Attendere con vigilanza
Questa pagina del vangelo, siamo portati a dire, ci esorta alla vigilanza. E mi sembra che sia vero, ma a monte di questa esigenza vi รจ un annuncio per cui lโesigenza si trasforma in promessa, lโesigenza si trasforma nellโinvito ad accogliere una lieta notizia, un evangelo, che appunto vuol dire โbuona notiziaโ.
E quale รจ questa buona notizia? Essa รจ duplice: in primo luogo, lโannuncio che รจ Dio che compie qualcosa per lโumanitร . Sรฌ, forse siamo abituati a pensare che la vita cristiana sia un insieme di opere che il credente deve compiere per Dio, maย questa pagina del vangelo, come del resto anche molte altre, ci annuncia che รจ Dio che prepara e compie qualcosa per noi umani, e che perciรฒ si tratta da parte nostra di scorgerlo, di rendercene conto, di esserne consapevoli, e per questo si rende necessario rimanere attenti, vigilanti appunto, perchรฉ altrimenti lโazione del Signore ci coglie impreparati, finisce per scivolarci come a lato senza che ce ne accorgiamo; il dono ci sfugge, e cosรฌ noi manchiamo la vita.
La vigilanza, infatti, esige consapevolezza, anche se la consapevolezza non รจ di per sรฉ garanzia di accoglienza dellโevento che ci viene incontro (si veda ad es. la parabola dei vignaioli omicidi in Lc 20,9-19). E tuttavia la vigilanza richiede che non si abbia lโanimo assopito, assuefatto al ritmo quotidiano senza che non si attenda piรน nulla e nessuno. La vigilanza pone il credente in uno stato di desiderio e di attesa, inocula nel suo cuore quellโapertura al possibile che lo mantiene desto e vivo, e che non fa spegnere in lui la capacitร dello stupore.
Se attendiamo qualcosa che il Signore opera per noi aguzziamo gli occhi del cuore per discernerlo, sgombriamo il nostro animo da inutili pesi, da eccessi ingombranti e da affanni e preoccupazioni fuorvianti. Se attendiamo qualcosa che il Signore opera per noi, e lo attendiamo davvero, con tutta la nostra persona e con tutta la nostra vita, come lโanziano Simeone e la profetessa Anna nel tempio, i quali erano in attesa, rispettivamente, della consolazione di Israele e della redenzione di Gerusalemme (cf. Lc 2,25.38), allora gli occhi del nostro cuore diventeranno capaci di riconoscere il Signore che ci viene incontro e che ci visita, e sapranno stupirsi di fronte al dono che ci raggiunge.
Ma questo discernimento non รจ automatico, poichรฉ se lโattesa รจ vera essa purifica, brucia ciรฒ che nel nostro cuore e nella nostra vita ci induce ad assopirci. La purezza dello sguardo ha un prezzo; la luce che ci consente di vedere richiede, infatti, una virtรน provata, la quale sola rende possibile la speranza (cf. Rm 5,4), quella speranza che non delude grazie allโamore che Dio ha โriversato nei nostri cuori mediante lo Spirito santo che ci รจ stato datoโ (Rm 5,5). Per questo coloro che hanno un cuore in questo modo purificato sono beati, poichรฉ sanno riconoscere il Signore (cf. Mt 5,8) che si fa loro incontro e che li visita gratuitamente e per amore.
Ecco allora il secondo punto: ciรฒ che il Signore prepara per lโumanitร รจ, come solo Luca in questo passo annuncia, โil regno di Dioโ, cioรจ la stabile dimora fra gli uomini di quella pace che รจ pienezza di vita e che solo da Dio proviene (cf. Lc 2,14).
sorella Cecilia
Per gentile concessione del Monastero di Bose.
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