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p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 7 Aprile 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 20, 19-31

Lo spirito e la pace sono i doni del Cristo risorto.

Negli Atti degli apostoli la vita della prima comunità è descritta, con sottolineatura della condivisione: la fede in Gesù risorto genera una vita di fraternità. Segni ne sono la condivisione dei beni ed una comunanza che parla da sè e attrae: “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo ed un’anima sola”.

La vita di questa comunità trova suo centro nella risurrezione di Gesù: “Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù”. La fede nel Signore risorto genera innanzitutto comunione in lui e con gli altri.

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Al cuore del vangelo sta una beatitudine rivolta a coloro che, senza vedere, crederanno: “Beati quelli che, pur non avendo visto crederanno”. Il IV vangelo è particolarmente attento a tratteggiare gli itinerari del credere. Tommaso vive la fatica e il dubbio e la sua esperienza diviene simbolo del percorso di ogni discepolo. Il suo cammino è passare da una fede intesa come verifica di evidenze, appoggiata sui segni e sul vedere, ad un credere che si affida alla testimonianza.

Gesù incontrato dai suoi come colui che si pone in mezzo reca due doni: la pace e lo Spirito. E’ il medesimo Gesù  incontrato prima della Pasqua, colui che ha vissuto la sofferenza e la morte. Non è un altro: la gloria della risurrezione è incomprensibile se slegata dalla passione e morte di Gesù che si è chinato a lavare i piedi. Per questo Gesù risorto mostra ai suoi le mani e il costato. E’ proprio lui, il medesimo. Nella risurrezione reca le ferite della passione. Così risponde all’esigenza di Tommaso ma fa cogliere l’identità e la continuità tra la sua esperienza prima della Pasqua e la sua vita nella condizione di risorto. La sua presenza ora non è più come quella di prima: chiede di essere incontrato nella fede, genera una gioia profonda nel cuore: l’incontro con lui sarà vissuto nell’accogliere la missione che egli affida e nel vivere i doni dello Spirito e della pace.

Gesù è quindi il medesimo che ha percorso le strade della Palestina, incontrando i suoi e annunciando il regno di Dio. E’ morto sulla croce. La sua presenza si rende ora vicina in modo nuovo: è il Risorto, che fa entrare i suoi in una nuova comunione con lui.

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Ai suoi offre il dono dello Spirito: come sul primo uomo Adamo Dio aveva alitato un soffio di vita (Gn 2,7) così ora Gesù soffia sugli apostoli comunicando lo Spirito: una nuova creazione ha inizio: sulla croce l’ultimo respiro di Gesù era stato una consegna del suo spirito (Gv 19,30).

Lo Spirito è donato con la missione di continuare l’opera di Gesù del perdono: “Come il Padre ha mandato me così anch’io mando voi”: l’invio degli apostoli ha le sue radici nella missione del Figlio da parte del Padre. La missione del Padre che genera l’invio e manda gli apostoli ad essere continuatori dell’opera di salvezza di Cristo.

A conclusione sta un riassunto del vangelo: “Molti altri segni fece Gesù in presenza  dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”.

Credere è cammino, credere è esperienza di incontro e ogni percorso del credere conduce a condividere una vita donata. Accogliere e trasmettere i doni della pace e dello Spirito è per i credenti è partecipare alla risurrezione e farsene responsabili nella storia.

Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

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