p. Raniero Cantalamessa: LO SPIRITO “ANIMA” DELLA MISERICORDIA

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Padre Raniero e mons. Brambilla in Duomo alla “24 ore per il Signore”

Padre Raniero Cantalamessa inizia a parlare, e subito scatta l’applauso… non per lui, ma per il Signore.

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È quanto accade nel Duomo di Novara venerdì 4 marzo nel terzo Quaresimale della Cattedrale di Passio 2016, intitolato «“Va’ e ripara la mia Chiesa!”. La Parola e lo Spirito, semi di nuova rivoluzione, oggi come ieri». Protagonista è il predicatore della Casa Pontificia, che spiega: «Gesù ha detto che “… dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Perciò, benché invisibile, è qui presente, e dobbiamo accoglierlo e salutarlo». «“Veni Creator Spiritus”, vieni Spirito Creatore: il titolo di Passio è un’invocazione che la Chiesa ripete in continuazione», ma che – osserva scherzosamente – con l’abitudine rischia di assomigliare a quegli inviti di cortesia formale tra amici, che si immaginano gentilmente declinati. «”Sì!, vengo proprio volentieri!”, risponde invece lo Spirito. Ma per accogliere la sua venuta occorre mettere in discussione tutta la vita». È lo Spirito creatore, che ha permesso che al caos primigenio subentrasse l’ordine vitale del cosmo. «Chiama per questo i cristiani a dialogare con tutti i popoli, le culture e le religioni, perché ogni seme di conoscenza viene da Lui, e ci chiede di rispettare il creato, abitato dalla sua presenza. E anche in noi vuole agire perché nel confuso groviglio delle passioni si faccia strada la luce di Dio, e nessuno resti egoisticamente centrato in se stesso, ma si “ricentri” in Dio». Lo Spirito è così il contenuto di quella “misericordia”, cui papa Francesco ha dedicato l’Anno Santo, affinché non resti una vuota parola. Esso «ci invita a essere consolatori e difensori gli uni degli altri», e opera nei cuori perché, «l’invocazione “sia fatta la tua volontà” del Padre Nostro non sia più detta chinando la testa come preparandosi al peggio, ma invece affidandosi a un Padre che ama e desidera il nostro bene». Un bene che esige pazienza e perdono reciproci: «la misericordia di Dio è seguita al peccato dell’uomo. Così nella vita di coppia, dopo i primi anni di passione occorre accogliere fatiche, difficoltà e delusioni della routine con tenerezza e solidarietà. È l’arte del rammendo, in cui eccellevano le nostre nonne, contraria all’odierna cultura dell’“usa e getta”, e che tra uomo e donna fa scoprire un nuovo livello di amore gratuito». «Misericordias Domini in aeternum cantabo» – commenta il coro della Fraternità Francescana di San Nazzaro, dando inizio alla preghiera, mentre una copia del Crocifisso di San Damiano è portata sui gradini antistanti l’altare. «I segni della Passione non sono un brutto incidente che viene superato dopo una risurrezione sfolgorante – commenta il vescovo mons. Franco Giulio Brambilla, che presiede l’incontro –. Essi rimangono nel Cristo risorto e giudice, perché non è risorta la vita, ma questa vita, spesa e data così, disarmata e disarmante così. Anche noi, come l’apostolo Tommaso, possiamo mettere il dito nella ferita che apre sul cuore di Dio, se crediamo al Vangelo e ci nutriamo del Pane di vita». Il Pane che, esposto sull’altare, sarà vegliato e adorato in Duomo fino alle 20 di sabato 5 marzo, nella “24 ore per il Signore” che papa Francesco ha chiesto di celebrare in tutte le chiese del mondo.

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