Mons. Giovanni D’Ercole – Commento al Vangelo del 29 Ottobre 2023

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Ascoltare è amare: non c’è ascolto senza amore e non si ama se non si ascolta

  1. Non c’è due senza tre: i farisei, che si erano accordati agli Erodiani loro acerrimi nemici per chiedere a Gesù se era lecito o no pagare il tributo a Cesare, si uniscono dopo ai sadducei, l’aristocrazia economica e religiosa di Israele, per attaccarlo sul tema della risurrezione ridicolizzandolo con la storiella della donna che ebbe ben sette mariti e chiedendogli di chi sarebbe stata moglie il giorno della risurrezione (Mt 22,23-33). Costretti a registrare un’altra sconfitta, i farisei conoscendo la sapienza di Gesù per non rischiare un terzo insuccesso fanno ricorso a un dottore della legge mosaica, che lo interroga per metterlo alla prova: “Maestro, nella legge, qual è il grande comandamento?”.
  1. Gesù però è un osso duro da distruggere e ogni tentativo fallisce. Questa volta pensano di aver trovato un’insidiosa trappola religiosa che si capisce dalla domanda provocatoria del dottore della legge implicante una sottile malizia difficile da percepire. Riusciamo a rendercene conto se pensiamo che i rabbini distinguevano nella Torah, di cui le 10 Parole sono il compendio, diversi comandamenti “grandi” e “piccoli” contandone ben 613 (mitzvot) di cui 248 erano precetti positivi corrispondenti al numero delle ossa del corpo umano e 365 precetti negativi come il numero dei giorni dell’anno. Tra le scuole rabbiniche nascevano continue controversie interpretative, specialmente su come mettere in pratica il “comandamento più grande”, il comandamento che Dio stesso osserva e cioè il riposo del sabato: l’osservanza di quest’unico precetto equivaleva a essere fedeli a tutta la legge, mentre trasgredirlo era come disprezzare in toto la Torah. I farisei erano certi di mettere in scacco Gesù perché più volte lo avevano visto trasgredire il precetto del sabato.
  2. Gesù ancora una volta trasforma la provocazione in un insegnamento nuovo e non cita nessuno dei 613 precetti, ma afferma, riferendosi al libro del Deuteronomio (6,5), che il grande e primo comandamento è: ”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. E’ l’inizio della preghiera che ritma l’intera esistenza dell’ebreo credente: lo “Shemà Israel -ascolta Israele”. Perché non aggiunge” Israel”? Probabilmente perché così il messaggio diventa veramente universale. E facendo ricorso al Libro del Levitico (19,18) definisce come secondo comandamento: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Accosta al primo il secondo con una connessione paritetica: “è simile” che sicuramente ha dovuto sorprendere ancor più i suoi oppositori. Questo episodio è riportato anche dagli altri evangelisti sinottici Marco (12,28-34) e Luca (10,25-28), sia pure con accentuazioni diverse. Poste tutte a confronto aiutano a capire quanto spazio occupasse nelle prime comunità cristiane la verità dell’amore evangelico che unisce l’amore a Dio all’amore per l’uomo, aprendo la porta alla fraternità fra tutti gli esseri umani: autentica novità del cristianesimo.
  3. Credere è amare e amare è credere. Per Gesù amare non è un precetto, sia pur più grande, da osservare, ma la prospettiva che sintetizza tutta la legge e i profeti e configura l’esistenza di ogni essere umano nella sua duplice relazione con Dio e con il prossimo. Nella nostra epoca in cui l’amore viene cucinato in tutte le salse e il risultato è l’aumento della solitudine, dell’egoismo, dell’indifferenza, dell’odio e della violenza, diventa faticoso distinguere la logica di quest’amore. Citando non la legge, ma il credo degli ebrei, facendo pertanto appello alla fede e non all’osservanza di precetti, Gesù fa capire che tra la fede e l’amore esiste un’indivisibile relazione: credere è amare e amare è credere. C’invita a collegare insieme due verbi che nella grammatica dell’amore evangelico non vanno mai disgiunti: “Ascolta” e “Ama”. Per ascoltare occorre amare e per amare bisogna ascoltare. Vuoi amare Dio? Ascoltalo, il tempo che gli dedichi è amore, mentre la fatica del silenzio, i lunghi momenti di adorazione o di aridità sono tutti elementi dell’ascolto. Vuoi ascoltare Dio? Comincia ad amarlo e sarà Lui stesso a farti scoprire che mentre lo cerchi ti ha già preceduto con amore. Vuoi amare il prossimo? Impara ad ascoltarlo con fiducia, tempo e pazienza perché ascoltare è connettersi a un cuore da amare e ascoltare è imparare a decifrare una voce da riconoscere. Vuoi ascoltarlo? Amalo seguendo la consegna che Gesù lasciò agli apostoli nel corso dell’ultima cena come il testamento del suo amore: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv13,34-35). Amare come Gesù ci ama: Dio non è visibile ai nostri occhi, e se ci tieni a vederlo l’unico modo è cominciare ad amare chi cammina con te sulle stesse strade della vita. Lo ripete san Giovanni: “Se non ami il fratello che vedi, come potrai amare Dio che non vedi? (1 Io 4, 20). Ecco il segreto dell’amore alla scuola di Gesù. Come Dio ci rivela l’asse verticale dell’amore e come Uomo ci apre l’orizzonte dell’amore nelle complesse relazioni tra tutte le creature terrene.

AUTORE: Mons. Giovanni D’Ercole, Vescovo emerito – Pagina FacebookSito Web