Nico Guerini – Commento al Vangelo di mercoledì 25 Dicembre 2019

«Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (Is 9,1). Se penso a cosa è diventato il Natale, viene naturale chiedersi dove stanno le “tenebre” e dove sta la “luce”. Tanti avrebbero pronta una risposta decisa, anche perché il contrasto è totale, e invita a risposte rapide e precise.

La metafora è grandiosa e affascinante, ma credo si debba stare attenti a non cadere in visioni istintive e manichee, soprattutto perché il “popolo” che a Natale arriva in chiesa alla messa di mezzanotte, non credo sia così tutto fatto di persone che hanno una visione di fede chiara e definita al punto da permettere o di fare “poesia”sul Bambino, gli angeli e il presepio, supponendo di avere davanti un coro di monaci, o al contrario, immaginando che ve ne siano nell’assemblea che ci si trova davanti, di rampognare severamente quelli che non avrebbero capito cosa sia veramente il Natale.

Certo, nell’era del consumismo che impera dalle nostre parti, è facile vedere nella festa quell’insieme di cose che pare siano un po’, a voler essere buoni, le “frange” di quello che è il vero cuore della celebrazione.

Rimane importante, perciò, partire dal presupposto suggerito dalla Prima Lettera di Pietro, quello cioè di «essere sempre pronti a rispondere, con dolcezza e rispetto, a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi» (1Pt 3,15-16). È bello far festa, ma sarebbe un vero peccato non sapere bene “perché”!

Lo scopo dell’omelia è appunto quello di illuminare la mente, ravvivando nella fede la memoria di ciò che crediamo, e accompagnarci con garbo e ritrovare in noi quella speranza che dà senso alla nostra vita e sostiene l’esercizio della carità verso tutti quelli che, nel Signore, sono pur sempre i nostri fratelli.

Per molti di noi il Natale è intriso di memorie emotive che hanno marcato la nostra infanzia: la frenesia dei giorni di vigilia, alcuni canti ben noti che riempiono già da mesi l’atmosfera nei supermercati; l’attesa di grandi e piccini per i regali; il cenone e il pranzo che sono diventati “la” notizia dei telegiornali, il ritrovarsi in famiglia… Proviamo a vedere cosa c’è di buono in queste e altre cose, soprattutto ricordando che la fede, e la liturgia che la celebra e la nutre, è fatta anche di sentimenti ed emozioni, che possono anche produrre frutti sorprendenti.

Mi ha sempre colpito il fatto che Hector Berlioz, uno dei più grandi compositori francesi dell’800, che si professava ateo, confessò di aver creato, testo e musica, quell’assoluto capolavoro che è L’Enfance du Christ, un oratorio che è una delle più belle prediche di Natale che mi sia mai capitato di sentire, dichiarando che l’ispirazione per questa opera gli veniva dal ricordo dei canti natalizi che aveva udito nella sua infanzia.

E quanta gente ancora sa canticchiare il Tu scendi dalle stelle o l’Adeste fideles. Perché non cominciare, per esempio, a puntare su questa memoria, utile a creare nelle persone che partecipano alla messa di mezzanotte la sensazione di essere un “popolo”? Perché la gioia, che è il tema centrale di questa festa, non è tanto un discorso da fare, ma un’esperienza da vivere, e cosà può esprimerla meglio del canto?

La risposta di Dio è un “bambino”

E vengo al percorso disegnato dalle tre letture. La prima (Is 9,1-6) ci dice proprio subito che la luce che illumina la notte di un popolo smarrito nel buio è «una gioia che si moltiplica, una letizia che aumenta». E ci dice anche il perché: non è poesia che svolazza futilmente tra le nuvole, ma è un annuncio concreto, ripetuto due volte, che parla di una ricchezza che cresce e si moltiplica! Spariscono, infatti, tutti i segni di guerra: il giogo che opprime, la sbarra che schiaccia le spalle, il bastone che percuote e ferisce saranno spezzati, «ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando» (mi vengono in mente gli stivaloni delle polizie di tutte le dittature) sarà dato in pasto al fuoco.

E qui Isaia ci fa compiere una svolta da capogiro: tutti questi segni della tracotanza e della violenza umana vengono eliminati da “un bambino”, “un “figlio”, e sulle debolissime spalle di questa debolissima creatura andrà a posarsi il “potere”, quello buono, naturalmente, quello che farà di lui un “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace”.

Bisogna impregnarsi della forza travolgente di queste parole, degli orizzonti sconfinati che disegnano le immagini di Isaia così che, anche solo la loro memoria ci sostenga nei momenti di sconforto, che vengono, perché se guardiano il mondo senza lo splendore di simili visioni, senza la speranza offerta da questo bambino, faremo molta fatica a lavorare per costruire questa pace che trova tanti ostacoli, in noi e fuori di noi.

È il caso di ricordare che, molto spesso, i sentimenti hanno più forza delle idee per spingerci al bene. E se si vuole tradurre questa visione in emozione pura ed entusiasmo vero, chi può ascolti la musica con cui Handel, nel suo Messia, ha rivestito queste parole nel coro For unto us a child is born (Perché per noi è nato un bambino).

Un Dio confitto nel fango

Il vangelo (Lc 2,1-14) mette a fuoco, come è naturale, la nascita di Gesù. Paolo aveva concentrato la notizia in una frase: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge» (Gal 4,4). C’è quanto basta per dire che il Figlio di Dio è entrato nella storia degli uomini nel modo di tutti, in un territorio e dentro una religione precisa.

Luca, da vero “pittore” come la tradizione dice che fosse, ci regala un racconto talmente ricco di suggestioni che è difficile commentarlo adeguatamente nello spazio di un’omelia.

Penso valga la pena sottolineare almeno tre cose. Anzitutto la folla di nomi di persone e di luoghi del paragrafo introduttivo che danno un senso di concretezza sia alla nascita di Gesù sia al tempo in cui è avvenuta: non stiamo parlando di nuvole!

Il secondo elemento è il “come” di questa nascita: in una stalla, evocata dalla culla che è in effetti una mangiatoia dove si nutrono gli animali, e questo perché «non c’era posto nell’alloggio». Non è necessariamente un rifiuto, segno di ostilità; certamente indica la precarietà della situazione per cui non c’era niente di preparato.

Il terzo punto, molto importante (meriterebbe da solo di formare il tema dell’omelia), è la chiamata dei pastori, la loro risposta, e il contenuto dell’annuncio che li coglie nel cuore della notte. La luce non risplende per un “popolo”, come diceva Isaia, ma per un gruppo di poveri posti in fondo alla scala sociale, che ne sono “avvolti”. Non c’è il seguito, riservato alla messa dell’aurora, ma il fatto ci aiuta a ricordare che l’annuncio e l’invito in questa notte è rivolto a noi, è per noi!

Vorrei fermarmi sull’elemento più paradossale di questa storia, che, abbagliati dalla bellezza di questo fulgore notturno, accresciuto dal canto di un coro di angeli, temo ci sfugga: è la stranezza incredibile che arriva al termine dell’annuncio: «Non temete, ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino, avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

Gli esegeti hanno già segnalato come le fasce aggancino il Natale con la sindone della Passione, e un grande predicatore del 600 inglese, il vescovo Lancelot Andrewes, ha evidenziato il rapporto con una felice allitterazione che lega, in Cristo, la greppia e la croce (cratch, Christ, cross).

Molte ninnenanne medievali vedevano già nei vagiti del bambino il preludio dell’agonia nel Getsemani e l’ultimo grande grido al Calvario. Non è per rendere lugubre il Natale, ma solo per ricordare la “serietà” dell’incarnazione. Scrive san Bernardo: «Dice invero Cristo nel salmo: “Sono confitto nel fango profondo”. È chiaro che il fango siamo noi, perché dal fango siamo stati plasmati. Ma allora eravamo il fango del paradiso, ora invece siamo fango dell’abisso. “Sono confitto”, dice: non sono passato oltre, non mi sono tirato indietro. “Sono con voi sino alla fine dei secoli”» (Sermone IV,7 per la Vigilia di Natale).

I cistercensi sono noti per aver spostato l’attenzione della pietà cristiana dalla redenzione all’incarnazione, ma la croce non sparisce certo dalla scena, anzi! Perché la “croce” è già nell’incarnazione, da loro letta come una “riduzione” che abbassa Dio alle nostre misure: in Gesù Dio “si restringe”, la sua luce si vela nell’angustia di una “lanterna” per rispetto alla debolezza dei nostri occhi, diventa la “parola che si accorcia”, addirittura la “parola che non parla (Verbum in-fans)”, e questo per non farci paura!

Scrive ancora Bernardo: «Non fuggire, non temere. Non viene con le armi, non viene per punire, ma ti cerca per salvarti. E affinché tu non dica: “Ho udito la tua voce e mi sono nascosto”, ecco è un infante, un senza voce. Infatti la voce di uno che vagisce suscita piuttosto la compassione che non il tremito di paura» (Sermone per il Natale I,3).

Come accogliere un Dio bambino

La seconda lettura (Tt 2,11-14) offre un compendio mirabile di come si debba accoglie un Dio che si è fatto bambino per essere tra noi, con noi, per noi: «vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà». Sono le tre virtù che regolano il rapporto che dobbiamo avere rispettivamente con noi stessi, con gli altri, con Dio. E in esse torna l’immagine del “popolo” al quale appare questa grande luce, che lo illumina e lo aiuta a diventare «un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone».

Proprio per celebrare il frutto più bello dell’incarnazione mi servo della conclusione di una poesia dell’inglese Elizabeth Jennings (1926-2001), intitolata “Contraddizione”, sotto il cui segno riassume tutta la vita di Gesù. Questa è l’ultima strofa: «Morì per liberare l’umanità dall’acredine / poiché tutto ciò che ebbe a soffrire era ingiusto, / e mostrò amore ove amore così di rado appare: / nel buio, nel dolore, nella morte. Prese la nostra polvere / e le insegnò a benedire».

Quale migliore immagine per sintetizzare la rivoluzione prodotta nel mondo dal Bambino che nasce a Natale di una “polvere” che si fa “benedizione”?

A cura di Nico Guerini, studioso di letteratura, esperto di testi di mistica, ha pubblicato vari libri di spiritualità.

Fonte


NATALE DEL SIGNORE (Messa vespertina della vigilia) – Solennità

Prima Lettura

Il Signore troverà in te la sua delizia.

Dal libro del profeta Isaìa
Is 62,1-5

Per amore di Sion non tacerò,

per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,

finché non sorga come aurora la sua giustizia

e la sua salvezza non risplenda come lampada.

Allora le genti vedranno la tua giustizia,

tutti i re la tua gloria;

sarai chiamata con un nome nuovo,

che la bocca del Signore indicherà.

Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,

un diadema regale nella palma del tuo Dio.

Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,

né la tua terra sarà più detta Devastata,

ma sarai chiamata Mia Gioia

e la tua terra Sposata,

perché il Signore troverà in te la sua delizia

e la tua terra avrà uno sposo.

Sì, come un giovane sposa una vergine,

così ti sposeranno i tuoi figli;

come gioisce lo sposo per la sposa,

così il tuo Dio gioirà per te.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 88 (89)

R. Canterò per sempre l’amore del Signore

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,

ho giurato a Davide, mio servo.

Stabilirò per sempre la tua discendenza,

di generazione in generazione edificherò il tuo trono». R.

Beato il popolo che ti sa acclamare:

camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;

esulta tutto il giorno nel tuo nome,

si esalta nella tua giustizia. R.

«Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,

mio Dio e roccia della mia salvezza.

Gli conserverò sempre il mio amore,

la mia alleanza gli sarà fedele». R.

Seconda Lettura

Testimonianza di Paolo a Cristo, figlio di Davide.

Dagli Atti degli Apostoli
At 13,16-17.22-25

Paolo, [giunto ad Antiòchia di Pisìdia, nella sinagoga,] si alzò e, fatto cenno con la mano, disse: «Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là.

Poi suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”.

Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele.

Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”».

Parola di Dio.

Vangelo

Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 1,1-25

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.

Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».

Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.

Parola del Signore.

Forma breve:

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 1,18-25

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».

Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.

Parola del Signore.

NATALE DEL SIGNORE (Messa del giorno) – Solennità

Prima Lettura

Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.

Dal libro del profeta Isaìa
Is 52,7-10

 

Come sono belli sui monti

i piedi del messaggero che annuncia la pace,

del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,

che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».

 

Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,

insieme esultano,

poiché vedono con gli occhi

il ritorno del Signore a Sion.

 

Prorompete insieme in canti di gioia,

rovine di Gerusalemme,

perché il Signore ha consolato il suo popolo,

ha riscattato Gerusalemme.

 

Il Signore ha snudato il suo santo braccio

davanti a tutte le nazioni;

tutti i confini della terra vedranno

la salvezza del nostro Dio.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 97 (98)

R. Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.

Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo. R.

 

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,

agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.

 

Tutti i confini della terra hanno veduto

la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra,

gridate, esultate, cantate inni! R.

 

Cantate inni al Signore con la cetra,

con la cetra e al suono di strumenti a corde;

con le trombe e al suono del corno

acclamate davanti al re, il Signore.  R.

Seconda Lettura

Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.

Dalla lettera agli Ebrei
Eb 1,1-6 

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.

Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.

Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».

Parola di Dio

Vangelo

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18
 

In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

 

Egli era, in principio, presso Dio:

tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

 

In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

 

Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

 

Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

 

A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

 

E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

 

Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

 

Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

 

Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

 

Parola del Signore.

 

Forma breve:

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-5.9-14

 

In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

 

Egli era, in principio, presso Dio:

tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

 

In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

 

Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

 

A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

 

E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

NATALE DEL SIGNORE (Messa dell’aurora) – Solennità

Prima Lettura

Ecco, arriva il tuo Salvatore

Dal libro del proefta Isaia
Is 62,11-12

Ecco ciò che il Signore fa sentire
all’estremità della terra:
«Dite alla figlia di Sion:
Ecco, arriva il tuo salvatore;
ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Li chiameranno Popolo santo,
Redenti del Signore.
E tu sarai chiamata Ricercata,
Città non abbandonata».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale
Dal Sal 96 (97)

R. Oggi la luce risplende su di noi

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Annunciano i cieli la sua giustizia
e tutti i popoli vedono la sua gloria. R.

Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo. R.

Seconda Lettura

Ci ha salvati per la sua misericordia.Dalla lettera di san paolo apostolo a Tito
Tt 3,4-7

Figlio mio,
quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

Parola di Dio

Vangelo

I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,15-20

Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Parola del Signore

NATALE DEL SIGNORE (Messa della notte) – Solennità

Prima Lettura

Ci è stato dato un figlio.

Dal libro del profeta Isaia
Is 9,1-6

Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Màdian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale
Dal Sal 95 (96)

R. Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. R.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta. R.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli. R.

Seconda Lettura

E’ apparsa la grazia di Dio per tutti gli uomini.Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito
Tt 2,11-14

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

Parola di Dio

Vangelo

Oggi è nato per voi il Salvatore.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,1-14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Parola del Signore

 

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