzo Marinelli

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Robert Cheaib – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

Il cuore innamorato del Signore non si lascia fermare da nulla, né dalle ragionevoli paure e preoccupazioni, e nemmeno dalla visione degli angeli! Ha conosciuto la pienezza, tutto ciò che è al di sotto non basta più.

E così, la Maddalena, grande paradigma dell’anima innamorata, si congeda da ogni creatura con la stessa sete: cerco Colui che il mio cuore ama.

Il pericolo in queste situazioni, però, è quello di essere così presi dalla ricerca da non accorgersi del passaggio del Signore. In altre parole, la ricerca definisce talmente la propria prospettiva da correre il rischio di non accorgersi del Signore che è sempre sorprendente nelle sue manifestazioni. E capita, quindi, che il Signore si faccia presente, ma tu continui in autopilot a chiedere: dov’è il mio Amato?

Preghiamo il Signore, con Maria Maddalena, di squarciare il nostro vagare pronunciando chiaro e forte il nostro nome. Preghiamo che ci chiami e richiami di continuo affinché il nostro desiderio incontri il Volto e possiamo dire veramente: Ho visto il Signore… È il Vivente… Mi ama e mi chiama per nome.


Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il suo canale Telegram

Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

Medita

Il ritorno al sepolcro prima dell’alba la dice lunga su che notte abbia passato Maria di Màgdala e su quale sia il suo stato d’animo. La pietra ribaltata e la tomba vuota inseriscono subito nel racconto una tensione drammatica che continuerà a salire fino all’epilogo. Corre subito Maria dagli apostoli a riferire e il plurale Non sappiamo dove l’hanno posto tradisce il suo desiderio di coinvolgere anche loro nel suo dolore. Accorrono i due apostoli, ma poi se ne vanno e lei rimane sola a sfogare il suo dolore sulla tomba vuota. La immaginiamo in lacrime mentre continua a chinarsi e a guardare nel cunicolo, sperando chissà cosa. Alla prodigiosa apparizione degli angeli dentro la tomba non fa alcun caso e anche a loro chiede del Signore, questa volta in forma più personale: col singolare Non so dove l’hanno posto e soprattutto con l’aggettivo mio Signore. Ad un tratto, forse un fruscìo, lei si gira e Lui è lì! Ma non lo riconosce e torna a guardare verso la tomba! Sorprende l’apparente, incomprensibile distacco di Gesù che, senza svelarsi, la chiama donna e le rivolge domande oziose delle quali Lui sa benissimo le risposte. Anche a Lui Maria chiede con ostinazione del suo Signore. La tensione drammatica del racconto, esasperata da questa situazione irrisolta, si scioglie improvvisamente con due sole parole: un nome di persona, Maria, e una qualifica, Rabbunì, alterazione ebraica affettiva, confidenziale, della parola “maestro”. Il congedo di Gesù è quasi brusco, ma Maria, col cuore gonfio di consolazione, vola dai discepoli a dare la notizia della quale forse a lei sfugge l’immenso significato teologico: quello che per lei conta è che il “suo” Signore è vivo.

Rifletti

È un vero e proprio racconto d’amore il brano evangelico che abbiamo appena letto, e non sorprende che lettori non supportati dalla fede l’abbiano travisato fantasticando sui rapporti tra Gesù e la Maddalena. In realtà il paradigma di amore rappresentato dal racconto è riservato a ciascuno di noi, e Maria, con il suo attaccamento al Signore e la sua caparbietà nel cercarlo, anche e proprio nel momento di massimo dubbio circa il suo esserci ancora, è un luminoso esempio di cosa il Signore desidera da ciascuno di noi.

Prega

Signore Gesù, persino chi ti ha conosciuto bene
ha avuto difficoltà a ri-conoscerti.
Chissà quante volte sei apparso anche a noi
e noi abbiamo continuato a guardare altrove
senza accorgerci di niente.
Chiamaci per nome come hai fatto con la Maddalena,
te ne preghiamo, per farci guardare
verso il Tuo Volto e ricordarci tuoi insegnamenti.


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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fra Mario Berišić – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

La grazia non può fare nulla se noi non corrispondiamo con la volontà, se nostra voglia non desidera quello che la grazia ci offre. La grazia è il seme di qui il vangelo ci parla, la volontà è la terra sulla quale seme deve cadere. Per rendere una terra feconda e produttiva ci vuole un lavoro, delle volte anche duro e pericoloso, ci si può anche ferire.

Ciò che conta, non è tanto il seme, oppure chi semina, perché Dio seminerà sempre, Lui è fedele alla sua Parola, ma la terra che accoglie. Infatti quante volte ci è capitato di sentire la parola di Dio e poco dopo ci è sfuggita, come se qualcosa ci ha rubato dalla memoria il ricordo di questa parola? Quante volte abbiamo sperimentato che questa parola ci parla, ci affascina, ma passando dei giorni quel entusiasmo di seguirla è svanito?

Quante volte abbiamo sentito la parola di Dio, però eravamo talmente fissi e occupati con i nostri problemi e non permettevano che questa parola sradica ogni rovo che la soffoca? Ebbene, non è tutto negativo nella nostra anima e nella nostra volontà. Ci sono anche dei terreni buoni che producono dei frutti tutto l’anno, cioè frutti di fedeltà. Mi rivolgo anche a te che ti sei fermato oggi e hai lasciato tutto da parte per dedicare questi 5 minuti per la lettura del vangelo.

Il tuo fermarsi ogni giorno sulla parola di Dio vuol dire che stai provando a rendere tua anima e tua volontà un terreno fertile e fecondo, stai collaborando con Dio, e non devi temere se ancora oggi non vedi frutti diversi dalla fedeltà. Accogli col cuore questo frutto perché la fedeltà rafforza la nostra decisione di essere sempre più conformi a Cristo.

Commento a cura di fra Mario Berišić OFMCap

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don Cristiano Mauri – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

Ascolto E Sguardo

Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.

Una volta informati gli apostoli della sparizione del corpo di Gesù, Maddalena torna al sepolcro per rimanervi, così come era rimasta presso la Croce (Giovanni usa il medesimo verbo per indicarlo). Il legame con il suo Maestro è diventata la sua identità: senza di Lui non può stare.

Fuori dalla tomba piange e il suo pianto è più volte sottolineato, ad indicarne la drammaticità e l’inconsolabilità. La tristezza di Maria è quella del discepolo che ha perso il Maestro e che Gesù aveva preannunciato nei discorsi dell’ultima cena (Gv 16, 20).

Dall’esterno del sepolcro si china per vederne l’interno e scorge i due angeli la cui presenza, con la veste bianca simbolo del mondo celeste, cambia la natura del luogo: non si tratta di uno spazio di morte, bensì della presenza di Dio.

La loro domanda serve solo a preparare l’incontro di Maria con Gesù, il vero centro della scena.

La donna è costretta a voltarsi: per vedere il Signore deve allontanare lo sguardo dalla tomba e volgerlo verso un altro luogo. Per vedere il Risorto non è alla morte che si deve guardare.

Maria non lo riconosce. È il modo narrativo con cui Giovanni suggerisce che la resurrezione di Gesù non è la rianimazione di un cadavere. Il Risorto non è semplicemente identificabile con l’uomo storico Gesù, ma appartiene a una nuova dimensione, quella divina, non immediatamente percepibile dagli occhi umani.

L’interrogativo che rivolge alla donna, insieme alla risposta che lei dà, fanno emergere l’incapacità di Maria di accedere da sola al mistero del Risorto. La fede pasquale può essere generata solo da una parola di Cristo.

L’ulteriore malinteso – «Dimmi dove hai messo il suo corpo» – serve a Giovanni per evidenziare come il corpo storico di Gesù sia scomparso e come il rapporto con il Risorto possa stabilirsi solo a livello della Parola.

Il riconoscimento avviene esattamente così. Il Cristo chiama la donna per nome e ciò le apre gli occhi. Non avviene un miracolo o un segno prodigioso, ma solo viene pronunciata una parola, che non rivela l’identità del Risorto, bensì quella di chi lo incontra.

Maria è riconosciuta, chiamata, incontrata nella sua propria identità ed è così che riconosce a sua volta Gesù, colui che conosce perfettamente i suoi (cfr. Gv 10).

La reazione della donna che lo chiama «Rabbuni» e lo abbraccia, ripropone la modalità di rapporto che aveva con il Gesù storico, non più adeguata.

La famosa reazione del Risorto – «non mi toccare» – e le parole seguenti circa il suo salire al Padre, dicono a Maria che ora la modalità di rapporto con Lui deve essere differente. Egli ci sarà e sarà incontrabile, ma per strade differenti.

Viene inviata ai discepoli, chiamati per la prima volta «fratelli»: l’innalzamento di Gesù crea un nuovo ordine di rapporti. Ora possono vivere con Lui una comunione che prima della sua dipartita non era possibile e tale comunione trasforma le relazioni tra di loro introducendoli in una fraternità nuova.

Continua qui…

Fonte: il sito di don Cristiano

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don Mauro Leonardi – Commento al Vangelo del giorno, 22 Luglio 2020

Credere in Gesù non è mai un punto di arrivo ma è un desiderio ardente, una richiesta inquieta, un amore indomabile che scruta ovunque per trovare i lineamenti del Signore da contemplare, adorare, amare.

Mariam di Magdala
Tu vedi
Vedi La pietra tolta
E resti lì e piangi perché desideri rivedere il Tuo Amato
Perché Lui è Amore e Dono e Tu lo hai sperimentato : non c’è più, nemmeno il suo corpo morto.
Ecco perché resti lì e piangi, piangi
E alla fine vedi il Tuo Signore
Mariam sei la prima che vede il Signore Risorto e che va ad annunciarlo agli Apostoli,
Sei l’Apostola degli Apostoli, colei che dà l’annuncio agli Apostoli.
Tu che hai scoperto cos’è la Sua Misericordia
Tu che conosci il Suo Amore
Solo l’Amore vede perché vede con il cuore
E tu lo sai che Dio è amore e dono e che ne ricevi nella misura del desiderio.
E tu Miriam, che hai desiderato tanto,che hai amato tanto, cui ti è stato per-donato
tanto, hai capito Chi desideri tanto e ti Si manifesta: lo vedi.
Ora sei in pace e puoi annunciarlo.

Fonte: il sito di don Mauro Leonardi

Mauro Leonardi (Como, 4 aprile 1959) è un presbitero, scrittore e opinionista italiano.