Siamo come Azaria nella fornace ardente: a noi chiedere la liberazione da questo fuoco oppure continuare a crogiolarci in esso fino a diventare cenere. Rivolgerci a Dio, come fa Azaria, per chiedere la liberazione da questo fuoco bruciante, รจ un passo importante non tanto per avere il miracolo, quanto invece per diventare protagonisti del miracolo stesso.
Da dove viene questo fuoco? Dal non riconoscere i nostri errori. Ancor piรน questo fuoco รจ alimentato dal bisogno del nemico che abbiamo e dalla convinzione che per potere vivere bene non si puรฒ perdonare, bisogna solo farla pagare.
Noi non ne siamo convinti, ma continuamente ci consegniamo nelle mani degli aguzzini che impestano la nostra esistenza. Gli aguzzini hanno un nome ben preciso: non dimenticare i torti subiti, vendicarsi dei torti ricevuti, avere un nemico da combattere, non ammettere i propri errori, condannare lโaltro che commette errori. Questa รจ la fornace ardente che ci costruiamo ogni giorno. ร una cosa che politicamente paga, basta vedere i sondaggi. Ma umanamente รจ un suicidio. Politicamente si viaggia bene, umanamente diventa un inferno. Il bene comune รจ cosa secondaria, il bene personale รจ solo apparenza che si nasconde dietro il nemico, che รจ il fratello che ha un debito con me.
Cosa dobbiamo fare di fronte alla giungla della nostra esistenza? La risposta รจ chiara: prendermela con lโaltro. Gesรน mi dice che fare questo รจ peccato mio del quale debbo chiedere perdono a Dio.
Il debito che abbiamo verso lโaltro e verso il re, รจ unico: lโamore vicendevole. Il mio peccato riconosciuto mi fa nascere come figlio e mi fa conoscere il Padre; cosรฌ il peccato dellโaltro, nel perdono mio, mi fa vivere da figlio del Padre Misericordioso. Detto in altri termini: se non vivo da figlio, sono morto. Questo รจ lโinferno che ci costruiamo ogni giorno col nostro insensato buon senso. Perdonare รจ un miracolo piรน grande che risuscitare un morto.
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La nostra prima fatica รจ ammettere di avere bisogno del perdono. La seconda รจ accettare il perdono. Non riusciamo a vivere il perdono su di noi, ad accoglierlo e a viverlo in modo convinto. Per questo non riusciamo poi a vivere la bellezza del perdono verso lโaltro. Il perdono รจ un depuratore dโaria: rende lโaria respirabile. ร vento che soffia e porta via lo smog facendoci gustare ancora una volta lโaria buona di montagna. Senza tutto ciรฒ noi viviamo di stizza, di rancore, di vergogna: non si respira bene in questa situazione.
La riconciliazione col fratello รจ piรน importante di ogni culto perchรฉ รจ la vera strada percorribile per rendere possibile la relazione buona con noi stessi, col Padre e col fratello. Il peccato dei peccati รจ il non perdono, vale a dire uccidere in me lโamore del Padre. Nel perdono salvo il fratello perchรฉ gli dono la vita del Padre e salvo me stesso perchรฉ vivo questo amore. Al di fuori di questo non cโรจ che la fornace ardente, non cโรจ che lโinferno in cui viviamo, non cโรจ che la morte.
In conclusione possiamo dire che il perdonare รจ un fatto di cuore. ร non tenere in cuore il male del fratello, รจ ricordare, invece, lโamore che il Padre ha per me e per lui. Lโunica vendetta ammessa, lโunica vendetta sana che siamo chiamati a vivere รจ la vendetta del perdono che il Padre vive per noi e che noi siamo chiamati a vivere gli uni gli altri. Cosรฌ il debito diventa un dono perchรฉ premessa per il per-dono!
Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.
Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore
Vangelo del giorno:
Mt 18, 21-35
Dal Vangelo secondoย Matteo
In quel tempo, Pietro si avvicinรฒ a Gesรน e gli disse: ยซSignore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrรฒ perdonargli? Fino a sette volte?ยป. E Gesรน gli rispose: ยซNon ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli รจ simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poichรฉ costui non era in grado di restituire, il padrone ordinรฒ che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e cosรฌ saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirรฒ ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciรฒ andare e gli condonรฒ il debito.
Appena uscito, quel servo trovรฒ uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirรฒ”. Ma egli non volle, andรฒ e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perchรฉ tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietร del tuo compagno, cosรฌ come io ho avuto pietร di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finchรฉ non avesse restituito tutto il dovuto.
Cosรฌ anche il Padre mio celeste farร con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratelloยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
