Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 27 Novembre 2021

1863

Tre chiari e densissimi versetti che giร  si affacciano sul tempo di Avvento, ormai alle porte.ย 

โ€œState bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano โ€ฆ vegliate e pregateโ€ (cf. vv. 34.36). Ecco i compiti del cristiano che guarda alla venuta di Cristo nella storia, nella sua storia personale non meno che in quella universale: vigilare sul proprio cuore, opponendo alla tentazione di lasciarlo sprofondare nel sonno i mezzi della veglia e della preghiera, nella consapevolezza che il Signore viene presto (cf. Ap 22,20).

Sรฌ, perchรฉ il cuore, luogo biblico per eccellenza, sede della volontร  e della capacitร  di decisione (e non solo del sentimento) corre sempre il rischio di cadere nellโ€™ottundimento e di trascinarci cosรฌ, nella quotidianitร  delle nostre decisioni e relazioni, lontani da ciรฒ che รจ la fonte vitale per noi: la relazione con il Signore.

Dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita si impossessano del cuore e lo soffocano, come le spine della parabola del seminatore (cf. Lc 8,14), impedendo che il seme della Parola in esso seminato possa crescere e svilupparsi. รˆ il naufragio di una vitaโ€ฆ

Ciascuno, quindi, si domandi innanzitutto cosa abita il suo cuore, quali pensieri lo traversano, cosa mette alla fonte delle decisioni che prende: se la paura di non avere abbastanza o la consapevolezza di essere costantemente e amorevolmente custodito dal Signore (cf. Mt 6,25-33); se il desiderio di godimento, incurante di tutto e di tutti o la consapevolezza che il Signore desidera pienezza e bene per tutti (cf. Lc 16,19-31), se la tentazione di vivere alla giornata, in modo superficiale e insignificante o la consapevolezza che il termine (e il fine!) della vita รจ lโ€™incontro con il Signore (cf. Lc 12,45-48).

Come, allora, mantenere il cuore ben desto?

Innanzitutto, non lasciandosi sorprendere dal โ€œgiorno del Signoreโ€ (cf. vv. 34-35), ma cercando di vivere ogni giorno nella certezza che il Signore รจ alle porte, viene per incontrarci, anzi, รจ giร  alla porta del nostro cuore, e vi bussa nella speranza che gli apriamo per poterci colmare della sua presenza (cf. Ap 3,20). La tradizione monastica lo esprime bene quando ricorda la necessitร  di โ€œprospettarsi sempre la possibilitร  della morteโ€ (Regola di Benedetto 4): invito a vivere lโ€™oggi in pienezza, come se fosse lโ€™oggi dellโ€™incontro con il Signore che tanto abbiamo cercato.

In secondo luogo, restando fedeli a due strumenti che il Signore stesso ci dona: la veglia e la preghiera, ossia dedicando del tempo alla relazione con lui. Allora anche gli eventi piรน inquietanti (โ€œtutto ciรฒ che deve accadereโ€, v. 36, riferimento agli eventi catastrofici descritti nei versetti precedenti) perderanno il potere di destabilizzarci, perchรฉ ormai sappiamo che mai potranno essere piรน forti dellโ€™amore che il Signore ha per noi.

รˆ quanto ha sperimentato Gesรน, che nelle veglie e nella preghiera (cf. Mc 1,35), nella relazione custodita e coltivata con il Padre ha trovato la forza per affrontare la sua passione, ha trovato la forza di credere piรน alla follia dellโ€™amore che allโ€™evidenza della morte.

E noi, con la chiesa, ci impegniamo a vivere questo tempo di Avvento invocando, ogni giorno, โ€œMarร na tha, vieni Signore Gesu!โ€ (1Cor 16,22; Ap 22,20).

sorella Annachiara


Fonte

Puoi ricevere il commento al Vangelo del Monastero di Bose quotidianamente cliccando qui