Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 11 Giugno 2021

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Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

Nel Vangelo offerto oggi alla nostra meditazione, riflessione, contemplazione – in ogni parola del Vangelo è racchiuso il mistero di Cristo Gesù e dinanzi al mistero ci si deve prostrare in spirito di adorazione e contemplazione –  vi è il compimento di tre profezie. La prima è contenuta nel Libro del Profeta Ezechiele, la seconda nel Libro dell’Esodo, la terza è scritta nel Libro di Zaccaria.

Il cuore di Gesù è l’eterna sorgente dalla quale sgorga il fiume della vita – lo Spirito Santo e la grazia – che deve vivificare tutto ciò che è morto sulla nostra terra e tutto sulla nostra terra è secco e morto.

Mi condusse poi all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro. Quell’uomo avanzò verso oriente e con una cordicella in mano misurò mille cubiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva alla caviglia. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare l’acqua: mi giungeva ai fianchi. Ne misurò altri mille: era un torrente che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute; erano acque navigabili, un torrente che non si poteva passare a guado. Allora egli mi disse: «Hai visto, figlio dell’uomo?».

Poi mi fece ritornare sulla sponda del torrente; voltandomi, vidi che sulla sponda del torrente vi era una grandissima quantità di alberi da una parte e dall’altra. Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Sulle sue rive vi saranno pescatori: da Engàddi a En-Eglàim vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo le loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mare Grande. Però le sue paludi e le sue lagune non saranno risanate: saranno abbandonate al sale. Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina (Ez 47,1-12).

Gesù è il vero Agnello della Pasqua. Il suo sangue ci libera dalla morte. La sua carne dona ogni forza per compiere il viaggio verso la beata eternità. È vera manna che ci permette di attraversare il deserto senza soccombere in esso. Gesù è anche l’Agnello muto dinanzi ai suoi tosatori. L’Agnello che è il Servo Sofferente del Signore, Colui che prende su di sé i peccati del mondo per espiarli al posto nostro, in vece nostra. Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo: “Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Questo è il rito della Pasqua: nessuno straniero ne deve mangiare. Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare. L’ospite e il mercenario non ne mangeranno. In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso. Tutta la comunità d’Israele la celebrerà. Se un forestiero soggiorna presso di te e vuol celebrare la Pasqua del Signore, sia circonciso ogni maschio della sua famiglia: allora potrà accostarsi per celebrarla e sarà come un nativo della terra. Ma non ne mangi nessuno che non sia circonciso. Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero che soggiorna in mezzo a voi». Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono (Es 12,43-50). “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca (Is 52,13-53,12).

Gesù è il Trafitto, il Crocifisso, verso il quale sempre dobbiamo rivolgere i nostri occhi: “In quel giorno io mi impegnerò a distruggere tutte le nazioni che verranno contro Gerusalemme. Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito (Zac 12,8-10). Il discepolo di Gesù mai deve distogliere lo sguardo da Cristo Crocifisso: “Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato” (Eb 12,1-4). Non appena si smette di tenere gli occhi rivolti verso Gesù Crocifisso, subito essi vengono rivolti verso il mondo e da esso sono conquistati, schiavizzati, imprigionati nelle sue spire di peccato e di morte. Cristo Crocifisso è la nostra salvezza eterna.

LEGGIAMO IL TESTO DI Gv 19,31-37

Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui.  Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.  Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.  Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

Oggi il cristiano si vergogna di confessare che Cristo Crocifisso è la sola via di vera salvezza preparata per noi dal Signore nostro Dio. Si vergogna di gridare al mondo che Cristo Gesù è il Verbo Eterno fattosi carne per portare sulla terra la verità, la grazia, la luce, la giustizia, la vita eterna. Si vergogna di predicare che non è stato dato altro nome nel quale è stabilito che possiamo essere salvati. Si vergogna di ricordare che è dal suo cuore trafitto che perennemente sgorgheranno lo Spirito e la grazia per la nostra redenzione eterna, redenzione di tutti gli uomini e non solo di pochi.

Un cristiano che si vergogna di Cristo e di Cristo Crocifisso, dell’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, è il più grande nemico degli uomini. È il più grande nemico perché condanna l’umanità alla morte. Lui conosce la via attraverso la quale la vita discende sulla terra e la nasconde agli uomini. Non vi è crimine contro l’umanità più gande di questo: nascondere agli uomini la via della vera vita, della vera salvezza.

Madre di Cristo Gesù, fa’ che mai ci vergogniamo del  Figlio tuo. Ottienici la forza di annunciarlo con ogni franchezza e libertà. Amen.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.