Home Blog Pagina 5646

don Mauro Leonardi – Commento al Vangelo del giorno, 26 Luglio 2020

La scoperta del Regno è un’esperienza che necessita un momento di discernimento segreto e un momento di annuncio gioioso nel quale il nostro esserea rivela il Regno dentro di noi nella sua pienezza.

Tu, il mio regno

Può il cielo essere nascosto in un campo?
Come farò a trovarlo?
Come farò a nasconderlo?
Fallo insieme a me.
Cercalo con me.
Ti do tutto quello che ho.
Per averlo.
Per averti.
Il cielo è il mio tesoro.
Tu, il mio regno.

Io sono quella perla preziosa che il mercante va cercando.
E quando il mercante mi trova, vende tutto.
Dio mi ha cercata.
Il cielo mi ha cercata.
Non mi sono mai sentita così amata, cercata, desiderata.
Tu, Gesù mio, sei il prezzo che il cielo ha pagato per me.
Tu sei tutta la ricchezza del mercante.

Fonte: il sito di don Mauro Leonardi

Mauro Leonardi (Como, 4 aprile 1959) è un presbitero, scrittore e opinionista italiano.


p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

Centrale non è avere delle vittorie o delle situazioni in cui ci sembra di essere al top, centrale della vita è basare la nostra vita su di Lui, tesoro e perla preziosa che si trova in ogni dove.

“Poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo!”. Questa affermazione porta a compimento il vivere di Gesù e diventa invito alla decisione perché responsabili, non evitanti perché non conveniente. Centrale del Cristo è la gioia come forza per decidersi per il Regno: questo è tesoro da vivere con coerenza e da trasmettere perché vitale.

Il tema, illuminato in modi diversificati, è uno: decidersi per ciò che vale. Non rincorrere quello che conviene o quello che ne vale la pena. Questo, ne vale la pena, va continuamente cercato: il trovato come frutto del cercato e non come fortuna e casualità dove la persona non c’entra ed è esclusa.

Il tesoro nascosto e la perla bella sono la bellezza della bellezza del Regno per vivere il quale vale la pena il “vendere tutto” per comprare campo e perla.

Occorre decidere, non basta cercare o trovare. Tenere il piede in due scarpe, grande scelta diplomatica, ha come frutto il non camminare. Mentre il motivo della decisione è la gioia, non la convenienza; dove la vita è la passione per il tesoro. Tale amore ci rende indifferenti sani a tutto il resto. Quel resto che ha senso solo se conseguenza di una scelta, non in se stessi come spesso noi facciamo nella nostra vita. Così si diventa liberi di camminare finalmente verso la felicità. Non in dipendenza dal riscontro degli altri, ma come nucleo centrale della nostra esistenza e della nostra scelta, bella anche per gli altri ma non bella perché gli altri ne fanno un luogo di riscontro e di una risonanza che paga. È dalla gioia per chi ha scelto e ama che dipende la vita e la relazione, non dalla semplice convenienza.

Per questo Dio è gioia perché nella gioia ci decidiamo non secondo la legge ma secondo la vita, l’amore. Questo è il motivo del nemico che fa di tutto per renderci tristi: così lui ci impedisce ogni decisione positiva.

Così siamo chiamati al condimento della gioia che è la responsabilità. La comunità non è e non può essere una setta di giusti dove c’è solo grano e non zizzania. Noi siamo frutto di una rete che pesca dall’abisso. Una rete che più che un richiamo alla pesca per noi oggi è un richiamo a quella rete che è internet gettata nel mare della comunicazione, dove si trova di tutto senza filtri e censure. Ma la rete, oltre a internet, richiama la rete di relazioni che ogni giorno gettiamo nel mare della nostra quotidianità. Relazioni dove non tutto è bello e buono, nelle quali non siamo chiamati a giudicare ma ad accogliere. Tutto ciò che viviamo non è così definibile, anche nelle relazioni apparentemente negative e inutili possiamo trovare il buono e il bello. Dio getta ogni giorno la rete della sua Parola e pesca buoni e cattivi ascoltatori. Tutti siamo raccolti e coesistiamo insieme, nulla verrà separato fino alla venuta del Figlio, Lui sceglierà e separerà “le cose nuove dalle cose antiche.” Questo è dono di misericordia che vive a servizio degli altri. La bontà di Dio è stimolo a corrispondervi, non alibi alla cattiveria condita dal dovere essere giusti: la salvezza è essere come Lui, non secondo le nostre norme anti umane che mettiamo a capo di ogni nostra pseudo-scelta.

Noi siamo chiamati ad essere responsabili perché chiamati ad essere gente che vive per comprendere tutto trasmettendo la bellezza di questo. È mostrare le verità alla luce di Gesù che è il compimento. È essere ascoltatori e testimoni della Parola, perché vivi. In Gesù si compiono la bellezza delle profezie.

Così la Parola, la cosiddetta Bibbia, è il tesoro in famiglia dalla quale si può ricevere e condividere il cibo vero. Beato chi il Signore trova ad agire così: non perché giusto e perfetto, quanto invece perché umano. Se così non fosse noi rischiamo sempre di divenire gente che chiude il Regno dei cieli davanti agli uomini: non vi entriamo e ci impegniamo a fare sì che anche gli altri vi possano entrare.

Gesù è il tesoro nascosto, è la perla preziosa. Non interessa cercarlo come contadini o come mercanti, interessa cercarlo e trovarlo cercandolo.

Gesù si fa trovare sia da chi lo cerca come da chi non lo cerca: lo trovi sia che tu sia cosciente sia che tu non lo sia. Non lo trovi solo perché ci ragioni sopra ma anche e soprattutto perché hai la bellezza del piccolo cuore.

Gesù è Sapienza, non roba da farisei. È sapienza perché imbandisce il banchetto della vita, la nostra messa quotidiana. La forza per stare con nasce dalla gioia di averlo incontrato, è cosa esperienziale piccola e semplice e vera allo stesso tempo.

Non interessano le ragioni e le vittorie, quanto invece vivere alla luce di questo amore divenendo trasmettitori di questo tesoro che è lo spicciolo che la vedova aveva gettato come tutto nel tesoro del tempio.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli 
FONTE
SITO WEB: https://scuolaapostolica.com
CANALE YOUTUBE:
https://www.youtube.com/channel/UCmWv4rjT9JC1OJlyqzGS9mQ
PAGINA FACEBOOK:
https://www.facebook.com/ScuolaApostolicaSacroCuore/
INSTAGRAM:
https://www.instagram.com/scuolaapostolicasacrocuore/

don Gianmario Pagano – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

Che cosa vale di più? La vera saggezza

Il capitolo 13 di Matteo si chiude con una serie di parabole che si somigliano molto tra loro e culminano in quella dello scriba. Il messaggio è simile: la capacità di riconoscere un valore così grande, che supera tutti gli altri, conduce a fare delle scelte radicali.

Lo “scriba” del Regno, in fondo, è proprio quel saggio che ne ha capito la logica, che sa selezionare, tra tutte le conoscenze e tutte le verità, quelle che contano e che conducono davvero alla gioia che resta.

Link al video

Se ti piacciono i suoi video e vuoi sostenere il suo progetto, iscriviti al suo canale e prendi in considerazione di fare una donazione, anche minima, qui: https://www.paypal.me/bellaprof

Sito web

Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

La liturgia della domenica ci consegna oggi altre tre brevi parabole del capitolo 13 di Matteo. La prima descrive l’immagine del tesoro nascosto in un campo. Il regno di Dio, cioè, è qualcosa di prezioso, di abbondante e di nascosto. Per poter beneficiare della sua ricchezza e abbondanza, bisogna cercare bene e prendere le giuste decisioni. Una volta trovato si deve fare attenzione a non perderlo.

Per questo chi lo trova, lo nasconde di nuovo, volendo essere sicuro che nessuno glielo sottragga! Niente, come quel tesoro, può donare una gioia più vera. Niente di ciò che è umano vale la gioia di possedere quel tesoro, per questo soltanto chi è disposto a dare via tutto, per questo Tutto, può veramente trarne giovamento. La seconda parabola ci dona un’altra immagine complementare alla prima. Il regno di Dio è sempre frutto di ricerca, richiede lo sforzo di chi – come un mercante di perle – sa cercare con pazienza e costanza finché il suo sguardo non è colpito da una perla di grande valore, che nella confusione di un bazar, in mezzo a tante altre perle, non è sufficientemente stimata e apprezzata. Il suo occhio acuto lo porta a riconoscerla, a investire tutto ciò che ha, per poter fare l’acquisto decisivo della sua vita.

Il regno di Dio, in altre parole, richiede uno sguardo fine e acuto, di chi sa riconoscere la vera bellezza di Dio in mezzo al luccichio fuorviante della mondanità. Metaforicamente potremmo dire che nel mondo ci sono tante cose che brillano, ma solo il regno di Dio luccica davvero! L’invito è quello di non lasciarsi attrarre dalle cose illusorie di questo mondo, ma di saper investire sulla vera bellezza, quella di Dio e del suo amore infinito, che spesso rimane nascosta ai più. La terza parabola, poi, ci porta nel mondo dei pescatori. Era tipico dei pescatori di Galilea raccogliere tutto il pesce che potevano nella rete e a fine giornata dividere i pesci buoni dai pesci cattivi. Il criterio di questa cernita era dato dalla legge levitica: gli ebrei potevano mangiare soltanto i pesci puri, quelli con pinne e squame (cfr. Lv 11, 9-10).

Le creature acquatiche che non avevano queste caratteristiche non potevano giungere sulla tavola degli israeliti. Gesù presenta un messaggio omologo a quello di domenica scorsa sul grano e la zizzania che crescono insieme fino alla mietitura. Anche i pesci buoni e cattivi, infatti, devono convivere nella medesima rete fino alla fine dei tempi, quando avverrà la distinzione definitiva. È il mistero della storia, della Chiesa e dell’animo umano: vi convivono il bene e il male, fino al momento finale del giudizio. Dio però ci rende consapevoli già in anticipo di quale sarà la sorte del bene e del male. Finché siamo in cammino, abbiamo sempre tempo di porvi rimedio.

Infine, dopo aver chiesto ai discepoli se avevano compreso, Gesù consegna l’immagine finale dello scriba che, divenuto discepolo del regno, sa estrarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Gli studiosi dicono che è una sorta di riferimento autobiografico di Matteo: pubblicano ben istruito nella religione giudaica (come uno scriba), che dopo aver incontrato Gesù, impara a discernere nella sua vita ciò che è bene da ciò che è male. Quale grazia più grande ci sarebbe da chiedere a Dio se non quella di avere questa saggezza?


- Pubblicità -

Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020 – mons. Francesco Alfano

Il commento al Vangelo di domenica 26 luglio 2020 a cura di mons. Francesco Alfano, Arcivescovo di Sorrento Castellammare di Stabia.

“Vende tutti i suoi averi e compra quel campo”.

In questo tempo di prova, siamo chiamati a riconosce i veri tesori, che la vita ci pone dinanzi.

Link al video

don Francesco Cosentino – Commento al Vangelo di domenica 26 Luglio 2020

Un Dio nascosto nella vita, prezioso, accogliente

Con le ultime tre parabole sul Regno, Gesù ci parla di un Dio nascosto nel campo della nostra vita come un tesoro, una perla che ci impreziosisce, una rete che accoglie tutti e ci chiede di fare rete tra di noi. Dalla nostra vita di sempre, tiriamo fuori e portiamo a tutti il dono grande della Sua presenza!


Link al video

Un tesoro nascosto, una perla preziosa e una rete piena di pesci

Tre piccole parabole ci raccontano il Regno di Dio. Immagini prese dalla vita quotidiana, per narrarci l’eterno che si è fatto presente in mezzo a noi e scoprire i segni della presenza di Dio nel battito della vita, nel nostro cercare, nelle domande che ci accompagnano, nelle paure che ci abitano, nella speranza a cui siamo aggrappati. Parabole che ci indicano un Dio presente in tutte le cose: come un tesoro nascosto in un campo, come una perla preziosa, come una rete piena di pesci.

Anzitutto il Regno è un tesoro nascosto. Non è tra le cose appariscenti e grandi da non poter evitare di vederlo, perché Dio non si vuole mai imporre. Egli è nascosto nelle cose ordinarie della vita, nell’amore che spezziamo, in una parola, in un gesto, in un sorriso, in situazioni apparentemente banali e senza senso o, per richiamare il teologo Karl Rahner, «sotto il polverone del trambusto quotidiano e nel bel mezzo della vita di ogni giorno». Dio, come un tesoro nascosto, abita silenziosamente nel campo del nostro cuore e del mondo. Per accorgercene, la conversione necessaria è quella dalla superficialità alla profondità; travolti dalla fretta e dagli impegni, possiamo perderci la “caccia al tesoro” necessaria. Se vogliamo scoprire il tesoro, non possiamo restare in superficie, tocca scavare in profondità. Dobbiamo “scendere” dentro di noi e dentro il mistero della vita, abitare la nostra interiorità e le situazioni di ogni giorno, sporcarci le mani con il fango che siamo: proprio lì, e non “fuori”, troveremo Dio che ci aspetta.

Il Regno è anche come una perla preziosa. Dio non è un accessorio della vita, una fredda legge morale o un rifugio per i deboli; è una perla, un diamante, un amico che brilla per te, un amore dal valore inestimabile che impreziosisce la vita. Se vogliamo scoprire la perla, guardiamo al mercante: vende tutto ciò che ha per comprarla, pieno di gioia. Una perla che mette il mercante in movimento, non lo lascia in pace, lo “cattura” al punto da fargli vendere tutto il resto. Troveremo Dio come perla preziosa della nostra vita, solo quando ci lasceremo innamorare il cuore da Lui; quando la fede non sarà ridotta a una stanca ripetizione; quando il Vangelo ci smuoverà il cuore e inizieremo a rischiare.

Infine, il Regno è come una rete gettata in mare. È Dio che viene a cercarci, con il desiderio di chi vuole attirare tutti nella rete del suo amore, far stare tutti dentro, nessuno escluso. Così anche nella nostra vita, nelle comunità cristiane, nella società: vi sono tutti i generi di pesci, vi è il buono e il marcio, e solo alla fine saranno separati. Fino alla fine c’è una possibilità, c’è speranza di poter cambiare. Chi accoglie il Regno, nell’esperienza di essere stato egli stesso salvato dal mare in tempesta, diventa rete accogliente, crea reti di connessione con tutti, costruisce una Chiesa che diventa rete di legami e di amore nella società e nel mondo.

Facciamo tesoro di questa presenza di Dio nella nostra vita, dice Gesù. E da questo tesoro inestimabile, insieme alle cose di sempre, tiriamo fuori la novità di vita che viene da Lui e regaliamola al mondo.

Fonte: Osservatore Romano

don Gaetano Amore – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

Il commento al Vangelo di domenica 26 Luglio 2020 è curato da don Gaetano Amore.

Link al video

Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020 – don Antonio Bruno

Don Antonio Bruno commenta il Vangelo di domenica 26 luglio 2020, XVII del Tempo Ordinario.

Link al video

don Cristiano Marcucci – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

Parabole 2: simbolismo sacro, i tesori dello spirito

Commento biblico di don Cristiano Marcucci

Facebook https://www.facebook.com/visitazionepescara/
Instagram https://www.instagram.com/visitazione.pe/?hl=it
Sito web https://www.visitazionepescara.it/


Link al video

Don Luciano Condina – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

Noi siamo la “perla” di Cristo

Le tre brevi parabole del vangelo di questa domenica – il tesoro nascosto, il mercante di perle e la rete gettata in mare – concludono il capitolo 13° di Matteo, definito appunto il discorso delle parabole di Gesù. La parabola, benché si presenti come una storiella, una semplice favoletta per bambini, ha il grande vantaggio di poter contenere in modo semplice e conciso i paradigmi esistenziali della vita spirituale: nella pedagogia infatti, come nella vita, un esempio vale più di mille parole.

La prima parabola è la storia di un uomo che trova un tesoro in un campo e sa che per poterlo ottenere deve spendere tutto quello che ha. È bello sottolineare il fatto che «pieno di gioia» vende tutti i suoi averi e compra quel campo (Mt 13,44). La gioia: l’araba fenice che tutti dicono esistere ma nessuno trova realmente, per citare don Alfonso, il filosofo dell’opera Così fan tutte di Mozart. Ebbene, questa gioia che sembra perennemente sfuggire lungo il cammino della vita, siamo qui a testimoniare che si può ottenere nel momento in cui ci si gioca totalmente nell’amore; e in Cristo l’amore è totale. Spendere tutti i beni è un po’ come morire: amare qualcuno è morire a se stessi per donarsi all’altro. E questa gioia, che fa scendere la pace nel cuore, in fondo noi la raggiungiamo quando decidiamo per chi morire: trovare la propria vocazione significa aver deciso per chi morire d’amore. Nel momento in cui nasce un figlio, di fatto, il cuore comincia a battere in funzione del nuovo nato, e la vita comincia a spendersi in funzione della sua: questo dona molta gioia. Rinunciare, ossia giocarsi la vita per Cristo, significa aver abbracciato qualcosa di molto più grande di quanto il mondo possa offrire. «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che ne avremo dunque?», chiederà Pietro a Gesù (Mt 19,27); la risposta del Maestro spiegherà che non hanno lasciato tutto, bensì hanno trovato tutto.

Spesso, guardando a noi consacrati, la gente si sofferma su ciò a cui abbiamo rinunciato, senza considerare ciò che invece abbiamo abbracciato. Ogni rinuncia cristiana non è nient’altro che l’acquisizione di qualcosa di molto più bello e non esiste alcuna rinuncia che non sia in vista di qualcosa di molto più costruttivo, molto più ricco. Questa è la logica che sta alla base di ogni digiuno di Avvento e di Quaresima.

Lo stesso vale per il mercante che, nella perla preziosa, trova il punto, la stella polare della propria esistenza.

Seguono nella terza parabola gli angeli che separano i pesci buoni dai cattivi: in continuità con quella del grano e della zizzania di domenica scorsa, anche qui Gesù sottolinea che non è compito degli uomini ma degli angeli discernere il bene dal male, ossia i buoni dai cattivi; ciò ci riporta a Genesi 2, in cui l’unico albero di cui non si possono mangiare i frutti è quello della conoscenza del bene e del male.

La vita cristiana è una serie di acquisizioni di grandezza, di bellezza, a fronte del liberarsi le mani da cose molto più piccole. La perla preziosa è la vita nuova, la vita trasformata; è il saper prendere le cose nuove e rivalorizzare quelle antiche, così come si legge alla fine del passo evangelico di questa domenica.

La prospettiva può essere però rovesciata: il mercante è anche Gesù Cristo, il quale trova la perla preziosa che siamo noi; per noi dà la vita e per noi lascia tutto ciò che ha, perché siamo il suo tesoro e ritiene che valga la pena dare tutto il suo sangue per amore di ognuno di noi.

Noi siamo la perla preziosa di Gesù Cristo: lui ha lasciato tutto e pieno di gioia ci ha conquistati a prezzo del suo sangue.

Commento di don Luciano Condina

Fonte – Arcidiocesi di Vercelli