Home Blog Pagina 5658

don Mauro Leonardi – Commento al Vangelo del giorno, 23 Luglio 2020

Rimanere in Cristo significa vivere l’umiltà del tralcio che solo innestato alla propria vite cresce e dà molto frutto.

La vite vera e i tralci
Rimanere in Te, innestati in Te.
Tutto qui.
E questo, ci ricordi, è garanzia di portare frutto, di non seccare, di essere Tu contento e noi “di più!”.
Quali frutti? Frutti di Amore concreto verso il prossimo.
Santa Brigida lo ha avuto ben presente, lo ha fatto suo e abbiano visto i frutti!
Grande donna: moglie, madre, mistica, innovatrice, tenace e audace. Grazie!

Fonte: il sito di don Mauro Leonardi

Mauro Leonardi (Como, 4 aprile 1959) è un presbitero, scrittore e opinionista italiano.


Commento al Vangelo del 23 Luglio 2020 – Don Francesco Cristofaro

Vangelo del giorno e breve commento a cura di Don Francesco Cristofaro.


https://youtu.be/wx2XSS54icQ

AUTORE: Don Francesco Cristofaro
FONTE: YouTube
SITO WEB:
CANALE YOUTUBE:
https://www.youtube.com/channel/UC5QE8R_HI_h4XCN_31qhm5Q

Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 23 Luglio 2020

Il commento alle letture del 23 Luglio 2020 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Io sono la vite, voi i tralci

GIOVEDÌ 23 LUGLIO (Gv 15,1-8)

Nell’Antico Testamento il popolo di Dio è detto dai profeti la vigna del Signore. È vigna piantata dal Signore, chiamata però a produrre ogni frutto di giustizia con l’obbedienza alla sua Parola. La vigna però, anziché produrre frutti di giustizia, dava frutti di iniquità, idolatria, immoralità. Il canto della vigna di Isaia rivela la condizione miserevole del popolo: “Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi. E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi” (Is 5,1-7).

Nel Nuovo Testamento il Padre non ha più una vigna. Possiede invece una sola vite: Cristo Gesù, il Suo Figlio Unigenito che si è fatto carne nel seno della Vergine. Di questa vite, i tralci sono tutti i discepoli di Gesù, a iniziare dagli Apostoli. Si diviene tralci di questa vite con il battesimo, ci si rafforza come tralci e si diviene tralci che producono per la grazia degli altri sacramenti. Quali frutti deve ogni tralcio produrre? I frutti sono quelli dell’obbedienza ad ogni Parola di Cristo, presi però per mano e condotti dallo Spirito Santo a tutta la verità. Ma questo ancora non basta per produrre secondo verità. I frutti vanno prodotti rispettando la vocazione, la missione, il carisma particolare ricevuto. Satana si introduce con inganno nella Parola, leggendola alla nostra mente dal suo cuore e non dal cuore dello Spirito. Ma si introduce anche nelle missioni, vocazioni, carismi particolari perché siano vissuti secondo le esigenze del mondo e non dalla volontà del Padre nostro. Chi non è tutto nello Spirito Santo non vede queste due introduzioni di Satana nella Parola e nel ministero specifico. Si lascia ingannare. Segue la sua tentazione. Ignora o combatte la mozione dello Spirito Santo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

È facile cadere in tentazione. Oggi due sono le tentazioni nelle quali siamo caduti. La prima è nell’abolizione della Parola scritta come verità oggettiva da cui sempre partire per conoscere la volontà rivelata di Dio. Dalla Parola di Dio si è passati alla volontà dell’uomo. Mai potremo così produrre un solo frutto di vita eterna. La seconda tentazione è la perdita del trascendente e del soprannaturale. Non si pensa più a condurre la nostra anima nella vita eterna. Si lavora invece per l’immanente e per il naturale. Lo stesso uomo è ridotto a solo corpo. Il Padre un solo frutto chiede: la perfetta obbedienza ad ogni Parola del Figlio suo. Perché questo frutto si possa produrre, si deve essere vitalmente uniti a Cristo Gesù. L’unione con Lui non può essere morale, deve essere naturale, con Lui si deve formare un solo corpo, una sola vita, una sola essenza. Di questa essenza Gesù è la vite e noi i tralci. Se ci separiamo da Lui, nessun frutto potrà essere prodotto. Siamo tralci tagliati, buoni per il fuoco.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci tralci veri della vite vera, con molto frutto.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.

don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 23 Luglio 2020

Affidabili perché radicati in Cristo

SANTA BRIGIDA DI SVEZIA

«Io sono la vite vera, il Padre mio l’agricoltore … e voi i tralci» l’immagine della vite e dei tralci serve a Gesù per spiegare ai suoi discepoli che la relazione che s’instaura tra di loro è di vitale importanza a tal punto che aggiunge: «senza di me non potete far nulla». La fede, in quanto relazione personale con Gesù, non può ridursi né a generiche convinzioni, né a sporadiche pratiche religiose. La fede è parte integrante della vita e del suo processo di crescita. L’allegoria della vite e dei tralci conferma il detto antico latino «la natura non fa salti» perché ogni persona dal suo concepimento fino al morire intraprende un percorso di maturazione la cui fecondità molto dipende dalla relazione con Dio. Come il frutto rivela la vitalità della pianta, così per il discepolo di Cristo le sue opere di carità testimoniano se è vivo o morto. Nel Libro dell’Apocalisse Dio dice alla comunità cristiana di Sardi: «Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto» (3,1).

Il processo di maturazione è scandito da tempi ben precisi che culminano in quello della fruttificazione o della recisione. È il tempo del giudizio che spetta a Dio il quale nell’ora finale raccoglie i frutti dai tralci fecondi o taglia quelli morti perché infruttuosi. Ma prima dell’ora finale c’è il tempo della purificazione o potatura. Essa avviene attraverso la Parola di Dio che come forbice viene ad eliminare ciò che impedisce lo sviluppo fecondo della nostra vita. Ci sono tante cose che c’ingolfano e non permettono di concentrarci sull’essenziale. Presi da tante preoccupazioni dissipiamo il nostro potenziale di cura verso cose secondarie. 

Il tempo della purificazione è quello che dedichiamo all’ascolto quotidiano della parola di Dio e alla sua assimilazione affinché possiamo distinguere ciò che ci aiuta a raggiungere i nostri veri obiettivi e ciò che invece sono di ostacolo. La parola di Dio ci aiuta a chiarire gli obbiettivi della vita e a concentrare le nostre forze per raggiungerli. 

Da qui l’esortazione che Gesù rivolge ai discepoli: «Rimanete in me e io in voi». La fede è relazione con Dio che porta, non solo ad una unificazione interiore tale da integrare tutte le facoltà verso il bene, ma contestualmente a vivere una comunione profonda con Gesù in modo tale che ciò che appartiene a lui passa nel discepolo. La Parola di Dio non va ascoltata distrattamente come chi passa davanti allo specchio e si guarda di sfuggita, ma va custodita nel cuore come faceva Maria. In questo modo lo Spirito d’amore che fa di Gesù un dono offerto all’uomo rende fecondo anche il credente che lo fa abitare stabilmente in lui. Rimanere è sinonimo di abitare, quindi di una relazione stabile nel tempo, non occasionale. 

In un mondo in cui l’ansia e la paura sono alimentate dalla precarietà e dall’incertezza il credente radica la sua vita in Cristo, si unisce a Lui nell’ascolto della sua Parola e nella condivisione della missione di amare. Ben preparato, diventa fecondo nel bene profuso nell’impegno educativo, sociale, ecclesiale. 

La Parola di Dio ci unisce più intimamente a Dio e al contempo sostiene la quotidiana fatica di purificazione interiore affinché le nostre parole e azioni costruiscano una comunione fraterna stabile e feconda, segno nel mondo che Dio rimane sempre un punto di riferimento saldo e affidabile.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

- Pubblicità -

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 23 Luglio 2020

Santa Brigida, assieme a san Benedetto, ad Edith Stein e ai fratelli Cirillo e Metodio, è patrona d’Europa. Una santa da pregare e da imitare, in questi tempi difficili.

Che donna, santa Brigida! Anche se la sua memoria è persa nella storia, rileggere la sua biografia mette i brividi per la modernità e la forza di questa donna. Donna, anzitutto, a tutto tondo, in un mondo di maschi che le procurò parecchi problemi e che, pure, affrontò apertamente, portatrice di un messaggio che sentiva ispirato direttamente da Cristo.

Donna e sposa, in Svezia, con un matrimonio combinato, come era consuetudine allora, e che pure visse con intensità e convinzione: portò suo marito a diventare terziario francescano, gli insegnò a leggere e a scrivere, facendolo diventare esperto di legge. Donna e madre, con i suoi otto figli che crebbe con passione e che indirizzò alla fede; una di essi, Caterina, è santa e testimoniò alla causa di beatificazione della madre.

Donna e religiosa, aspirando a fondare una nuova, rivoluzionaria congregazione composta da suore e religiosi, con a capo una badessa (!): tale sogno non si poté mai realizzare, a causa delle forti resistenze della gerarchia. Donna e mistica, con le sue esperienze di preghiera intense e straordinarie. Donna e ambasciatrice di pace, girando le corti europee per spronare i sovrani cristiani a vivere sul serio i valori del vangelo. Averne, oggi, di persone così!

Fonte

LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO DEL GIORNO


don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 23 Luglio 2020 – Gv 15, 1-8

<< Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto>>.

L’attaccamento a Cristo per noi è una questione vitale, esattamente come è vitale per un tralcio rimanere attaccato al tronco. In questo senso la fede non è mai un’attività opzionale nella vita di una persona, ma ne rappresenta il centro più essenziale. Nella nostra società il fatto religioso è relegato al grande mondo degli hobby, delle opzioni, delle attività di contorno.

Invece la vita ruota attorno ad altri bisogni, ad altre priorità, ad altre urgenze che però non prendono mai sul serio ciò che conta davvero per un uomo. Non è la pancia il suo centro, ma il cuore. Il mondo intercetta la pancia, Cristo invece il cuore. Ma è proprio lì che si capisce se c’è o no questa relazione. Sono i frutti la prova del nove. Portare frutto significa sentire la vita piena di una inspiegabile gratitudine che accade in noi nonostante la vita stessa che non sempre gira per il verso giusto.

<<Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla>>.

E questo “non poter far nulla” è un’esperienza che prima o poi facciamo tutti nella vita accorgendoci che quasi mai riusciamo a fare ciò che desideriamo davvero. C’è come in noi una carenza di forze, di volontà, di capacità. Essere attaccati a Cristo significa diventare capaci di tutto ciò che sperimentiamo vero nel nostro cuore. Per esempio, molti di noi sperimentano dei propositi altissimi, ma quando provano a metterli in pratica si accorgono di non esserne capaci. Nasce così un conflitto interiore tra ciò che sappiamo essere vero e la possibilità di vivere di conseguenza.

Più siamo uniti a Cristo più questo conflitto trova soluzione perché Gesù rende sempre capaci coloro che ama e si lasciano amare.


AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
PAGINA FACEBOOK
FONTE: Amen – La Parola che salva

AMEN ti offre in un unico volume giorno per giorno:

  • i testi della Santa Messa e la Liturgia delle Ore: Lodi Mattutine, Vespri e Compieta
  • il commento di Papa Francesco alle letture
  • meditazioni a cura di don Luigi Maria Epicoco e don Claudio Doglio
  • le Preghiere del cristiano, il Rosario, la Coroncina della Divina Misericordia e tante altre preghiere
  • il calendario liturgico

Pratico formato (cm. 11,5 x 14,4): 640 pagine – testo a caratteri grandi, ben leggibile.

ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€
Prezzo verificato a maggio 2020

p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

Il pianto è qualcosa di profondamente umano che esprime, quando scevro da falsità e da manipolazioni, il cuore di quella persona in quel momento.

Il pianto dice tristezza, il pianto dice assenza, il pianto dice mancanza di qualcuno che ci sta a cuore.

Il pianto coinvolge sì i nostri occhi e le lacrime che dagli stessi possono scendere, ma il pianto è qualcosa che avvolge soprattutto il nostro intimo e che dice il nostro stato d’animo.

Il pianto può essere ritenuto un segno di debolezza o un segno di umanità. Socialmente il pianto è maggiormente accolto se è pianto di una donna, è visto con un po’ di diffidenza se è il pianto di un uomo.

Il pianto di un bambino dice bisogno di cibo e di affetto, di coccole. Il pianto di un adulto può avere svariati motivi per esserci.

Il pianto, per un cristiano, se sincero può essere la prima forma di preghiera. Se in sincerità esprime quanto ha in sé, il cristiano parla a Dio con le proprie lacrime. Il parlare, il pregare Dio, con le proprie lacrime è un parlare che dice desiderio ed esprime mancanza.

Il pianto di Maria è realizzazione di profezia di Gesù: voi piangerete ma il mondo si rallegrerà, ma sappiate che la vostra tristezza si tramuterà in gioia! Le lacrime e la tristezza sotto la croce come al sepolcro, sono lacrime che preannunciano la nascita dell’uomo nuovo. Le lacrime sono acque natali da cui viene fuori l’amato. Vi sono cose che solo gli occhi in pianto sanno vedere.

È il pianto di Gesù per la morte di Lazzaro: inconsolabile in sé, ma sotto sotto,  pieno di speranza.

Le lacrime sono lutto per l’assenza del suo Signore e desiderio di presenza. Continuamente il brano odierno ci parla del pianto di Maria a cui dagli angeli prima e da Gesù poi, viene chiesto perché piange! Il pianto di Maria è tenace come il suo amore. Le lacrime di Maria sono le lacrime stesse di Gesù: ella è discepola del Signore delle lacrime. E le lacrime di Gesù, come quelle di Maria, irrigano la terra e fanno germogliare l’amato.

Maria piange perché è malata di amore. Il suo diletto è scomparso. Dice il Cantico dei Cantici: “Io venni meno per la sua scomparsa. L’ho cercato ma non l’ho trovato; l’ho chiamato ma non m’ha risposto” (Ct 5,6).

È pianto ed è ferita di amore: è guarita solo dalla presenza dell’amato.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
FONTE
SITO WEB: https://scuolaapostolica.com
CANALE YOUTUBE:
https://www.youtube.com/channel/UCmWv4rjT9JC1OJlyqzGS9mQ
PAGINA FACEBOOK:
https://www.facebook.com/ScuolaApostolicaSacroCuore/
INSTAGRAM:
https://www.instagram.com/scuolaapostolicasacrocuore/

p. Enzo Fortunato – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

Buongiorno brava gente e pace e bene.

Oggi condividiamo alla luce del Vangelo la straordinaria figura di Maria Maddalena e lo facciamo da un luogo altrettanto straordinario… Un emozione incredibile…

Ricordandoci le tre domande della Maddalena : se tu fossi stato qui… Tu sei qui…. Dove sei…. Le facciamo nostre per essere resurrezione…

Diretta Facebook


Link al video

Commento al Vangelo di domenica 26 Luglio 2020 – don Erio Castellucci

Il commento al Vangelo di domenica 26 Luglio 2020 è curato da don Erio Castellucci arcivescovo di Modena-Nonantola.

Link al video

don Ivan Licinio – Commento al Vangelo del 22 Luglio 2020

FESTA DI SANTA MARIA MADDALENA

«Donna, perché piangi?»

Sono le donne le vere protagoniste della Risurrezione. Sarà perchè in loro nasce la vita, sarà perchè hanno coraggio da vendere, Gesù le sceglie per portare il lieto annuncio ai discepoli paurosi e sconfortati. Sono le donne che, ad eccezione di Giovanni, seguono Gesù sulla via dolorosa e stanno con lui sotto la croce.

Oggi è la Maddalena, colei che aveva già ricevuto una vita nuova, a recarsi nel giardino dove avevano posto il corpo di Gesù. Con la risurrezione tutto torna: nel primo giardino, l’Eden, l’uomo aveva introdotto la morte nel mondo, ora in quest’ultimo giardino Cristo sconfigge la morte. In entrambi i casi le donne restano protagoniste, ma se nella Genesi leggiamo che la donna da quel momento in poi soffrirà, adesso Gesù chiede alla Maddalena il motivo del suo pianto. È la tenerezza che ha imparato dalla madre Maria.
In questo giorno vorrei mandare una carezza a tutte quelle donne che soffrono, che sono offese nella loro dignità, che vengono usate e abusate.

Sappiano che Gesù è accanto a loro e, come per la Maddalena, è sempre pronto a donargli una nuova possibilità di vita.

Buon cammino, insieme.


Fonte: don Ivan Licinio su Facebook