Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 26 Settembre 2022

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LUNEDÌ 26 SETTEMBRE  – VENTISEIESIMA SETTIMANA T. O . [C]

«Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».

I pensieri umani fanno discutere i discepoli; essi ora si chiedono chi di loro sia il più grande. Quando non si hanno i pensieri di Dio, queste discussioni sono la vita dell’uomo, la sua storia, il suo presente ed il suo futuro. Quando invece si hanno i pensieri di Dio nel cuore, si conosce l’origine della vera grandezza, che non sta nella relazione con gli uomini, ma con Dio.  La grandezza vera, autentica, è con Dio e nella vicinanza a lui.

Dio è il solo grande, il divino, l’eccelso, l’immenso, il sovrano, l’altissimo. Più si è vicini a lui e più si è grandi, elevati, divini, eccelsi, immensi, sovrani. Si è vicino a Dio nella misura in cui si compie la sua volontà. Più la sua volontà cresce in noi, più un uomo diventa grande presso Dio, si eleva in santità ed in umanità. La vera grandezza per Gesù è il servizio. Quando si diventa servi di Dio, e lo si è nel compimento della sua volontà, immediatamente si ha un’altra relazione con gli uomini. La relazione viene dalla volontà di Dio su di noi in rapporto ai fratelli. La volontà di Dio che ognuno di noi deve compiere è nel dare il dono di Dio ai fratelli.

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Sapere cosa il Signore ha dato a ciascuno di noi per darlo ai fratelli e vivere questa missione pienamente e quotidianamente, fa la vera nostra grandezza. Siamo grandi perché servi di Dio, suoi amministratori, che dispensano i suoi doni e la sua misericordia, siamo grandi perché abbiamo dato la nostra vita a Dio perché la riempia della sua grazia per il bene e la salvezza dell’umanità. Questa la vera, autentica grandezza dell’uomo.  Nella grandezza secondo Dio manca il confronto e la relazione con gli altri, con i fratelli.

Non siamo grandi perché ci confrontiamo con i fratelli; siamo grandi se obbediamo a Dio. Una seconda verità è giusto che venga posta sul candelabro di ogni cuore. Gesù prende un bambino e lo pone come figura, immagine di vera accoglienza. Anzi dice: “Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”. Il bambino è colui che non può darci nulla. Al bambino tutto si deve dare. Il bambino va servito in ogni cosa. Così è Cristo Gesù e così è il Padre suo.

Essi ci chiamano per metterci a totale loro servizio per il regno dei cieli, per il Vangelo, per servire la grazia, la verità, la luce, la vita eterna. In questo servizio nulla dobbiamo attenderci dal mondo, non onori, non riconoscenze, né posti di prestigio. Ci dobbiamo attendere solo persecuzioni, maltrattamenti, tribunali, flagelli, ogni martirio e ogni croce. Gesù cosa ha ricevuto dal mondo? Sono persecuzioni.

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Cosa ha dato al mondo? Tutto se stesso. Nel dono di tutto se stesso non si è risparmiato neanche una goccia di sangue. Anzi ha dato a noi anche il suo corpo da mangiare e il suo sangue da bere, affinché tutta la sua vita fosse nostra vita. Tanto grande è il dono di Cristo Gesù per l’intera umanità. Ha dato tutto. Ha ricevuto la crocifissione.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 9,46-50

Chi può fare il bene nel nome di Gesù, chi lo deve fare? Per i discepoli solo coloro che avevano un contatto fisico con Gesù. Chi non ha questo contatto fisico non può fare il bene nel nome di Gesù. A costui bisogna impedire di fare il bene nel nome di Gesù.  Questo pensano i discepoli e questo fanno. Lo dicono al Maestro, motivando il loro comportamento. Gesù è di tutt’altro avviso.

Non è necessaria la vicinanza fisica, basta la vicinanza spirituale. C’è poi un altro motivo assai pratico: chi fa il bene collabora con loro, è un loro alleato, uno che lavora per la loro stessa causa. Non può essere contro di loro. Risposta che trova la sua origine nella divina ed eterna saggezza, che libera ogni uomo dalle appartenenze, dalle vicinanze, e che vede nel bene in sé la ragione ultima del bene e le sue motivazioni che lo giustificano e lo rendono fattibile, anche nel nome del Signore.

I discepoli possono starsene tranquilli per sempre. D’ora in avanti non dovranno mai più impedire a qualcuno di fare il bene, poiché tutti potranno fare il bene nel nome del Signore, purché si tratti del vero bene, che è sempre la distruzione del regno del male. Questo però non significa che dobbiamo lasciare i nostri fratelli nella verità incompleta. Dalla verità incompleta dobbiamo portarli nella pienezza della verità ed è pienezza della verità quando noi questi fratelli che fanno il bene nel nome di Cristo Gesù li portiamo a divenire vero corpo di Cristo Gesù. È nel divenire vita di Gesù la perfezione dell’uomo.

Divenendo vita di Cristo Gesù non solo compie miracoli nel suo nome, ma manifesta ad ogni uomo la pienezza della luce e della verità, della grazia e della vita eterna che sono in Cristo e che abitano nel suo seno. Liberare un corpo non è ancora salvezza. Portare un uomo in Cristo, questa è vera salvezza. La Madre di Gesù ci aiuti perché con la nostra fedeltà al Vangelo portiamo ogni uomo in Cristo, facendolo vero corpo di Cristo. È la pienezza e la verità della salvezza, della redenzione, della vita eterna.

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