Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 17 Marzo 2020 – Mt 18, 21-35

Il commento alle letture del 17 Marzo 2020 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Se non perdonerete di cuore

MARTEDÌ 17 MARZO (Mt 18,21-35)

Immaginiamo per un attimo che Dio non perdonasse il peccato, saremmo dannati all’istante. Saremmo come gli Angeli ribelli. In essi la ribellione ha prodotto la dannazione immediata. Invece il Signore ha concesso all’uomo, dopo il peccato, la grazia di potersi convertire, ravvedere, pentire, chiedere perdono, essere riammesso nella sua amicizia. È questo il vero culmine della rivelazione dell’Antico Testamento: “Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi si opporrà alla potenza del tuo braccio? Tutto il mondo, infatti, davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore” (Sap 11,21-12,2). Il Qoelet rivela un’altra verità. L’uomo non vede il tempo dato per la conversione e per il pentimento come vera grazia di salvezza. Non vedendolo come grazia, se ne serve per continuare a peccare: “Poiché non si pronuncia una sentenza immediata contro una cattiva azione, per questo il cuore degli uomini è pieno di voglia di fare il male” (Qo 8,11). Essendo l’uomo ad immagine e somiglianza di Dio, poiché Dio perdona anche l’uomo è obbligato, se vuole essere uomo, a perdonare. Poiché Dio perdona sempre quanti si convertono e ritornano a Lui con tutto il cuore, anche l’uomo deve perdonare sempre. Il suo perdono è condizione perché Dio perdoni. Se l’uomo non perdona, neanche Dio perdonerà le sue colpe e l’uomo morirà nel suo peccato.

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Quest’uomo, che aveva ricevuto il perdono di una somma così alta da risultare non pagabile, si è rivelato essere non uomo. Non è ad immagine di Dio. Non ha concesso il perdono al proprio fratello. Cristo Gesù è vero uomo. Dalla croce, mentre è crocifisso, mentre il sangue sgorga dalle sue ferite, chiede perdono al Padre per i suoi crocifissori. Lui è vero uomo. È facile sapere chi è vero uomo e chi invece è uomo falso e falso uomo. È vero uomo e costruttore di vera umanità chi perdona. Chi non perdona non solo non è lui vero uomo, è anche costruttore di falsa umanità. La non umanità, la falsa umanità, l’umanità depravata è rivelata da tutti coloro che si vendicano e che uccidono. Il colmo della disumanità si raggiunge quando si uccidono gli innocenti. Ad ognuno la scelta se essere vero uomo o falso uomo. Per l’uomo falso c’è la perdizione eterna.

Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci veri uomini ad immagine del vero uomo, Cristo Gesù.

Fonte@MonsDiBruno

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