Tra Dio e Cesare
Le ultime tre parabole โ quelle dei due figli, dei vignaioli omicidi e del banchetto nuziale, poste significativamente dopo la cacciata dei venditori dal tempio, dirette al gruppo ben noto di ยซsommi sacerdoti e fariseiยป, i quali capiscono benissimo che, sotto il velo della parabola, Gesรน li identifica con i personaggi negativi delle tre storie โ hanno suscitato un crescendo di ostilitร nei confronti di Gesรน, che si fa violenta al punto che quei due gruppi, ora alleati, ยซcercano di impadronirsi di luiยป (Mt 21,46), probabilmente per metterlo definitivamente a tacere.
Temendo la reazione della folla, ora decidono di ยซcome cogliere in fallo Gesรน nei suoi discorsiยป. Ponendolo davanti a un problema concreto, sarร costretto a rispondere senza nascondersi dietro il velo delle parabole. Il tranello รจ astutamente realizzato con una domanda insidiosa, che riguarda il tema molto sensibile delle tasse, soprattutto in un popolo che si trovava sotto occupazione straniera: si deve pagare o no il tributo a Cesare?
Questa volta โ e non รจ un caso โ si trovano con loro anche gli erodiani, un gruppo sociale che, a differenza dei farisei, fedeli alla Legge, era dalla parte del potere politico, impersonato da Erode, di fatto un collaborazionista con i dominatori romani.
Apparentemente non cโerano vie di uscita: qualsiasi risposta avesse dato Gesรน circa la scelta tra Dio e Cesare, si sarebbe messo contro lโuno o lโaltro dei due gruppi. Gesรน perรฒ non sceglie: distingue! Non per furbizia, o per trovare una scappatoia dando ragione ai due contendenti, ma per restaurare il corretto ordine di valori.
Ciro โnon conosce il Signoreโ, eppureโฆ
Il percorso delle letture inizia con un brano di Isaia (45,1.4-6) che spariglia subito le carte. Se qualche lettore, abituato a pensare che il dilemma tra Dio e Cesare consista nel contrasto tra potere civile e fede religiosa, magari pensando che il primo sia intrinsecamente cattivo rispetto a una fede ritenuta intrinsecamente buona, รจ subito servito.
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Il profeta, autore della parte del libro compresa nei capitoli 40-55, chiamato per questo Secondo Isaia, parla infatti di Ciro, un pagano, fondatore dellโimpero persiano, presentandolo come ยซsuo elettoยป (lett. ยซsuo untoยป), la stessa qualifica che poco sotto รจ ripresa come caratteristica del popolo eletto, ยซpreso da Dio per mano per abbattere le nazioniยป, e soprattutto ยซaprire i battenti delle porteยป, chiamato per nome a somiglianza di tante vocazioni suscitate in Israele per una qualche missione.
Da dove tanta gloria, quasi si trattasse di un nuovo Davide o un novello Salomone? Dal fatto che Ciro, dopo aver sconfitto Babilonia, ha liberato gli ebrei dalla prigionia e ha permesso il loro ritorno in patria.
Lโaspetto paradossale della vicenda รจ che colui che viene rivestito di una regalitร identica a quella di un re dโIsraele, รจ uno che ยซnon conosce il Signoreยป, al quale perรฒ il Signore dice: ยซti renderรฒ pronto allโazione anche se tu non mi conosciยป.
Ma cโรจ unโaltra sottolineatura da fare in questo discorso: la non conoscenza non รจ un ostacolo a fare di Ciro uno strumento dellโazione del Signore, anzi, proprio la sua iniziativa liberatoria serve a puntare il dito non su di lui, ma su Dio stesso, perchรฉ lโintento di questo rinnovato esodo del popolo ebraico รจ che ยซsappiano dallโoriente e dallโoccidente che non cโรจ nulla allโinfuori di me. Io sono il Signore, non ce ne sono altriยป.
I versetti del Salmo 90 che seguono la lettura sono il piรน bel commento allโultima frase del brano di Isaia, condensato nel versetto ยซGrande รจ il Signore e degno di ogni lodeยป che fa da ritornello alla proclamazione, o al canto, del salmo.
Una sintesi meravigliosa
Dovrebbe essere noto che, almeno nel Tempo Ordinario, mentre cโรจ un legame stretto tra prima lettura e Vangelo, la seconda lettura segue un percorso in certo senso indipendente costruito con brani del Nuovo Testamento. Questo non impedisce, come viene fatto regolarmente da questi commenti, di trovare una qualche maniera di collegarla a ciรฒ che la precede e la segue quasi a tracciare una sorta di itinerario che ha una sua logica.
Oggi ascoltiamo il primo di cinque brani tolti dalla Lettera ai Tessalonicesi (1Ts 1,1-5b), il piรน antico tra gli scritti del Nuovo Testamento, composto una ventina dโanni dopo la morte di Gesรน.
Lโinizio รจ una sintetica panoramica della vita della comunitร nata dalla predicazione di Paolo, una vita posta sotto il segno della Trinitร , e animata dalle tre virtรน che si usa chiamare teologali. Lโapostolo, in uno con i collaboratori Silvano e Timoteo, scrive alla ยซChiesa di Tessalonicaยป augurando ยซgrazia e paceยป, e per esprimere la sua riconoscenza suscitata in lui, come dice, ยซtenendo continuamente presenti lโoperositร della vostra fede, la fatica della vostra caritร e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesรน Cristo, davanti a Dio e Padre nostroยป, riconoscendo alla fine che il Vangelo si รจ diffuso tra loro non soltanto ยซper mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santoยป.
ร difficile superare una simile vertiginosa sintesi, che combina teologia e morale per farne la base imprescindibile di ogni comunitร cristiana.
La moneta e lโimmagine
Veniamo ora a riprendere il brano evangelico (Mt 22,15-21), e vedere quale era la posta in gioco.
Lโattacco della vicenda rivela tutta la drammaticitร della situazione: da una parte, farisei ed erodiani, due partiti che rappresentano mentalitร opposte, che qui si coalizzano per mettere in trappola Gesรน onde poterlo accusare; dallโaltra, lโirritante ipocrisia con cui si rivolgono a lui: ยซMaestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo veritร . Tu non hai soggezione di alcuno, perchรฉ non guardi in faccia a nessunoยป.
Viene poi la domanda tranello: ยซร lecito o no pagare il tributo a Cesare?ยป. E in effetti Gesรน, prendendo sul serio il loro elogio, li chiama con il nome che si meritano: ยซIpocriti, perchรฉ volete mettermi alla prova?ยป. ร difficile lโintesa tra una persona sincera e una ipocrita. Cosรฌ difficile che Gesรน avrebbe anche potuto rifiutarsi di rispondere, come ha fatto quando ยซsommi sacerdoti e anziani del popoloยป gli chiedono con quale potere operi, ed egli li mette in imbarazzo con unโaltra domanda su quale potere usava Giovanni nel suo battesimo, e alla fine decide di ยซnon rispondere alla loroยป (Mt 21,23-27). E qui cโรจ giร una lezione: alle domande tranello, che partono da un pregiudizio di chi fa finta di ascoltare avendo giร una sua convinzione, non si risponde! Ma nel caso odierno Gesรน imbocca unโaltra strada.
La domanda esprime un problema che interessa tutti, dove non รจ in gioco, come nel caso evocato, lโagire di Gesรน, ma un comportamento che riguarda ciascuno, e che viene collocato nel suo contesto.
Il ragionamento รจ fatto sulla ยซmoneta del tributoยป, che riproduce lโimmagine dellโimperatore. La tassa, allora come oggi, esprimeva la sottomissione allโautoritร regnante, e poteva servire, allora come oggi, a finanziare opere di utilitร pubblica, anche se spesso la tassazione era richiesta per finanziare guerre. Gesรน perรฒ non si accontenta di dire che bisogna ยซrendere a Cesare quello che รจ di Cesareยป, ma aggiunge: ยซrendete a Dio quello che รจ di Dioยป!
Se Cesare, come Ciro, governa un popolo, la sua autoritร va riconosciuta anche con il pagamento del tributo, ma Cesare, come Ciro, si deve ricordare che uno รจ il Signore e non cโรจ nulla al di fuori di lui! Perchรฉ Dio รจ il nostro unico padrone, e noi portiamo, come la moneta del tributo, la sua immagine, che gli dobbiamo rendere riproducendo in noi la sua somiglianza! Ogni altra autoritร รจ โvicariaโ di quella di Dio sul quale si deve regolare (cf. Rm 13,1-7; 1Pt 2, 13-17, e Mt 17,27-47) e โ come si diceva negli anni del Concilio โ โse non serve, non serve!โ.
Il problema supera di molto il combinare il rapporto Chiesa e stato, che tante discussioni e tanti disastri, da ambedue le parti, ha causato nella storia. I martiri di ogni tempo, del resto, stanno a dimostrare come si risponde ad unโautoritร che prevarica.
E, per venire piรน vicino a noi, si pensi anche solo al tormento che Dietrich Bonhoeffer ha sofferto per decidere alla fine di unirsi agli attentatori di Hitler, che gli costerร la vita, quando si convinse che non cโera altra via per salvare il suo popolo dalla catastrofe.
Fonte – Settimana News
Commento a cura di Nico Guerini
