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don Gio Bianco – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

Vende tutti i suoi averi e compra quel campo


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AUTORE: don Gio Bianco, salesiano – parroco a Lombriasco (To) presso la parrocchia Immacolata Concezione di Maria Vergine.
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Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 26 Luglio 2020

Il Vangelo di questa Domenica è il continuo di quello della precedente.

Cristo prosegue nel dirci a cosa è “ simile “ il Regno dei Cieli.

Facciamo, allora, un breve “ riassunto della puntata precedente “.

Domenica scorsa le similitudini erano state con il frumento, il granello di senape e il lievito.

Oggi, tralasciando, per un attimo, la rete gettata in mare, il Regno è paragonato ad un “ tesoro nascosto nel campo “ e ad una “ perla di grande valore “.

La costruzione del brano, nello spiegare le prime due similitudini, è identica.

L’uomo ( o il mercante ) trova il tesoro ( o la perla ) e, pieno di gioia, “ va, vende tutti i suoi averi “ e compra il terreno ove è nascosto il tesoro ( o la perla ).

L’indicazione che vuol darci il testo è chiarissima.

Il Regno di Dio è la cosa più preziosa che esiste e, quindi, per conquistarlo, vale la pena di “ vendere tutti i propri averi “.

Significa, in altri termini, che le primizie del nostro tempo, del nostro impegno, vanno date a Cristo.

Cristo è la priorità perché “ ci mostra il Padre “ consentendoci, in tal modo, di arrivare ad ottenere la cosa più preziosa: “ Il Regno di Dio “.

Dobbiamo allora farci un esame di coscienza e chiederci a cosa attribuiamo, nella nostra vita, la priorità, in cosa impieghiamo le nostre migliori energie, a cosa finalizziamo i nostri sforzi ed il nostro lavoro.

E’ probabile che, da quest’analisi, scopriremo che diamo il meglio di noi per arrivare ad ottenere qualcosa ma non per incontrare Qualcuno, quell’unico che può dare senso alle nostre vite.

Se Cristo diventa un di più, un impegno tra gli altri da relegare, quando va bene, ad una mezz’ora la Domenica, allora “ Il Regno di Dio “ non è il nostro obiettivo, il nostro desiderio, ma, anzi, è qualcosa di “ secondario “, “ irrilevante “, che può, alla bisogna, anche essere tagliato.

A questo punto propongo allora una “ provocazione “.

Se ci accorgiamo che siamo tra quelli che non danno la priorità al Regno, chiediamoci, nell’ordine: 1) a cosa diamo la priorità; 2) se cio’ che abbiamo scelto come priorità ci sta conducendo alla felicità.

Se la risposta alla seconda domanda è SI…complimenti, sei “ felice “ accontentandoti di una dimensione orizzontale.

Se la risposta alla seconda domanda è NO, è automatico che ti sorga il dubbio che stai impiegando le tue energie per qualcosa per cui “ non vale la pena “.

E se ti sorge, perché non provi a riordinare le priorità?

Spesso accade, infatti, che, pur vedendo che una strada non ci porta alla gioia, continuiamo, per abitudine, a seguirla, senza avere il coraggio di tagliarla e di cercarne un’altra.

Cio’ è deleterio perché porta a a sprecare anni di vita.

Se sei, quindi, tra coloro che hanno risposto NO alla seconda domanda, che ne dici, da oggi, di dare una chance a Cristo, di scegliere di darti un tempo di preghiera, di lettura della scrittura, di riscoperta dei sacramenti?

Prova e, ti assicuro, farai come il mercante di perle preziose o come chi ha trovato il tesoro: “ venderai tutti i tuoi averi “ per avere la perla ( o comparare il campo ) perché ti accorgerai che Dio solo ti da gioia.

Diventerai cosi’ quel “ pesce buono “ che, liberato dalle “ reti “, dai legacci che gli impediscono di “ vivere una vita piena “, alla fine del mondo sarà accolto nel Regno e non sarà “ gettato nella fornace ardente “, a cui si è condannato da solo con una condotta di vita scellerata, impostata su priorità sbagliate.

Convertiamoci a Cristo, diamogli il PRIMO POSTO, ed il Regno sarà nostro.

Buona Domenica a tutti.


Luca Rubin – Commento al Vangelo di domenica 26 Luglio 2020

Gesù prosegue la sua lezione con altre tre parabole sul regno dei cieli: il tesoro nascosto, il mercante di perle preziose, la rete gettata in mare.

Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Un tesoro nascosto due volte. Un tesoro viene nascosto perché rimanga del proprietario, non venga rubato o disperso, tuttavia può succedere che qualcuno si dimentichi un tesoro e qualcun altro lo trova. L’originalità di questa parabola è nel comportamento dell’uomo: non porta via con sé il tesoro trovato in un campo non suo (era sicuramente un operaio o un servo del proprietario), ma lo nasconde di nuovo e poi, investendo tutto ciò che possiede, compra l’intero campo. Chiariamo subito che “tesoro” non è un ninnolo, ma una vera e propria ricchezza, che può cambiare per sempre la vita e la situazione economica di una persona e della sua famiglia.

Pieno di gioia: il tesoro che ha trovato cambia anche lo stato d’animo di quella persona, che prima ancora di diventarne il proprietario, è pieno di gioia. L’angelo che annuncia l’incarnazione del Verbo a Maria, segue la stessa dinamica, e inizia tutto con un invito alla gioia: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1,28). Questa gioia è lo stato d’animo di chi vive già la realizzazione, quando questa è appena un progetto, è la caratteristica di chi si trova di fronte a una svolta, da tanto attesa, e in quell’impresa concentra tutte le sue poche o tante risorse.

Chi fa cosa? Il soggetto principale della parabola non è il tesoro nascosto, ma l’uomo che lo ritrova e tutto ciò che mette in atto per essere il proprietario di quella ricchezza. Il regno di Dio è trovare, nascondere, investire tutto ciò che si ha, comprare l’intero campo e quindi il tesoro.

  • Trovare: può essere pura casualità, o fortuna, oppure una ricerca accurata, un desiderare quel tesoro. L’importante tuttavia è trovarlo, riconoscerlo, fermarsi davanti a esso, e lasciare che questo ritrovamento cambi per sempre la propria vita.
  • Nascondere: custodire gelosamente quel tesoro significa averne tutte le cure, non mostrarlo a malintenzionati o a spie, ma stringerlo al cuore, e vivere al bagliore pulito di quel tesoro.
  • Andare, pieni di gioia: attenzione, il vangelo non dice allegria, ma gioia, che può essere impercettibile all’esterno, ma c’è. Questa gioia è il vero tesoro prezioso che può abitare la mia vista, che può piano piano trasformarla e diventare dono per gli altri.
  • Vendere tutto: disfarsi di tutto ciò che si ha, a favore di quel grande tesoro, che diventa il senso di tutta la vita: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui”. (Fil 3,8-9).
  • Comprare: Ora il desiderio è realtà, ora quel tesoro è tuo, tra le tue mani. Non ti abituare allo splendore di quel tesoro, ma rendilo il perché di ogni tuo gesto, il senso di ogni amore e di ogni dolore, solo così rimarrà il tesoro, quello che cambia un’intera esistenza.

Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

Seconda parabola di questo brano, ancora più paradossale della prima. In effetti vendere tutto ciò che si ha per una perla, per quanto rara e preziosa, è davvero oltre ogni possibilità. Questa volta è un mercante che cerca perle preziose (mentre l’uomo della parabola precedente trova il tesoro senza averlo cercato). Il comportamento dei due è il medesimo: anche in questo caso tutto viene messo in second’ordine rispetto alla perla preziosa cercata e trovata.

Proprio questa sproporzione tra una perla preziosa e tutti gli averi del mercante (i mercanti per poter esercitare il loro mestiere devono avere una disponibilità economica adeguata) è il soggetto della parabola: il regno di Dio è qualcosa di apparentemente piccolo, se rapportato a tutto il resto che ci circonda, eppure ha il potere, anche in questo caso, di trasformare la vita di chi si mette in gioco, uscendo dalla razionalità e vivendo il tutto del regno.

Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.

La rete è lo strumento (o meglio uno degli strumenti) che permette ai pescatori di poter lavorare e mantenere le proprie famiglie. Un lavoro molto faticoso, grandi attese e grandi speranze, svolto in orari proibitivi. La rete della parabola è una rete speciale, la più grande rete, dice il testo greco, e infatti essa contiene tutti i generi di pesci. I pescatori, una volta giunti a riva, separano i pesci buoni, commestibili, da quelli cattivi.

In conclusione, il regno di Dio ha bisogno di grande fatica e grande impegno: bando alle mani in mano e alle teste ciondoloni: che sia un tesoro prezioso da custodire, che sia una perla preziosa da ricercare, o una rete piena di pesci, ti viene chiesto di essere disponibile, volenteroso e laborioso. Il regno di Dio è questo dinamismo che entra nella tua vita, e ti coinvolge totalmente, senza mezze misure. Ti fa perdere l’equilibrio più volte, e ti conduce sui passi di chi ha saputo donare tutto se stesso perché questo regno fosse vita vissuta e non chiacchiere a buon mercato. Accogli la provocazione e diventa abitante gioioso di questo Regno.

Fonte: Sito Web


A cura di Luca Rubin

Sono maestro elementare, professione che cerco di vivere in pienezza, non come lavoro ma come vocazione e missione.
In parrocchia sono catechista, referente per i ministranti e accolito: in una parola, cerco di dare una mano! Mi piace molto leggere e scrivere, ascoltare musica classica, country e latina, stare in compagnia di amici. […]

don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

Il Signore è vicino, chi lo cerca?

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Le immagini del tesoro nascosto in un campo, della perla bella in mezzo alle altre di minor valore e della rete che raccoglie ogni tipo di pesce sono impiegate da Gesù per presentare il Regno dei cieli come esperienza d’incontro di Dio. 

Le tre allegorie sono accomunate da alcuni particolari il primo dei quali è il segreto. Il tesoro è nascosto sottoterra, la perla buona si trova insieme, quasi confusa, alle altre e infine la rete da pesca è immersa nelle acque del mare. Le tre immagini vogliono suggerire la verità che il Dio di Gesù Cristo è veramente Jhvh, cioè «Colui che è» immerso pienamente nell’umanità, che si «confonde» tra le bellezze della natura, che è pienamente partecipe degli eventi della storia dell’uomo. Gesù è veramente l’Emmanuele, il Dio con noi! Tuttavia, la sua presenza non è invasiva e la sua evidenza non s’impone. Egli, che è venuto in mezzo a noi e ha posto la sua casa tra le nostre per rimanere con noi, nonostante tutto, aspetta pazientemente di essere scoperto, apprezzato e fatto proprio. Il Regno di Dio è l’incontro tra Dio, che si fa prossimo e che attende di essere riconosciuto, e l’uomo che vive, a volte con stanchezza, i ritmi abitudinari della famiglia e del lavoro o che ricerca il senso pieno della propria esistenza. La scoperta avviene attraverso un incontro imprevisto o cercato. Un uomo trova il tesoro anche se non lo cerca e un mercante cerca le perle preziose per trovare la più bella. L’importante non sono solo le intenzioni iniziali, ma il saper cogliere strada facendo le occasioni per incontrare Dio. Si fa trovare nelle pieghe della vita di tutti i giorni o nei passi del cammino che compi alla ricerca della pace del cuore. 

Il tesoro nascosto nel campo mi fa pensare alla predilezione che Dio ha del silenzio, della ferialità, della normalità. Il Signore abita la quotidianità della nostra vita perché il suo amore per l’uomo è talmente normale che spesso rischia di passare inosservato. 

Mi piace immaginare l’uomo che lavora in un campo non suo e per conto di altri. Un giorno coltivando il terreno affidato alle sue cure, inciampando in qualcosa, è stato costretto a fermarsi e a rendersi conto dell’accaduto scoprendo una realtà fino ad allora sconosciuta. Il campo può essere la metafora della vita di tutti i giorni in famiglia o del lavoro quotidiano nei quali incontriamo le stesse persone.  Con loro ci si scontra, s’inciampa e si cade. La stringatezza del racconto lascia spazio alla fantasia di chi ascolta la parabola per colmare i silenzi della narrazione con la propria esperienza di vita. Ogni relazione è costellata d’intoppi che ci costringono a fermarci, a prendere respiro, ad osservare meglio la realtà. Anche una caduta, se rinunciamo all’istintiva reazione aggressiva o all’imprecazione, può essere occasione di scoprire nell’altro qualcosa di valore a noi sconosciuto perché distratti dalla concentrazione solo su noi stessi. L’incontro può iniziare anche da uno scontro e una bella scoperta da una caduta. Ma l’incontro diventa scoperta se, oltrepassando l’apparenza, andiamo più in profondità, entriamo in contatto con la parte più preziosa, quanto nascosta, dell’altro.

La seconda allegoria presenta un mercante di perle preziose la cui ricerca non è lasciata al caso o è dettata dalla curiosità, né tanto meno avviene a tempo perso. La scoperta della perla preziosa è il risultato di un preciso programma di ricerca fatto di indagine, osservazione, distinzione, selezione. Quello rappresentato dal mercante è un incontro desiderato e preparato. La ricerca è l’arte di trasformare il desiderio in realtà, il sogno in evento. Del mercante possiamo intuire la metodicità con la quale conduce la ricerca senza scoraggiarsi dalle resistenze che incontra lungo il cammino. Colui che cerca le perle preziose si lascia guidare dalla bellezza che non possiede ma dalla quale si sente già posseduto e attratto. La disciplina e un programma di vita mantengono vive la speranza, cioè il desiderio di trovare ciò che si cerca.

L’incontro con Dio non si esaurisce in episodi, benché siano esaltanti. L’uomo saggio e il mercante esperto si lasciano cambiare da quella scoperta. Il cristiano che nella sua vita incontra Cristo deve scegliere se diventare suo discepolo o fare finta di nulla e vagare in una eterna ricerca senza un obbiettivo chiaro e un metodo preciso. Ogni scelta richiede una rinuncia, cioè l’accettazione di perdere qualcosa di sé. 

Soprattutto nei momenti più delicati e difficili quando, come Salomone, siamo messi davanti al peso delle nostre responsabilità, dobbiamo fare delle scelte importanti e determinanti per la vita nostra e degli altri. Il re Salomone chiede a Dio «un cuore che sa ascoltare» (tradotto con «un cuore docile») affinché possa essere a servizio del popolo che Dio gli ha affidato. Da una parte riconosce il dono della missione che ha ricevuto, dall’altro anche i limiti dovuti alla sua giovane età e all’inesperienza. Il giovane Salomone, che non dà per scontato il fatto che sia re, è mosso da buone intenzioni di servire il suo popolo. Per realizzarle sa di non poter fare affidamento sulle sue limitate capacità ma necessita dello Spirito della Sapienza perché i suoi pensieri, i suoi progetti, le sue azioni e le sue parole vadano nella direzione di cercare la volontà di Dio, discernere il bene dal male, rendere concreta e sperimentabile la Sua giustizia. Salomone rinuncia all’autoreferenzialità, all’esercizio del potere per se stesso o contro gli altri e sceglie di «acquistare» la Sapienza. Proprio perché egli rinnega se stesso e si abbandona fiducioso in Dio, viene ricolmato dello Spirito, che fa del suo cuore uno spazio pronto ad accogliere la Parola di Dio e ascoltare il grido dei poveri.

Chi sceglie di seguire Cristo lascia tutto per il Tutto. Vendere significa rinunciare a ciò che rappresenta il fine mondano della propria vita per orientare tutte le proprie facoltà, energie, carismi, conoscenze e competenze verso Cristo Gesù e la realizzazione del suo Regno. Vendere tutto e comprare il campo o la perla preziosa vuol dire rinunciare a inseguire le velleità dei propri sogni malati per interiorizzare e fare propria la volontà di Dio. Con questi sentimenti filiali Gesù ci insegna a rivolgerci, come Salomone, al Padre dicendo: sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo Regno, Sia fatta la Tua volontà.

Acquistare il campo e la perla preziosa significa interiorizzare la Parola di Dio, comprenderla, scegliere di appartenere Gesù mettendosi al suo servizio. Entrare in possesso del tesoro e della perla bella vuol dire entrare in una relazione di reciproca appartenenza con Dio e nella comunione fraterna della Chiesa. L’immagine della rete rivela il fatto che Dio è pienamente immerso nelle vicende dell’uomo affinché tutti siano accolti nel suo cuore di Padre. Dio non solo si fa incontrare, ma ci fa incontrare accomunati da una stessa rete che è anche immagine della Chiesa che accoglie in sé buoni e cattivi. L’incontro con Gesù ci inserisce nella comune appartenenza alla Chiesa alla quale spetta il compito di accogliere e «fare rete» ma non quello di giudicare che invece è di pertinenza divina. Il giudizio di Dio rivela quello che abbiamo scelto di essere. L’incontro con Dio, imprevisto o cercato, è un’occasione offerta per scoprirlo ma soprattutto per scegliere di appartenergli e di appartenere alla Chiesa. L’appartenenza non si vive semplicemente conoscendo teoricamente qualcosa dell’altro o scambiandosi favore secondo una logica puramente commerciale, ma scegliendo giorno per giorno di non usare la propria libertà per sé stessi ma di fare di sé un dono d’amore all’altro.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

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don Alberto Ravagnani – Come passare dall’INNAMORAMENTO all’AMORE (non sono la stessa cosa!)

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don Giuseppe Zucchetto – Commento al Vangelo del 26 Luglio 2020

Mt 13, 44-52
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


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don Giulio dal Maso – Commento al Vangelo di domenica 26 Luglio 2020

Parroco presso S. Francesco Saverio. Altri incarichi: Segretario particolare dell’Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino.

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Don Marco Ghiazza – Commento al Vangelo di domenica 26 Luglio 2020

Don Marco Ghiazza commenta il vangelo della domenica.

Ripartire: tra cose antiche e cose nuove

https://youtu.be/Cu_rEXJ63w8
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don Franco Mastrolonardo – Commento al Vangelo di oggi – 26 Luglio 2020

Il commento di don Franco Mastrolonardo.

Sito web – preg.audio

Commento al Vangelo di domenica 26 Luglio 2020 – d. Giacomo Falco Brini

Il tesoro nascosto nel campo, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, giugno 2019

Avete capito tutte queste cose? – dice il Signore Gesù ai suoi discepoli dopo aver esposto loro 3 parabole (Mt 13,51). Dopo averle ascoltate, gli rispondereste allo stesso modo? È importante che ce lo chiediamo, per verificare se stiamo davvero camminando dietro di Lui. Perché Dio parla per farsi comprendere, non certo per fare l’enigmista. Però, qualche settimana fa, abbiamo anche udito dirgli che i misteri del Regno possono risultare incomprensibili. Il rischio di diventare insensibili a Dio c’è sempre, ma non è certo Lui a negarsi, il problema è in noi (cfr. Mt 13,14-15). Se però qualcuno ha bisogno di spiegazione, basta chiederglielo. Perciò, eccomi a voi anche oggi, per cercare di servire il Signore nell’interpretazione delle sue parabole.

Il Regno dei cieli si può incontrare fortuitamente o al culmine di una accurata ricerca. Traduzione: Dio si fa trovare da chi lo cerca e anche da chi non lo cerca. Presto o tardi che sia, questo evento, anche se sfugge al nostro controllo, è certo. È un primissimo significato che accomuna le prime due parabole. Il primo uomo infatti non si aspetta e nemmeno sospetta di trovare un bel tesoro nel campo in cui sta camminando. La sorpresa è totale, ed è tale da fargli subito pensare di nasconderlo per timore di perderlo. Il secondo invece è un intenditore che sa quello che cerca, ha fiuto, sa intuire gli affari (è un mercante), e quando giunge sotto i suoi occhi qualcosa di prezioso sa riconoscerlo e mettere a segno il colpo. Importante soffermarsi a meditare: 1) in primo luogo sulla gioia di cui parla la prima parabola, unico movente della decisione di vendere tutto per comprare il campo dove si trova il tesoro; 2) poi il discernimento a cui implicitamente rimanda la seconda parabola, che permette al mercante di distinguere la perla di grande valore, dato che sul mercato della vita abbondano le contraffazioni: non è oro tutto ciò che luccica; 3) inoltre, entrambi gli uomini sono disposti a perdere quanto possiedono per conseguire quel che hanno trovato. Chi opera una scelta autentica non può realizzarla senza escluderne altre.

Gesù è il tesoro nascosto che si trova nel campo di Dio che siamo noi (1Cor 3,9). Gesù è la perla preziosa che si trova cercando al mercato delle innumerevoli relazioni umane, dove bisogna imparare a distinguere per riconoscerlo. Comunque, chi ha incontrato Gesù è capace di una grande passione d’amore che rende progressivamente indifferenti al resto, non perché il resto sia qualcosa da buttar via, ma perché trova solo nel Signore il suo vero senso: attorno a Don Bosco, Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta e altri santi si muoveva una quantità incredibile di denaro, eppure il loro cuore ne fu sempre staccato, mettendolo sempre e solo al servizio del Regno. Nella terza parabola Gesù sottolinea la dimensione storica e comunitaria in cui “leggere” il grande evento del suo incontro. Infatti, Egli è come uno che getta una rete che pesca gli uomini dagli oscuri abissi della loro vita. La rete rappresenta la sua chiesa, chiamata ad accogliere tutti incondizionatamente, luogo dove si sperimenta la bontà misericordiosa di Dio. Ma è bontà che fa camminare per rispondere al suo amore, non alibi per i nostri peccati. Si sappia che alla fine della storia si tireranno i conti, e allora ci sarà la separazione/identificazione tra buoni e cattivi, con una sorte assolutamente differente (Mt 13,48-50). Questo giudizio finale è sempre riservato a Dio, ma lo scrivo qui ed ora io. Se davvero ho sperimentato la sua misericordia, mi troverò impegnato ad essere misericordioso con gli altri.

La parabola finale è la presentazione della responsabilità del discepolo, tenuto ad essere simile a un padrone di casa che tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose antiche (Mt 13,52). Qual è il significato? Il discepolo si senta responsabile di capire tutte queste cose, senza trascurare nulla. Cioè si deve occupare di capire e trasmettere fedelmente tutto quello che il Signore ci ha insegnato, con una particolare attenzione a muoversi, nell’interpretazione, tra antico e nuovo testamento, tra promessa e compimento, sempre ben agganciato alla viva tradizione della chiesa: le Sacre Scritture sono il tesoro da cui attingere per alimentare la vita dei fratelli nella fede. E lì infatti il luogo in cui abita e parla Cristo. Le cose antiche si comprendono solo con gli occhi fissi su Gesù, nostro futuro. Il tesoro è sempre antico nella sua novità e sempre nuovo nella sua radice antica. Insomma, se uno sta diventando discepolo di Cristo, è una persona nelle cui parole si avverte la intima unità del nuovo e dell’antico, del passato, del presente e del futuro. In lui si comincia a intravedere quanto S. Agostino disse di Dio, sospirando e rammaricandosi dei suoi ritardi: bellezza sempre antica e sempre nuova.


AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI
SITO WEB: https://predicatelosuitetti.com