Il Vangelo ci abitua ad uno stile sovrabbondante, straordinario. I racconti del Nuovo Testamento ci introducono ad una eccedenza che esula dalla nostra normale considerazione delle cose. Se qualcuno ci tradisce, lo allontaniamo.
Se qualcuno compie del male nei nostri confronti, ci difendiamo. Se ci abbandona, allora corriamo ai ripari, forti dei nostri altri saldi affetti. In qualche caso ci lasciamo andare all’odio per chi ci ha ferito.
Gesù, invece, ancora una volta prende una strada diversa, opposta; tiene con sé fino al giorno della sua ora il discepolo che in seno lo rinnega, lo ama senza alterare il proprio affetto, lo accoglie a tavola come tutti gli altri apostoli.
Per quale motivo il Figlio dell’Uomo ci dà quest’esempio, ci mostra questa via? Non è possibile vivere scusando tutti del male compiuto ai nostri danni, né è sostenibile vivere fianco a fianco con chi ci inganna.
Il Signore, tuttavia, non ci invita ad ignorare ma a perdonare, non ci spinge a chiudere gli occhi di fronte alla slealtà e alla menzogna, ma a guardare alla miseria umana, alla fragilità d’essere uomini. Nel traditore egli vede un uomo ferito, la cui lacerazione è incolmabile, nell’amico che lo rinnega un’insaziabile richiesta di amore che non può essere corrisposta, e nel compiersi delle Scritture un uomo che soffre e che sbaglia, ma non un nemico.
Cosa sarebbe la vita con gli altri se anche noi ci abituassimo a questo sguardo, se ci rendessimo partecipi di una maniera di essere al mondo come questa? Esercitiamoci al bene e allo stile sovrabbondante del nostro Maestro, tenendo a mente che l’abbondanza è la cifra costitutiva del suo agire, allo stesso modo del suo amare.
Come ci dice oggi il Vangelo: «Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere».
Per riflettere
Fermiamoci a pensare a quelle volte che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle il perdono, la comprensione da parte di qualcuno. Rendiamoci, per mezzo delle esperienze vissute, consapevoli della maniera con cui il Signore ci ama. Allo stesso modo, ritorniamo a quelle volte in cui noi abbiamo agito così per qualcun altro e assaporiamone il senso di profonda pace e bellezza, di sovrabbondanza. Preghiamo perché questo possa ispirarci oggi e molti altri giorni ancora.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 18 Maggio 2024
Pietro, perché guardi il discepolo che Gesù amava e poni domande su di lui? Te ne vuoi prendere cura o sei geloso perché lui crede in Gesù senza grandi avvenimenti? Cosa ti preoccupa?
A volte capita un po’ a tutti di chiedere qualcosa che riguarda l’altro come se si giocasse a chi è il più importante. Capita nei luoghi più frequentati da noi, oratori, scuole, a lavoro e tra gli amici. Ma cosa meraviglia di più è la risposta diretta di Gesù “a te che importa? Tu seguimi!”.
Sembra che Gesù si sia irrigidito ma in verità ha dimostrato, ancora una volta, la diversità tra loro. Ognuno di loro, ognuno di noi ha un vissuto diverso, ha una fede diversa, ha emozioni, sensazioni, possibilità e speranze diverse ma si ha qualcosa in comune la direzione dove andare.
Questo è l’importante, la direzione anche se abbiamo navigatori differenti. La Parola ci indica la via e noi la percorriamo con le nostre gambe e con il cuore verso l’immensità di Dio.
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