Impariamo a restituire a Dio ciรฒ che รจ suo
Abbiamo sempre bisogno di appartenere a qualcuno. Siamo tutti come la moneta romana che mostrano a Gesรน: ยซDivo Tiberioยป, ยซsono del divino Tiberio, figlio di Augustoยป. E io a chi appartengo? Forse alle cose, ai poteri forti, al pensiero dominante, oppure ai miei sogni, ai legami vitali, allโamore che provo e che, mi assicura la Bibbia (cf 1Gv 4,16), รจ ยซDio che ama in meยป?
I filoimperiali di Erode e gli indipendentisti del sinedrio pongono a Gesรน una di quelle domande taglienti che fanno impennare lโaudience e dividono gli spettatori: maestro, tu che sei libero e dici le cose come stanno, che relazione hai con Cesare, con il potere? La risposta di Gesรน รจ acuta: come al suo solito, davanti a domande maliziose o capziose, porta gli uditori su di un altro piano, spiazzandoli con un doppio cambio di prospettiva.
Primo cambio: sostituisce il verbo ยซpagareยป con ยซrestituireยป: rendete, restituite a Cesare ciรฒ che รจ di Cesare. Un imperativo forte, che coinvolge ben piรน di qualche moneta, che dร unโanima nuova alle relazioni: restituite il molto ricevuto, date indietro, guardate alla sorgente. Vivere รจ restituire vita, che viene da prima di noi e va oltre noi.
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Altro commento di fra Ermes
IL DEBITO
Tutto viene da prima di te e ti va oltre. Esistere non รจ un diritto, prima ancora รจ un debito. Debito verso Dio e verso gli altri. Debito verso la terra e il tuo pane quotidiano, dove รจ impressa la storia del mondo insieme a quella di Dio.
ร lecito dare tributo a Cesare? O no?
La domanda รจ perfida: tu che hai preso tra i dodici quel Matteo esattore dei tributi a Cesare; e Simone lo zelota, il guerrigliero armato, tu con chi stai? Sei un collaborazionista o un sovversivo?
Siamo a Gerusalemme, nell’area sacra del tempio dovโera proibito introdurre qualsiasi figura umana, anche se coniata sulle monete. Per questo stavano, attenti, i cambiavalute all’ingresso. I farisei, i puristi dalla religiositร ostentata, vi portano dentro una moneta pagana con l’effigie dell’imperatore Tiberio, ma sono smascherati: sono loro stessi a violare la norma, mostrando di seguire la legge del denaro e non quella di Mosรจ.
Gesรน non cade nella trappola, anzi: ipocriti, li chiama, commedianti, la vostra esistenza รจ una recita. E risponde mutando il loro verbo โdareโ in โrestituireโ: restituite a Cesare ciรฒ che รจ di Cesare. Un imperativo forte per dire โridai indietro a Cesare e a Dio, perchรฉ nulla di ciรฒ che hai รจ davvero tuoโ.
Di nulla sei padrone, tutto viene da prima di te e ti va oltre. Esistere non รจ un diritto, prima ancora รจ un debito. Debito verso Dio e verso gli altri, amici, storia, cultura, lavoro, societร , scienza. Debito verso la terra e il tuo pane quotidiano, dove รจ impressa la storia del mondo insieme a quella di Dio. Un tessuto di debiti รจ la tua vita: paga il tuo debito d’amore, di benessere, d’istruzione. Vita va, vita viene. Da altri a te, da te ad altri, in circuito aperto.
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Chi รจ Cesare? Solo lo Stato, il potere politico con il suo pantheon di facce note? Ho un debito verso la societร intera e cosa le restituisco? Cosa faccio per sanare questo mio pianeta intossicato dove ho il dono di esistere? Allora mi spetta dare qualcosa. Anchโio sono in debito con madre terra, ora piรน che mai!
Noi non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli (Tribรน della luna โ Nativi Americani).
Ancora, Gesรน non si accontenta e toglie allโimperatore la sua pretesa divina: Cesare non รจ Dio.
Restituite a Dio ciรฒ che รจ suo: di Dio รจ l’uomo, fatto poco inferiore agli angeli (Salmo 8), e al tempo stesso poco piรน che un alito di vento (Salmo 44); uno stoppino fumante, ma che tu, Cesare, non spegnerai.
Sulla mia mano porto inciso: io appartengo al mio Signore (Isaia 44,5). Parole che giungono come grande decreto di libertร : tu non appartieni a nessun potere, resta libero da tutti e fuggi ogni tentazione di lasciarti asservire.
Lโuomo nasce come vita che risplende, come talento d’oro su cui รจ coniata solo l’immagine di Dio. Ridai a Dio ciรฒ che รจ suo, cioรจ te stesso. A Cesare le cose, a Dio le persone. A Cesare oro e argento, a Dio l’uomo.
Tu non metterai le mani sull’uomo. L’uomo รจ il limite invalicabile: non ti appartiene, non violarlo, non umiliarlo, non abusarlo, ha il Creatore nel sangue e nel respiro.



