Santissima Trinitร : il Trono di grazia
La storia della Trinitร comincia con Gesรน. ร lui la porta che ci apre lโaccesso a questo mistero, la chiave di volta che sostiene la fede in un Dio che รจ uno e trino. Giovanni lo dice chiaramente nel suo Prologo: ยซDio nessuno lโha mai visto: lโunigenito di Dio, che รจ verso il grembo del Padre, egli lo ha narratoยป (Gv 1,16).
Il lettore noterร che questa traduzione di Fausti differisce in qualche punto, marcato con il corsivo, da quella della Bibbia CEI: รจ piรน letterale, non usa il termine esplicito โFiglioโ, ma si limita e parlare di โunigenitoโ, piรน suggestivo che dichiarativo; invece che โnel seno del Padreโ impiega lโespressione โverso il gremboโ, che di nuovo รจ meno diretta (lโinglese NRSV usa โvicino al cuore del Padreโ), ma soprattutto invece del verbo โrivelatoโ si trova โnarratoโ, che trovo piรน vicino al greco, reso dalla Volgata con enarravit, e che mi convince di piรน, perchรฉ se โrivelareโ richiama lโidea di una spiegazione ex cathedra, chiara e definita, il verbo โnarrareโ evoca una storia, una serie di eventi, ed รจ questo che Gesรน ci fa conoscere, non solo attraverso ciรฒ che dice, ma soprattutto ciรฒ che fa, a cominciare dal suo continuo riferirsi a Dio come โPadreโ.
Questa, che puรฒ parere una premessa un poโ futile, risulta invece cruciale per capire che ciรฒ che riceviamo come dogma preciso in tutte le sue parti, in realtร รจ frutto di lunghe riflessioni e discussioni, che hanno raggiunto il traguardo nel Concilio di Nicea del 325.
ร pensabile che tocchi pure a noi ricordare che la fede รจ anche un โpercorsoโ, anche se il traguardo descritto dalla dottrina rimane un punto di riferimento che ricordiamo almeno due volte: nel Credo e nel segno di croce. Questo gesto, tra lโaltro, ci ricorda che รจ solo con la morte e risurrezione di Gesรน che la โnarrazioneโ arriva alla conclusione, quella che fissa lโimmagine della Trinitร per sempre.
Parlo di โimmagineโ perchรฉ, se รจ difficile spiegare la Trinitร , รจ ancora piรน arduo dare una figura che la rappresenti. Sono stati fatti diversi tentativi in proposito, dei quali il piรน celebre รจ la Trinitร rappresentata dai tre angeli di Andrei Rublev.
La realizzazione piรน riuscita mi pare essere quella che trovรฒ forma nel tardo medioevo, soprattutto nellโarea germanica, e che va sotto il nome di Gnadenthron, o โTrono di graziaโ, espressione che viene da Eb 4,16: ยซAccostiamoci con fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, cosรฌ da essere aiutati al momento opportunoยป.
Ho giร parlato lโanno scorso di questo tema, ma non mi spiace riprenderlo qui per la sua enorme importanza a livello catechetico, dato che non di rado le immagini dicono piรน delle parole e hanno unโefficacia immediata.
Il pregio di tale rappresentazione รจ di rendere la Trinitร non in modo statico, ma in chiave storica, nel suo progressivo rivelarsi, con Gesรน giustamente al centro.
Da noi la piรน famosa e la piรน vicina allo schema tradizionale รจ quella di Masaccio a S. Maria Novella a Firenze: il Padre siede su un trono regale, con in capo una tiara o una corona; sorregge il corpo del Crocifisso, con o senza croce, in qualche caso il solo cadavere di Gesรน deposto dalla croce come si vede nelle rappresentazioni della Pietร ; tra loro, a fare da cerniera, ritratto sotto forma di colomba, lo Spirito Santo, che genera il Verbo incarnato, รจ restituito al Padre nella morte di Gesรน (Gv 19,30), e lo riceve di nuovo da lui con la risurrezione.
Ma la suprema raffigurazione della Trinitร storica รจ stata raggiunta da Lorenzo Lotto, ora nel Museo Bernareggi di Bergamo, che si puรฒ vedere in Internet cliccando Iconografia della Trinitร . Rispetto a molte rappresentazioni piuttosto affollate, Lotto riesce a darne una sintetica ma densissima di senso. Il Padre, che nessuno ha mai visto, รจ ridotto a una โnube luminosaโ che alza le braccia al cielo in segno dellโofferta del Figlio (Rm 8,32); il Figlio รจ il Cristo risorto, senza alcuna croce, che tende le braccia verso la terra e mostra le piaghe in versione minima, a indicare che la passione รจ stata assorbita nella risurrezione; in mezzo, tra i due, sta la colomba dello Spirito; alla fine, come elemento del tutto originale, i piedi di Cristo poggiano su un arcobaleno, segno di riconciliazione, sotto il quale il mondo รจ riassunto in un paesaggio agreste dove regna la pace. Pura teologia in pittura, di quanto credo la teologia non riuscirebbe a rendere cosรฌ bene e in cosรฌ poco spazio.
Devo solo aggiungere che il quadro si puรฒ leggere in due direzioni: dallโalto in basso si coglie la โstoriaโ del rivelarsi della Trinitร : Padre, Spirito Santo, Figlio; dal basso verso lโalto รจ disegnato il nostro percorso di comprensione: Figlio, Spirito, Padre.
Non so quanti riuscirรฒ a convincere della bontร ed efficacia di tale discorso, e come sia possibile trasferirlo in unโomelia senza avere la tela davanti agli occhi. Ma cโรจ una via piรน semplice, legata a tre parole soltanto, e si trova in Giuliana di Norwich che, nel cap. 83 delle Rivelazioni, riassume cosรฌ le tre proprietร di Dio: ยซvita, amore e luce (life, love, light). Nella vita cโรจ una meravigliosa familiaritร , nellโamore una gentile cortesia, e nella luce una natura eternaยป (p. 325). Ho indicato il testo inglese, perchรฉ in quello รจ dipinta lโunitร nella Trinitร : tre monosillabi che iniziano tutti con unโunica lettera.
Lโunicitร di Dio
Venendo alla liturgia del giorno, possiamo individuare le solite tre tappe di auto-rivelazione della Trinitร disposte in questโordine. La prima (Dt 4,32-34.39-40), come si conviene alla storia, sottolinea lโassoluta unicitร di Dio. Riflettendo sulla straordinaria benevolenza del Signore che รจ andato a scegliersi come suo popolo ยซuna nazione in mezzo a unโaltra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhiยป, un popolo che ha avuto il privilegio di udire la sua voce.
Lโaffermazione conclusiva รจ il cuore della fede di Israele, che si trovava a vivere a contatto con popoli che adoravano una folla di dรจi: ยซSappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore รจ Dio lassรน nei cieli e quaggiรน sulla terra: non ve nโรจ altroยป. Come si vede, non si tratta solo di โsapereโ, ma conta forse di piรน โmeditare beneโ tale veritร , e diventare cosรฌ sempre piรน capaci di rispondere con altrettanta assolutezza โosservando le leggi e i comandiโ di un tale Dio: a questa prassi รจ garantita la felicitร delle generazioni, e la permanenza nella terra da lui ricevuta in dono.
Figli e non schiavi
Lโazione della Trinitร รจ magnificamente espressa in Rm 8,14-17, un capitolo stupendo, pieno di affermazioni che andrebbero tutte citate. Anzitutto veniamo a sapere che lo Spirito fa di noi dei โfigliโ, per cui riceviamo, seppur da adottivi, la somiglianza con Gesรน. Questo ci sottrae dalla condizione di โschiaviโ, ci impedisce di โricadere nella pauraโ perchรฉ ci situa in un nuovo rapporto con Dio, che possiamo invocare โ anzi โgridareโ, di gioia suppongo โ come ยซAbbร , Padre!ยป. Cosรฌ come con il Padre, lo Spirito ci unisce al Figlio, per cui diventiamo ยซeredi di Dio, coeredi di Cristoยป, una unione, spessissimo celebrata da Paolo, che ci chiede di essere disposti a ยซprender parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloriaยป.
Battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
La Trinitร , alla fine, appare nella sintesi che Gesรน fa della sua vita e della loro missione quando si congeda dai discepoli (Mt 28,16-20). Si รจ giร osservato, per Matteo come per Marco, che la Galilea รจ il luogo dove tutto รจ cominciato e dove tutto ricomincia grazie alla risurrezione, che ha conferito a Gesรน ยซogni potere in cielo e sulla terraยป.
Per fare cosa? Per poter trasmettere, per mano dei discepoli, questo โpotereโ, che non รจ quello opprimente e oppressivo che funziona nei regni di questa terra, ma quello di trasmettere la benevolenza di Dio che ci deve incoraggiare a vivere da โfigliโ nei suoi riguardi.
Questa รจ la missione: ยซfate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciรฒ che vi ho comandatoยป. Il primo e il terzo verbo riguardano lโammaestramento che si fa con lโannuncio, quello di mezzo รจ la forma sacramentale che sancisce la nostra nuova condizione di โfigliโ, a patto che si comprenda il densissimo significato del verbo.
Battezzare, a dispetto di quello che noi possiamo pensare abituati a un rito che riduce di molto il senso del gesto, non รจ spruzzare un poโ dโacqua sulla testa di un bambino, una cerimonia che puรฒ risultare simile allโiscrizione ad una anagrafe, che una volta fatta รจ tutto finito.
โBattezzareโ vuole dire โimmergere profondamente e interamenteโ, corpo e anima, in una realtร che รจ la vita trinitaria, come una spugna assorbe lโacqua in cui รจ immersa! Questo gesto chiede che si impari sempre meglio a osservare i comandi di Dio, che รจ un lavoro di tutta la vita, compito dei genitori anzitutto, che dovrebbero essere i primi โcatechistiโ in quanto educatori.
Ogni anno nel tempo di Quaresima siamo richiamati ad โagitare le acque del nostro battesimoโ, per impedire che diventino lโacqua morta di uno stagno. Compito gravoso e impegnativo, certo, ma proprio alla fine di questo brano, e del vangelo di Matteo, ci raggiunge una splendida rassicurazione: ยซEcco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondoยป.
LโEmanuele, Dio con noi, continua a tener fede a quello che significa il suo nome. Ricordiamocene almeno ogni volta che ci facciamo il segno della croce con lโacqua benedetta, a memoria del nostro battesimo.
Fonte – per gentile concessione di Settimana News | Commento a cura di Nico Guerini



