La pagina evangelica รจ costituita dallo straordinario affresco del giudizio universale che Matteo dipinge con la sua penna. Non si tratta di una parabola ma di una visione di giudizio. Al centro cโรจ il Figlio dellโuomo descritto come giudice escatologico che siede sul seggio del giudizio di fronte a cui si presentano โtutte le gentiโ.
Il giudizio finale รจ espresso dallโimmagine della separazione del grano dalla zizzania e dei pesci buoni da quelli cattivi. Si tratta di Cristo Re della profonditร che raggiunge il cuore umano: si tratta del giudizio di tutti gli uomini e di tutto lโuomo.
Colpisce che la visione che abbraccia lโintera umanitร si accompagni allo sguardo posato su ciascuno e, in particolare, su quelle persone che normalmente sono le piรน invisibili: poveri, malati, carcerati, affamati, assetati, stranieri, ignudi. Non a caso il nostro testo li chiama โminimiโ.
La logica รจ quella del tutto nel frammento. La caritร verso il bisognoso, il gesto di condivisione che รจ cosรฌ semplice, umano, quotidiano, alla portata di tutti, credenti e non credenti, diviene ciรฒ su cui si esercita il giudizio finale.
Venanzio Fortunato commenta che โfra entrambi i poveri รจ diviso il calore e il freddo, il freddo e il caldo diventano oggetto di scambio, lโuno riceve una parte del tepore, lโaltro prende una parte del freddo: una stessa povertร รจ condivisa da due personeโ.
Matteo ci pone di fronte allo sguardo di Cristo che vede ciรฒ che gli umani non vedono o faticano a vedere. Sguardo che dร rilievo agli invisibili della storia, che sono spesso i senza voce, spiazzando anche i destinatari del giudizio che restano tutti sorpresi nel ricevere la rivelazione di ciรฒ che hanno o non hanno fatto.
Il giudizio del Figlio dellโuomo giudica il tipo di sguardo che abbiamo sul povero e sul bisognoso. Giudica il nostro giudicare lโaltro per cui il carcerato รจ uno che ha ricevuto ciรฒ che si merita, lo straniero รจ uno che disturba la nostra tranquillitร , il malato รจ uno che sconta i suoi peccati, il povero รจ uno che potrebbe lavorare di piรน: il giudizio divino giudica il nostro chiudere le viscere a chi รจ nel bisogno. Giudica il nostro sguardo che vede nellโaltro un colpevole e non una vittima. Lo sguardo che Gesรน ha sempre avuto nei suoi incontri con tante persone nel corso della sua vita ha sempre visto la sofferenza degli umani prima che il loro peccato.
Lโuniversalitร del giudizio emerge anche dal fatto che si fonda sulla valutazione di gesti umani, umanissimi, fatti (o non fatti) da credenti e da non credenti. I semplici gesti di aiuto, caritร e vicinanza espressi costituiscono una sorta di grammatica elementare dellโumana relazione con lโaltro, senza la quale non si potrร mai comporre una frase veramente cristiana. Il volto mi interpella: lโuomo รจ colui che risponde di un altro uomo.
Se il giudizio si fonda sulla tradizione ben nota al mondo giudaico delle opere di misericordia, qui la novitร consiste nel fatto che il Giudice si identifica con i destinatari delle azioni misericordiose: โTutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli piรน piccoli, lโavete fatto a meโ.
Ben diversa รจ la sorpresa dei benedetti e quella dei maledetti: cโรจ una ignoranza benedetta del bene che si compie e cโรจ una ignoranza del male che si compie o del bene che non si compie.
Questa pagina evangelica pone lโaccento su quella dimensione del nostro peccare che รจ la piรน diffusa: lโomissione. Chi mai puรฒ sfuggire allโomissione? Chi mai puรฒ dire in assoluta certezza di aver fatto davvero tutto ciรฒ che era in suo potere di fronte a una determinata situazione di bisogno? Nรฉ vale il dire di non aver visto: i nostri occhi si chiudono di fronte a visioni di sofferenti e i nostri orecchi si chiudono di fronte a chi cerca di dire il proprio dolore. Temiamo il contagio.
Gesรน dice: โTutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, voi fatelo a loroโ: amando lโaltro amerรฒ il Signore.
Quanti racconti nella letteratura monastica (nella letteratura lo splendido racconto di Tolstoj, Dove cโรจ lโamore, cโรจ Dio) in cui facendo il bene in maniera semplice e quotidiana a un misero, dando da bere a una persona assetata, dando riparo a una persona smarrita, portando sulle spalle un anziano, si scopre di aver fatto questo a Cristo stesso. Non perchรฉ quella persona non fosse un vecchio o un assetato o uno che ha perso la strada, ma perchรฉ Dio รจ in quellโamore, in quella uscita da sรฉ in totale gratuitร .
โLโamore per Dio non puรฒ far altro che esprimersi nellโamore per il prossimoโ.
Negli esempi di aiuto e prossimitร enumerati nel testo evangelico vi รจ un aspetto spesso trascurato nella riflessione: lโattitudine di lasciarsi aiutare, di lasciarsi avvicinare, toccare, curare, servire. La capacitร e lโumiltร di lasciarsi amare fattivamente. Una capacitร che rivela una dimensione di povertร piรน radicale della malattia o della fame o della nuditร e che si chiama umiltร .
FONTE
SITO WEB | CANALE YOUTUBE | FACEBOOK | INSTAGRAM
