p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 9 Luglio 2023

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Zaccaria annuncia che dopo l’esperienza drammatica dell’esilio si apre un tempo nuovo e diverso. Il suo sguardo va oltre e scorge la promessa di Dio, il futuro nel segno del venire del messia. Parla così del tempo quale momento della benevolenza del Signore: il Tempio sta per essere ricostruito, Gerusalemme ed altre città vengono riedificate: si capovolgono le sorti di chi ha vissuto l’oppressione. Mentre si restaurano le antiche rovine si palesa altresì l’urgenza di un’altra opera di ricostruzione, che tocchi le dimensioni dell’interiorità, che sia un rinnovamento nell’adesione a YHWH, un ripartire nello spirito. Tutto il popolo dovrebbe scorgere l’importanza di scoprire il senso profondo del proprio cammino non inseguendo mire di grandezza politica ma divenendo testimone della fede. E’ una rinascita possibile dei cuori: non ha visibilità immediata ma è più importante della ricostruzione materiale. E’ opera dell’amore di Dio e della suo agire che salva. E’ rinnovo della promessa di alleanza e di incontro nella fedeltà e nella giustizia: “Ecco, io salvo il mio popolo dalla terra d’oriente e d’occidente: li ricondurrò ad abitare in Gerusalemme: saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, nella fedeltà e nella giustizia” (Zac 8,7-8). Il profeta invita così a gioire perché giunge un re giusto e salvatore. La sua grandezza non risiede non nelle sue capacità ma nella fiducia in Dio. E’ un re mite: non giunge con le armi della violenza e della guerra ma inerme, fragile, e così costruisce la pace. È a capo di una comunità di umili, i poveri di JHWH, senza altre sicurezze, coloro che si appoggiano in Dio solo.

La pagina del vangelo di Matteo apre uno squarcio sulla preghiera di Gesù: pregare per lui è innanzitutto gratitudine e gioia. Gesù sa dire grazie al Padre ma anche alla vita e ai volti di chi incontrava. Pregare per lui è stare nella comunione con il Padre e con i piccoli. Gesù si lascia sorprendere dalle imperscrutabili vie di Dio, e vive la gioia liberante di fronte al Padre che sceglie chi è escluso e non considerato. Ringrazia il Padre perché ha rivelato queste cose ai piccoli e ai poveri. Sono questi tutti coloro che non hanno ricchezze e difese di cui vantarsi e con cui difendersi, e perciò conoscono affidamento e fiducia: “Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come bimbo svezzato è l’anima mia” (Sal 131,2). La caratteristica fondamentale dei piccoli è l’abbandono fiducioso, la certezza della cura e dello sguardo di Dio su di loro: per questo Gesù dice ‘se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli’ (Mt 18,3).

E Gesù ringrazia il Padre perché ha rivelato ai poveri e ai semplici i misteri del regno dei cieli; sono loro i depositari di un segreto che si cela laddove non c’è superbia e pretesa derivante da grandezze opera d’uomo. Gesù parla poi di un rapporto unico, di ‘conoscenza piena’ tra il Padre e il Figlio; ed infine invita a seguire il suo cammino di messia mite e povero.

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Gesù chiede ai piccoli ‘prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore’.  E’ lui il ‘piccolo’ che ha posto la sua vita nell’abbandono fiducioso al Padre: riprende così l’immagine del giogo utilizzata dai maestri ebrei per parlare della legge (Sof 3,9; Lam 3,27, Ger 2,20;5,5). E la libera da ogni senso di pesantezza volgendola ad un senso di pace: ‘il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero’. Giogo è ciò che orienta un cammino di incontro, di fiducia ,di gratitudine. Gesù conosce la debolezza e sa quanti siano i pesi insopportabili della vita come anche l’incapacità umana a sostenerli (come il peso della legge stessa). Per questo chiama attorno gli appesantiti e senza forze: ‘venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi’. Propone una via non di oppressione ma di respiro liberante nel lasciarsi incontrare  dal Padre che guarda ai piccoli. La fiducia è il tratto di un rapporto col Padre vissuto da figli e non da schiavi.

Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

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