Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 24 settembre 2023.
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I meriti e lโamore
Ci sono noti i termini eucaristia e carisma. Derivano dal greco charis che significa benevolenza, dono gratuito, regalo che dร gioia, che rende lieti.
ร grande la soddisfazione che proviamo quando ci viene consegnato il diploma di laurea, dopo tante fatiche e notti insonni; ma immensa รจ la gioia che suscita in noi il semplice fiore che la persona amata ci consegna nel momento in cui ci dichiara il suo amore.
Il regalo produce unโemozione unica perchรฉ รจ segno che qualcuno ci pensa, ci vuole bene, pronuncia con tenerezza il nostro nome.
Lโintroduzione nel rapporto con il Signore dei criteri della giustizia retributiva, della contabilitร , dei premi e dei castighi, delle lusinghe e delle minacce, della registrazione dei meriti e delle trasgressioni รจ una deformazione diabolica della fede. I rabbini avevano catalogato gli uomini in quattro categorie: giusti, se osservavano tutta la legge; empi, se in loro prevalevano le infrazioni; mediocri, se i meriti e le colpe si equivalevano; pentiti, se chiedevano perdono dei loro peccati. Con il principio: โRicompensa si riceve solo per unโopera buonaโ avevano decretato la fine del rapporto dโamore.
Il dialogo fra Dio e uomo sโinstaura solo dove esistono lโincontro libero, il dono gratuito, lโamore reciproco incondizionato. Chi ama non pretende nulla, non si aspetta altro che vedere la persona amata sorridere e gioire.
Nella linea dei profeti, i migliori fra i rabbini dicevano al Signore: โIn questo si manifesta la tua salvezza: tu hai misericordia di coloro che non hanno un tesoro di opere buoneโ. โQuello che tu ci hai fatto รจ grazia, poichรฉ nelle nostre mani non vโerano opere buoneโ. Gesรน ha fatto propria questa giustizia di Dio.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โTi benedico, Signore, perchรฉ mi accogli e mi ami cosรฌ come sonoโ.
Prima Lettura (Is 55,6-9)
6ย Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre รจ vicino.
7ย Lโempio abbandoni la sua via
e lโuomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrร misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
8ย Perchรฉ i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie โ oracolo del Signore.
9ย Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Da cinquantโanni gli israeliti si trovano a Babilonia. Lontani dalla loro terra hanno sofferto e pianto (Sal 137), i piรน vecchi hanno ancora impressa negli occhi la scena drammatica della cittร santa in fiamme e dei soldati di Nabucodonosor che la invadono assetati di sangue e di violenza. Con le lacrime agli occhi lโhanno raccontato ai loro figli nati in esilio, istillando anche in loro la speranza e lโattesa della vendetta del Signore.
Hanno appreso nella catechesi che Dio รจ giusto: premia i buoni e punisce i malvagi, per questo sono certi che egli ripagherร i nemici del suo popolo. Israele deve solo attendere e un giorno vedrร che il suo Dio non lascia impuniti i malvagi.
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In questo contesto storico e culturale, ecco sorgere il profeta che pronuncia un oracolo sconcertante: Dio non la pensa cosรฌ, รจ necessario cambiare questo modo empio di pensare perchรฉ รจ una bestemmia attribuire a lui simili progetti. โLโempio โ cioรจ lโisraelita che si aspetta le rappresaglie di Dio โ abbandoni la sua via, lโuomo iniquo i suoi pensieriโ (v. 7).
Prima ancora dellโallontanamento dalle miserie morali, la conversione richiesta dal profeta riguarda la correzione dellโimmagine di Dio, concepito in modo troppo ragionevole, troppo โa misura dโuomoโ. Il Signore spiazza tutte le ingenue proiezioni che lโuomo fa su di lui: โร che i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie sono diverse dalle mie. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie e i miei pensieri sovrastano i vostriโ (vv. 8-9).
Anche lโuomo esce rivalutato da questa rivelazione. Se abbandona lโidolo vendicativo che si รจ creato, progressivamente assimila i pensieri e i sentimenti del vero Dio e prova una crescente e salutare ripulsa per le proprie meschinitร e grettezze.
Seconda Lettura (Fil 1,20c-27a)
20ย Cristo sarร glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.ย 21ย Per me infatti il vivere รจ Cristo e il morire un guadagno.ย 22ย Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere.ย 23ย Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio;ย 24ย dโaltra parte, รจ piรน necessario per voi che io rimanga nella carne.ย 25ย Per conto mio, sono convinto che resterรฒ e continuerรฒ a essere dโaiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede,ย 26ย perchรฉ il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre piรน in Cristo, con la mia nuova venuta tra voi.
27ย Soltanto perรฒ comportatevi da cittadini degni del vangelo.
Conclusa domenica scorsa la Lettera ai romani, per quattro domeniche avremo, come seconda lettura, un brano della Lettera ai filippesi.
Paolo era giunto a Filippi, cittร della Macedonia, nel 49 d.C. assieme a Timoteo, Sila e forse anche Luca. La cittร โ un notevole centro economico e culturale โ era famosa soprattutto per la battaglia in cui, nella pianura antistante, lโesercito di Ottaviano e Antonio aveva sopraffatto quello di Bruto e Cassio. A Filippi gli apostoli erano rimasti solo pochi giorni, riuscendo perรฒ a dare inizio a una comunitร โ la prima in Europa โ raccolta attorno a Lidia che si era convertita e fatta battezzare insieme alla sua famiglia, dopo che il Signore le aveva aperto il cuore per aderire alle parole di Paolo (At 16,11-15).
Fra lโApostolo e le comunitร da lui fondate si sono registrati spesso attriti e screzi; con i filippesi, invece, i rapporti di Paolo sono sempre stati idilliaci, basati su una solida amicizia e sulla reciproca, genuina simpatia, al punto che solo da loro egli accettรฒ aiuti e regali. โNessuna chiesa โ riconobbe con gioia โ aprรฌ con me un conto di dare o di avere, se non voi soli e anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessarioโ (Fil 4,16).
Scrisse la lettera da Efeso, in un momento difficile si trovava infatti in prigione a causa del vangelo.
Le comunicazioni fra le due cittร erano abbastanza facili e rapide, i contatti frequenti e le notizie correvano facilmente. Da un commerciante, da un viandante di passaggio o da un cristiano inviato appositamente, i filippesi erano venuti a conoscenza delle disavventure dellโApostolo e avevano deciso di manifestargli la loro amicizia e sollecitudine con un gesto di solidarietร concreta: avevano raccolto dei doni e incaricato Epafrodรฌto di portarli a Paolo.
ร dopo avere ricevuto questa testimonianza di affetto che lโApostolo scrive la lettera alla comunitร di Filippi.
In essa egli lascia trasparire le emozioni piรน intime, piรน dolci, piรน tenere del suo cuore. ร commovente il passaggio in cui ricorda lโarrivo di Epafrodito โquesto nostro fratello che รจ anche mio compagno di lavoro e di lotta, vostro inviato per sovvenire alle mie necessitร โ (Fil 2,25) e le parole con cui lo rimanda a Filippi con la lettera: โAccoglietelo dunque nel Signore con piena gioia e abbiate grande stima verso persone come lui; perchรฉ ha rasentato la morte per la causa di Cristo, rischiando la vita, per sostituire voi nel servizio presso di meโ (Fil 2,29-30).
Per molti anni Paolo ha lavorato per la causa del vangelo, ha sopportato sofferenze e superato contrarietร . A Efeso, in carcere, comincia a sentire la stanchezza e il peso degli anni e, sempre piรน spesso, pensa allโincontro con quel Gesรน al quale ha dedicato la sua vita. Desidera morire per essere sempre con Cristo, ma vorrebbe anche continuare a lavorare per la causa del vangelo e confermare nella fede le comunitร da lui fondate.
Di fronte a questa alternativa riconosce che sarebbe meglio morire, ma le Chiese hanno ancora bisogno di lui e, con un gesto di generoso abbandono alla volontร di Dio, si dice disposto a posticipare lโincontro con il Signore per continuare a servire i fratelli.
La famosa affermazione: Per me il vivere รจ Cristo e il morire un guadagno (v. 21) รจ la sintesi dei suoi sentimenti e della sua profonda fede, per questo รจ stata scritta sulla sua tomba a Roma.
Vangelo โย Lc 7,11-17
1ย โIl regno dei cieli รจ simile a un padrone di casa che uscรฌ allโalba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.ย 2ย Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandรฒ nella sua vigna.ย 3ย Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupatiย 4ย e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che รจ giusto ve lo darรฒ. Ed essi andarono.ย 5ย Uscรฌ di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.ย 6ย Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lร e disse loro: Perchรฉ ve ne state qui tutto il giorno oziosi?ย 7ย Gli risposero: Perchรฉ nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
8ย Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dรก loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.ย 9ย Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.ย 10ย Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di piรน. Ma anchโessi ricevettero un denaro per ciascuno.ย 11ย Nel ritirarlo perรฒ, mormoravano contro il padrone dicendo:ย 12ย Questi ultimi hanno lavorato unโora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.ย 13ย Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?ย 14ย Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a questโultimo quanto a te.ย 15ย Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perchรฉ io sono buono?ย 16ย Cosรฌ gli ultimi saranno primi, e i primi ultimiโ.
Cโรจ qualcosa di ingiusto e irritante nel comportamento del padrone di cui si parla nella parabola: fa il generoso senza tenere conto dei meriti. Nessuno gli proibiva di fare beneficenza con i suoi soldi, ma premiare coloro che erano comparsi alle ore 17.00 e che, fino a quel momento, erano rimasti inoperosi e, forse, non avevano fatto altro che bighellonare, รจ fuori da qualunque logica. Chi meritava una ricompensa, se mai, erano coloro che avevano faticato di piรน, gli operai della prima ora. Noi stipuliamo contratti in base a certi principi e questi nella parabola non vengono rispettati.
ร proprio nel modo provocatorio di agire del padrone che verte lโinsegnamento principale del racconto. Scopriamolo.
ร tempo di vendemmia e quando lโuva รจ matura va raccolta e pigiata, prestando attenzione al momento e alla luna giusti. Per i proprietari di grandi vigneti sono giorni di tensione, hanno bisogno di operai e i braccianti che non hanno un lavoro fisso lo sanno e approfittano della premura dei vignaioli per strappare un contratto favorevole. I piรน volenterosi si piazzano molto prima dellโalba nei punti strategici e aspettano che passi qualcuno ad assumerli. ร a questo punto che comincia la nostra parabola.
Prima ancora del sorgere del sole ecco che, giร trafelato, arriva un vignaiolo. ร in piedi da piรน di due ore, ha programmato il lavoro della giornata, ha sistemato i tini, i cesti, le botti; ha cotto il pane e preparato le olive da distribuire agli operai a metร giornata; รจ teso in volto e dallo sguardo, dai gesti scattanti, quasi nervosi, lascia trasparire tutta la sua preoccupazione e la sua fretta. Poche parole per concordare la paga ed ecco che il primo gruppo, quello dei piรน mattinieri, รจ giร nella vigna.
La premura del padrone di concludere al piรน presto il lavoro รจ davvero grande, difatti esce altre quattro volte in cerca di operai: a metร mattina, a mezzogiorno, alle tre del pomeriggio e quando chiama lโultimo gruppo sono giร le 17.00, manca solo unโora alla conclusione della giornata lavorativa.
Fin qui nulla di strano, tutto rientra nella norma e nella logica.
Cominciamo a identificare i personaggi: il padrone rappresenta Dio o Cristo; gli operai sono i discepoli che, in momenti diversi della loro vita, rispondono alla chiamata; la vigna รจ la comunitร cristiana, ove il lavoro non manca e deve essere svolto con estrema urgenza. La fretta รจ la stessa che troviamo nella disposizione data da Gesรน ai suoi inviati: โNon salutate nessuno lungo la stradaโ (Lc 10,4) perchรฉ non cโรจ tempo da perdere. La giornata รจ lโimmagine della vita di ognuno e la sera รจ il momento del giusto giudizio di Dio.
Siamo cosรฌ giunti al punto cruciale della parabola. La legge dispone: โNon defrauderai il salariato povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno dei forestieri che stanno nel tuo paese, nelle tue cittร ; gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perchรฉ egli รจ povero e vi volge il desiderioโ (Dt 24,14-15) e, difatti, il padrone ordina di mettere in fila gli operai e di consegnare a tutti un denaroโฆ cominciando dagli ultimi.
Ecco la scorrettezza!
Se di nascosto, senza dar nellโocchio, per compassione, egli avesse arrotondato la paga di chi aveva lavorato soltanto unโora, non ci sarebbe stato nulla da ridire; ma provocare la rabbia di coloro che, dopo dodici ore di lavoro, hanno il volto bruciato dal sole e stravolto dalla fatica, pare addirittura crudele. Gli operai della prima ora, che nemmeno si reggono in piedi per la stanchezza, sono costretti ad assistere a una scena irritante: increduli, devono osservare i colleghi che, con la faccia tosta e rilassata dei perdigiorno, ricevono una paga immeritata.
ร in questo comportamento sorprendente e sconcertante del padrone che va colto il messaggio della parabola.
Con gli operai della prima ora egli aveva concordato un denaro, con gli altri ciรฒ che sarร giusto, con gli ultimi non aveva pattuito nulla.
Lโincomprensione รจ nata dalla poca chiarezza su cosa il padrone intendesse per giusto. Gli operai lโhanno recepito in base ai loro criteri di giudizio e si sono convinti che egli avrebbe tenuto conto dei meriti; il padrone invece segue una sua giustizia e distribuisce i suoi beni in modo completamente libero e gratuito. Non ha fatto torto a nessuno, ha solo deciso di non prendere in considerazione i meriti; ha dato a tutti secondo il bisogno e, naturalmente, i primi ad essere beneficati sono stati gli ultimi, i piรน poveri (v. 16). Questa รจ la sorpresa di Dio, questo รจ il suo strano modo di concepire e di praticare la giustizia.
La parabola รจ la denuncia piรน chiara e provocatoria che si possa immaginare della religione dei meriti inculcata dalle guide spirituali dโIsraele (e sostenuta da molti anche oggi).
Il popolo, catechizzato dalla casta sacerdotale โ dimentico del Dio buono, padre, sposo e amico fedele, predicato dai profeti โ era convinto che il Signore fosse un legislatore e un giudice, per questo il rapporto con lui non poteva che essere quello dei servi nei confronti del padrone. Insegnavano i rabbini: โChi adempie un precetto si acquista un avvocato, chi commette una trasgressione si acquista un accusatore. Tutti i giudizi di Dio sono sulla base di misura per misuraโ e completavano la loro catechesi parlando di libri conservati in cielo su cui erano accuratamente annotati le opere meritorie e le trasgressioni.
Stando a questa logica, Dio non poteva dare nulla gratuitamente; per ottenere la sua benedizione bisognava guadagnarsela. Allโobiezione: โLa Bibbia afferma che Abramo รจ stato chiamato da Dio mentre era ancora pagano, non era ancora un giusto, quindi la sua vocazione era un dono del tutto gratuitoโ, i rabbini rispondevano: โAnche se non viene esplicitamente affermato, Abramo aveva certamente fatto delle opere buone, si era meritato la vocazione!โ.
Con la sua parabola, Gesรน distrugge, per sempre, questo modo farisaico di rapportarsi con Dio. Lโamore del Signore non lo si compera, non lo si conquista, non puรฒ essere valutato sulla base delle opere buone, lo si riceve gratuitamente e in proporzione al bisogno. Sono gli affamati che Dio ricolma di beni, mentre rimanda a mani vuote i ricchi (Lc 1,53)
Egli non si stanca mai di uscire incontro allโuomo, anche quando questi manca a tutti gli appuntamenti e Dio non paga secondo i meriti; nessuno puรฒ sentirsi in credito con lui (Lc 18,9-14). Nei confronti di Dio tutti sono bambini: rivolgono gli occhi al Padre e attendono da lui ogni bene.
La religione dei meriti nasce dalla convinzione che entrare nella vigna del Signore โ cioรจ, nel regno di Dio โ equivale ad accollarsi unโimmane fatica, quella di osservare comandamenti e precetti che non sempre paiono giustificati. Allora ci si chiede: comโรจ possibile che chi pratica scrupolosamente la legge di Dio sia beneficato come chi lโha trascurata? Perchรฉ chi รจ stato raggiunto dalla chiamata di Dio solo allโultima ora, chi si รจ salvato โper il rotto della cuffiaโ deve aver parte allโโereditร del cieloโ come i servi che sono rimasti fedeli per tutta la vita?
Molti โgiustiโ provano unโinconfessata invidia nei confronti di chi, convertendosi allโultimo momento, ha avuto la fortuna di โlavorare di menoโ, di godersi di piรน la vita. Ecco lโerrore: pensare che la gioia consista nello stare lontani da Dio e che la fedeltร alla sua parola meriti un premio.
Un esempio puรฒ aiutare a cogliere lโequivoco presente in questo modo di pensare.
Uno comincia fin da piccolo a studiare musica e si applica per molte ore al giorno; un altro decide a settantโanni, quando ha perso tutti gli altri interessi, di mettere le mani su un pianoforte e lo fa con scarso entusiasmo. Quale โpremioโ si attendono i due? Nullโaltro che questo: la gioia di gustare la musica. Il loro godimento sarร diverso: chi ha cominciato prima ha avuto piรน tempo per assaporare il piacere di eseguire e di ascoltare brani musicali, la sua gioia รจ piรน intensa e piรน profonda.
Beati sono i servi giunti per primi nella โvigna del Signoreโ! Essi hanno anche faticato, certo, ma hanno goduto โfin dal mattinoโ della presenza del Signore. Gli operai della prima ora rappresentano coloro che hanno trascorso tutti i giorni della loro vita nellโintimitร con Dio e nellโascolto della sua Parola. Gli altri che si sono presentati in ritardo allโappuntamento, che non si sono mai fatti trovare quando il Signore veniva per chiamarli, hanno perso molte opportunitร che venivano loro offerte.
Chi dilaziona lโentrata nel regno di Dio non fa arrabbiare il Signore, che non castiga per questo. Egli se ne duole, sรฌ, perchรฉ vuole coinvolgere al piรน presto lโuomo nel suo amore e renderlo felice. Le indecisioni, le perplessitร , i tentennamenti nellโabbandonarsi a lui sono momenti di gioia persi. Ogni istante che la sposa trascorre senza lo sposo รจ un attimo dโamore mancato.
Con questa parabola, lโevangelista che si rivolgeva a cristiani imbevuti della mentalitร farisaica voleva anche mettere in guardia i discepoli dal pericolo della competizione allโinterno della comunitร . Nessuno puรฒ pensare di essere superiore agli altri, nessuno puรฒ ritenersi un veterano perchรฉ si รจ convertito per primo, perchรฉ pratica il vangelo in modo piรน fedele. Nessuno รจ padrone della โvignaโ, tutti sono operai, tutti sono fratelli.
La parabola non รจ conclusa. Dopo le parole del padrone, come hanno reagito quelli che mormoravano? Hanno accettato? Hanno continuato a brontolare? Hanno riposto con insulti? Hanno scagliato il denaro in faccia al vignaiolo? Hanno giurato di non tornare mai piรน a lavorare da lui?
La reazione che attribuiamo agli operai della parabola rispecchia la nostra reazione di fronte alla bontร e alla generositร di Dio. Nella sua vigna ci si impegna gratuitamente, non si lavora per conquistare un posto migliore in paradiso, non si fa del bene al fratello per ottenere un premio. Sarebbe il peggiore degli egoismi: servirsi del povero e del bisognoso per accumulare meriti.
Per gentile concessione di Settimana News.