HomeVangelo della Domenicap. Ermes Ronchi - Commento al Vangelo di domenica 17 Dicembre 2023

p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 17 Dicembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 1,6-8.19-28

Giovanni, l’uomo mandato da Dio

Venne Giovanni, mandato da Dio, per rendere testi-monianza alla luce. Il profeta del Giordano è il testimone che la pietra angolare su cui si fonda la storia di Dio non è il peccato ma la luce, non il male ma la grazia. Ad ogni credente è affidata la stessa profezia: avere occhi così limpidi da vedere Dio dovunque, sandali da pellegrino e cuore di luce; essere anche noi rabdomanti del buono e del bello seminato anche nei nostri deserti.

In mezzo a voi sta Uno che voi non conoscete, è così vicino da poterci inciampare: “cercatore verace di Dio / è solo chi inciampa / su di una stella…. e, tentando strade nuove,/ si smarrisce nel pulviscolo / magico del deserto” (D. M. Montagna).

Sacerdoti e leviti sono scesi da Gerusalemme, una commissione d’inchiesta istituzionale e clericale, scesa non per capire ma per affermare il loro potere e ribadire il primato del sacerdozio su quel libero profeta, non allineato, senza autorizzazione.

- Pubblicità -

Giovanni era, per nascita, un levita, apparteneva a quella casta sacerdotale maschile, ereditaria e autoreferenziale, che era di suo padre Zaccaria. Sacerdoti si nasceva, si era tali di generazione in generazione. Ma Giovanni, il figlio del miracolo, ha abbandonato il tempio e rinnegato il sacerdozio, diventati il silenzio di Dio, e aveva scelto di essere voce.

[…] Continua a leggere su Avvenire.


Altro commento di fra Ermes

- Pubblicità -

ALL’OMBRA DELLA LUCE

Il rude e scontroso profeta si mette in penombra, di lato, perché la luce sia tutta sul messia. Dice Giovanni: Egli deve crescere e io diminuire, è regola della vita spirituale che vale per tutti.

Ecco cos’è un profeta: testimone della luce, che non si attarda sull’ombra; annunciatore del bene e non dei deserti; sentinella del positivo e non degli errori che attraversano ogni epoca e ogni vita; testimone che ogni Adamo conserva in sé, sotto la tunica di pelle, una tunica di bellezza che il Messia, quando tornerà, riporterà alla vista e alla gioia di tutti.

Giovanni non era la luce. Ma venne per assicurarci che luce c’è, è già in mezzo a noi! “Giratevi verso la luce, perché la luce è già qui”.

Giovanni ci fa strada nell’Avvento perché ci indica come ci si rapporta con Gesù, ci mostra che siamo in grado di ricevere e dare luce, che in principio non è posta l’analisi spietata o intelligente del mondo e di tutto il suo peccato, ma che la storia vera inizia quando l’uomo, nelle sue albe così ricche di tenebra, sa fissare il cuore sulla linea mattinale della luce che sta sorgendo, minoritaria eppur vincente.

Sacerdoti e leviti sono scesi da Gerusalemme al Giordano, una commissione d’inchiesta istituzionale, venuta non per capire ma per coglierlo in fallo: Tu chi credi di essere? Elia? Il profeta che tutti aspettano? Chi sei? Perché battezzi? Sei domande sempre più incalzanti. Ad esse Giovanni risponde “no” per tre volte, lo fa con risposte sempre più brevi: anziché replicare “io sono” preferisce dire “io non sono”. “Che cosa dici di te stesso?” Io sono voce. Solo Dio è la parola.

Il rude e scontroso profeta si toglie di dosso immagini prestigiose che forse essi sono perfino pronti a riconoscergli. Si mette in penombra, di lato, perché la luce sia tutta sul messia.

Dice Giovanni: Egli deve crescere e io diminuire, è regola della vita spirituale che vale per tutti i credenti, anche per i profeti, soprattutto per i sacerdoti, perfino per la Chiesa: la lampada non deve illuminare se stessa, la chiesa non deve puntare i riflettori su di sé, fa far luce a quanti sono in casa, essere trasparenza del divino.

Così ad ogni credente è affidata la stessa profezia del Battista: avere occhi capaci di scorgere Dio camminare in mezzo a noi, con sandali da pellegrino e cuore di luce: in mezzo a voi sta uno che non conoscete.

Allora ciò che conta è rendere testimonianza alla sua luce. Che è come dire: io non sono il testimone di colpe, di comandi o di castighi; non sono l’evidenziatore del male del mondo, ma un dito puntato sul sole che sorge. Su di un Dio liberatore, che fascia le piaghe dei cuori feriti, che va in cerca di tutti i prigionieri per rimetterli nel sole.

Il nostro è un tempo opaco, di fiducia smarrita, ma nei nostri deserti cerco anch’io l’elemosina di una voce che mi dica chi sono, per chi sono, qual è il mio compito; e mi ricordi cosa mi sostiene, cosa mi dà forza, cosa mi appassiona, cosa mi libera.

Chi sono io? Un giorno Gesù darà ai suoi la risposta più bella: Voi siete la voce della luce. Profeti appassionati e liberi.

Fonte

Inciampare in una stella – Meditazioni sui vangeli dal 17 dicembre al 6 gennaio

Il nuovo libretto di p. Ermes Ronchi

Articoli Correlati