Questa volta per compiere il segno di guarigione Gesรน non chiede fede da parte del malato, non chiede nulla, neanche una richiesta da parte sua, neanche la sollecitudine di altri che intercedano per lui.
Semplicemente accoglie colui che sta โdavanti a luiโ (v. 1), lo vede, prende atto della sua presenza, se ne lascia interpellare, come il buon samaritano della parabola di Lc 10,29-37, e accetta di diventarne responsabile. Gesรน, cosรฌ, accetta che lโaltro uomo che sta davanti a lui gli cambi qualcosa nella sua vita, lo faccia diventare responsabile, custode di lui, lo faccia intervenire a partire dal suo stesso esserci.
A volte il fratello, la sorella non chiedono niente, ma solo stanno davanti a noi nella loro malattia, nel loro bisogno; essi, con il loro semplice esistere ed esserci, ci chiedono di diventare responsabili di loro. E questa responsabilitร ci puรฒ dare fastidio, questo diventare custodi dellโaltro puรฒ urtarci ed essere da noi sentito come inaccettabile. Non era stato forse questo il peccato primo di Caino, che poi si espresse nellโomicidio di lui? Caino, infatti, cosรฌ disse a Dio: โSono forse io il custode di mio fratello?โ (Gen 4,9).
Il fratello, la sorella, ci cambiano qualcosa nella vita anche se non chiedono nulla, ma il fatto che con il loro semplice esistere ci rendano responsabili di loro inocula una novitร nella nostra vita, ci pone esigenze che forse prima non conoscevamo, ci interroga su dei punti di noi stessi che prima forse non avevamo neanche sfiorato, ci interrogano sulla nostra stessa identitร , la quale รจ sempre unโidentitร relazionale, unโidentitร che si costruisce soprattutto a partire dal rapporto con lโaltro: โSono forse io il custode di mio fratello?โ.
Dunque il fratello solo per il fatto di essere venuto al mondo ci cambia, ci fa essere diversi, incide sulla nostra identitร , e laddove vi รจ incertezza sulla propria personale identitร questa presenza altra che ci cambia puรฒ essere sentita come una minaccia al proprio stesso esserci, alla propria identitร , allโessere se stessi, e dunque al proprio vivere.
- Pubblicitร -
Ecco allora che puรฒ scatenarsi il rifiuto, il rigetto del fratello, della sorella non tanto per ciรฒ che chiede, perchรฉ magari, come questโuomo malato di idropisia, non chiede nulla, ma semplicemente perchรฉ esiste.
Gesรน, invece, si lascia interpellare, si pone in ascolto del grido inarticolato di questโuomo malato, la cui sofferenza รจ di per se stessa grido al Signore, come lo era stata la sofferenza degli ebrei schiavi del faraone in Egitto (cf. Es 3,7); Gesรน si pone talmente in atteggiamento di accoglienza e di ascolto di questโuomo che coglie il grido muto della sua sofferenza e se ne lascia toccare, ferire, fino a intervenire: Gesรน agisce per compassione (cf. Lc 10,33), perchรฉ fa entrare dentro di sรฉ la sofferenza dellโaltro e accetta che questa sofferenza diventi parte della sua stessa vita e la cambi.
Cosรฌ Gesรน agisce anche nei confronti di ciascuno di noi, cosรฌ Gesรน si fa compagno del nostro cammino e si prende carico della nostre sofferenze. Cosรฌ egli ci rivela che la vera vita per noi tutti รจ diventare custodi del fratello e accoglierci, come egli ci ha accolti, come un dono prezioso lโuno per lโaltro.
Sorella Cecilia
Puoi ricevere il commento al Vangelo del Monastero di Bose quotidianamente cliccando qui
